Sono nata ad Aosta il 31 gennaio 1940, ultima di sei figli. Appartengo alla congregazione delle Suore di San Giuseppe d’Aosta. Ho incontrato Fede e Luce attraverso padre Klaus Sarbach. Ero rientrata dalla missione in Sardegna dove avevo lavorato una decina di anni sia nella scuola media statale sia nelle opere parrocchiali, in una zona molto popolosa di giovani famiglie che provenivano dai vari paesi della Sardegna e dal continente. I ragazzi che incontravo nelle 18 classi di 25 alunni erano quasi tutti della mia parrocchia di nuova fondazione. Partecipavo pure a un coro polifonico a Olbia. Quindi il richiamo in valle fu un po’ doloroso anche perché terminare così la nostra missione in quella amata terra dove qualcuno dice che «si arriva a piangendo e si parte piangendo».

Un giorno una sorella mi dice «Ti chiamano in parlatorio». Mi aspettava un sacerdote molto cordiale che non conoscevo. Per farla breve mi disse che la sua congregazione lasciava Chateau Verdun, luogo molto conosciuto e apprezzato, e ritornava Svizzera, ma che in Valle vi era bisogno di un animatore spirituale per Fede e Luce. Io l’ho ascoltato e gli ho detto «Si rivolga al vescovo!». Ma la risposta fu che non aveva sacerdoti. Continuava affermando di aver interpellato la mia madre generale: «Chieda a suor Teresita, altrimenti io non posso aiutarla». Ho fatto ancora resistenza perché, pur avendo avuto sin da bambina un’attenzione particolare per i poveri, non mi sentivo all’altezza. Però davanti alle parole «Se non accetta il gruppo si scioglierà» e fidandomi della bontà misericordiosa di Dio, accettai ed eccomi ancora qua. Anche se penso sia giunto il momento di passare le consegne.

L’importanza che ha una comunità di Fede e Luce è soprattutto quella di aiutare le famiglie, che spesso si sentono isolate, ad avere dei punti di riferimento, potendo così contare su persone amiche, con cui condividere gioie e dolori e, per noi cattolici, pregare insieme, trarre aiuto dalla parola di Dio e dai sacramenti.

Avere cura della spiritualità di una comunità per me, prima di tutto, significa impegnarmi a fondo nella preghiera per ognuno dei suoi membri

La nostra comunità incontra varie difficoltà: la Valle d’Aosta è piccola; l’età che avanza dei membri, la distanza che rende difficili i trasporti in caso di disabilità anche fisica. Famiglie che temono ancora di manifestare la loro concreta situazione. E cerchiamo di aiutare, nella misura del possibile, anche chi non fa parte della nostra comunità di fede: sono sempre un fratello o una sorella, figlio o figlia di Dio.

persone intorno al tavolo

Suor Teresita e alcuni membri della sua comunità in una delle attività svolte agli incontri di Fede e Luce

Avere cura della spiritualità di una comunità per me, prima di tutto, significa impegnarmi a fondo nella preghiera per ognuno dei suoi membri: per i ragazzi, per i familiari, per gli amici, e pure per tutto il movimento, sparso nel mondo intero. Poi aver cura con telefonate, sms, visite. In particolare negli incontri mensili cerco di far passare il messaggio del Carnet de Route. Abitualmente, in questa giornata partecipiamo in mattinata alla messa con la comunità parrocchiale di Valpelline, paese nella valle del Gran San Bernardo, che, con il suo pastore, ci accoglie sempre con molta gioia e fraternità. Collaboriamo all’animazione con le letture, i canti, le preghiere. In seguito, nella casa parrocchiale messaci a disposizione, ci dividiamo i compiti: chi prepara il pranzo, chi i lavoretti da eseguire con i ragazzi, mangiucchiando qualche patatina; io, generalmente, cerco di avvicinare i singoli a livello personale, ascoltando, condividendo, incoraggiando, asciugando qualche lacrima e regalando qualche carezza. Il pranzo viene consumato con il parroco e alcune volte anche con altri presbiteri presenti in canonica, per motivi di studio e collaborazione pastorale, provenienti da altri Paesi europei o africani. È sempre un momento molto bello, arricchente, di gioia condivisa.

In seguito inizia l’incontro vero e proprio cantando. Presento il tema del giorno cercando di far intervenire i presenti il più possibile; cerchiamo di mettere in comune riflessioni, notizie degli assenti, di far conoscere avvenimenti importanti del movimento italiano conosciuti attraverso Ombre e Luci, della diocesi e corrispondere a qualche intervento richiesto. Sono abbonata alla lettera internazionale di Fede e Luce, Hisse et Ho! e quindi si comunica quello che sembra più importante a seconda del tempo e della situazione concreta del momento. In genere si finisce con la preghiera di Fede e Luce, con il canto La comunità, un’invocazione a Maria; si consuma una buona merenda e, dopo saluti e baci, si riparte con la gioia di aver vissuto una giornata di grande fraternità di vicendevolmente incoraggiati.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.168

Copertina di Ombre e Luci n. 168 (2024)

«Ti chiamano» ultima modifica: 2024-02-07T12:30:40+00:00 da Teresita Frachey

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