Il Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián (Donostia Zinemaldia è il nome in basco, SSIFF è l’acronimo ufficiale inglese) è tra quelli che amano definirsi il più piccolo dei grandi festival. Non esistono classifiche ma è vero che questo evento, pur non al livello dei festival maggiori come Venezia e Cannes, è molto prestigioso, soprattutto nei paesi di lingua spagnola: giunto alla 72ª edizione, è l’evento che chiude la stagione dei festival estivi.

Come d’abitudine nelle grandi manifestazioni, anche il SSIFF cerca di rendere l’esperienza del festival più aperta e inclusiva possibile. Ad esempio, uno dei modi di coinvolgere il pubblico sordo o ipoudente, cui già sono garantiti sottotitoli in tutte le proiezioni, è fare lo stesso anche con le cerimonie di gala (inaugurazione, chiusura, consegna dei premi alla carriera).

Già dal 2005 il festival collabora con il CESyA (Centro Español del Subtitulado y la Audiodescripción) che si occupa di predisporre dal vivo sottotitoli in basco, spagnolo e inglese. È il risultato di un lavoro congiunto tra sceneggiatori, produttori, traduttori, stenografi, aiutati dagli appositi software AccEvent e Mercurio. In questo modo tutto il pubblico può seguire in diretta ogni momento delle cerimonie, inclusi i momenti improvvisati.

Il premio principale è la Concha de Oro assegnata al miglior film della selezione ufficiale, che quest’anno ospita molti registi noti e film attesi. Di uno di essi, Conclave di Edward Berger, sicuramente si parlerà molto anche in Italia: tratto dal romanzo di Robert Harris, dà al pubblico la possibilità di osservare dall’interno un evento inaccessibile come l’elezione di un Papa. Ci sono molti più colpi di scena di quanti ne potrebbero accadere nella realtà, ma anche una notevole e apprezzabile cura nella ricerca della verosimiglianza. Tuttavia è solo un thriller politico dove mancano le implicazioni spirituali del protagonista (Ralph Fiennes nel film) che invece il romanzo ci mette a conoscenza, riuscendo ad affrontare in modo più articolato il conflitto inestricabile tra politica e fede.

Per i registi spagnoli, più che per gli altri, essere invitati a questo festival è uno dei massimi onori; per Pilar Palomero è la seconda volta, col suo nuovo film Los Destellos. Tratto da un racconto di Eider Rodriguez, ruota attorno a quel breve e doloroso momento in cui chi è malato non ha più speranza di guarigione. A Ramón (Antonio de la Torre) non resta molto da vivere, si può affidare solo a cure palliative; è separato da molti anni dalla ex moglie Isabel (Patricia López Arnaiz) la quale però, convinta dalla loro figlia studentessa fuori sede, comincia a prendersi cura di lui, fisicamente e mentalmente.

Non viene raccontato nulla del loro passato come coppia, perché non ha più importanza quando si decide di dare valore solo al presente, senza rancori e senza rimpianti. Sebbene la protagonista sia lei, è l’uomo malato ormai pronto a morire a essere la figura più importante; è nel rapporto con lui che tutti, anche il nuovo compagno della ex moglie, tirano fuori le proprie emozioni sepolte.

Il SSIFF ha molte altre sezioni oltre al concorso principale e nel cinema latinoamericano viene considerata molto prestigiosa “Horizontes Latinos” che presenta il meglio del cinema proveniente dalla cultura Latina nel mondo. In Querido Trópico della panamense Ana Endara, un’immigrata colombiana diventa badante di una ricca donna di Panamá alle prese con una demenza senile non più arrestabile. L’infermiera, mentre si prende cura della paziente con cui sviluppa un rapporto sempre più affettuoso, affronta anche il suo insuperato dolore di non essere ancora mai diventata madre.

Mentre l’una piano piano perde le asprezze dell’età avanzata per tornare alla tenerezza dell’infanzia, l’altra può manifestare quella delicatezza materna che forse vorrebbe mettere in pratica in un altro ruolo. È nell’incrocio tra le due identità indefinite – l’una perché sta svanendo, l’altra perché si nutre di troppi sogni – che si crea un punto di contatto che supera le barriere geografiche, anagrafiche e sociali; può accadere solo in un momento di breve e sincera dolcezza, inaccessibile alla comprensione di chiunque altro.

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San Sebastián: il più piccolo dei grandi festival ultima modifica: 2024-10-09T12:59:43+00:00 da Claudio Cinus

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