Vite preziose

di Luciana Spigolon

Quale libertà?

2 Set 2024 | Vite preziose | 0 commenti

Ho incontrato Susi, sorella di Maurizio, deceduto 3 anni fa: il fratello era il tutto per lei, anche se si è fatta una famiglia propria. Ha dato e fatto tutto quello che ha potuto, senza riserve. E improvvisamente se ne é andato lasciando un grande vuoto in lei. Mi ha confidato poco tempo fa un fatto, che le è successo dopo la morte di Maurizio; ha trovato una persona che, con poca delicatezza le ha detto: «Adesso sei libera, cosa fai?»

Adesso sei libera. È vero che con Susi ho parlato poco negli anni, anche se ci conosciamo da sempre, ma non mi risultava fosse prigioniera del fratello Maurizio! Quella frase mi ha fatto molto pensare, e l’ho anche applicata a me, chiedendomi se appunto mi sento prigioniera nel mio essere sorella di Giorgio e Cristina. Ma mi sono anche chiesta: che cos’è la libertà? Cosa rende liberi? E la persona che ha detto quella frase a Susi, sapeva di cosa parlava? Conosceva veramente? O ha semplicemente parlato trasmettendo un sentimento proprio, cioè che lei stessa vivrebbe con fatica insieme ad una persona con disabilità? Non importa, e non sta a me dire ciò che è giusto o sbagliato nella sua espressione, e quali possono essere stati i suoi sentimenti veri.

Di fatto mi chiedo: cos’è la libertà? Io mi sento libera? Susi era più libera quando c’era Maurizio, o dopo, ora che non c’è più? Noi fratelli e sorelle di persone con disabilità ci sentiamo liberi o prigionieri della disabilità?

Guardandomi posso dire che ci sono momenti in cui mi sento stanca dell’impegno del prendermi cura dei miei fratelli, vivo lo sconforto, l’impotenza, il sacrificio, la responsabilità, apprensione, solitudine, lotta, ma mi sento libera. È l’amore che rende liberi, è l’amore vero che non mette o impone catene. Come fratelli e sorelle, come Susi, me e chissà quanti altri possiamo dire che non ci sentiamo prigionieri, ma pienamente liberi perché abbiamo scelto di amare nonostante tutto, il proprio fratello o sorella.

Amare, quindi disposti a tutto, perché abbiamo capito, magari dopo aver vissuto anche un lungo travaglio nella propria vita, che chi ci è accanto è prezioso, è la persona più casa che abbiamo conosciuto. È l’amore che ci rende liberi; è l’amore che ci spinge ad andare oltre la disabilità; è l’amore che muove la nostra vita, il nostro prenderci cura, i desideri di bene per l’altro e per noi stessi; è l’amore che abbiamo dentro che ci da la forza di affrontare battaglie con la società, con i servizi, con la salute. È l’amore che non fa calcoli di tempo, di rinunce, di tornaconto. Il rapporto che c’è e cresce giorno dopo giorno, nella quiete e nella tempesta è un rapporto d’amore, perciò libero.

Attorno a me vedo persone che sono molto più prigioniere di me dal lavoro, dai soldi, da un certo status di vita, dal sistema. Sono prigionieri e non lo sanno, e sono insaziabili. Io, pur nell’impegno quotidiano e costante del prendermi cura di due persone, sono libera perché le amo. Diversamente non ne sarei capace; come tutti, come Susi. Il nostro rapporto è libero perché ama, non è dipendente.

“Adesso che sei libera, cosa fai?”. Sono libera perciò amo mio fratello o sorella, e quando non ci saranno più non sarò libera, ma persa.

Quale libertà? ultima modifica: 2024-09-02T10:50:57+00:00 da Luciana Spigolon
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