Lo scorso giugno Pietro Vetro è stato eletto presidente dell’associazione Fede e Luce onlus. Avendo io ricoperto il ruolo nei due mandati precedenti, Ombre e Luci mi ha chiesto di intervistarlo. Ne è nata una riflessione sul suo cammino, e su quello di Fede e Luce; sul futuro, sull’apertura al mondo, sulla responsabilità, sulla Chiesa.
Quali sono gli obiettivi per il quadriennio?
Sicuramente la raccolta dei dati anagrafici degli associati, una delle difficoltà per tutti i precedenti CdA, e l’iscrizione al Runts, un lavoro in corso… con altre difficoltà. Poi vorrei riuscire ad avere i soldi per portare avanti tutte le iniziative: quella della raccolta fondi attraverso bandi è un’attività che abbiamo fatto partire nel mandato precedente, e che è un po’ il nostro punto debole. Aumentare i rapporti con la Chiesa, con l’Arca, con le istituzioni della società civile.
Condividiamo il desiderio di portare Fede e Luce all’esterno per confrontarci con altre realtà e creare nuove sinergie.
Mi piacerebbe riuscire a inserirci nel tessuto parrocchiale delle varie realtà un po’ in tutta Italia, per far conoscere Fede e Luce e far nascere nuove comunità. La missionarietà è nell’anima del movimento, l’associazione può solo aiutare.
Per le comunità alcune questioni appaiono molto tecniche, più burocratiche e meno spontanee. Non è però così: essere associazione è fondamentale per supportare il movimento e per vivere Fede e Luce. Hai in mente iniziative di comunicazione a riguardo?
Lo scorso anno ho fatto l’esperienza del comitato di nomina per l’elezione del coordinatore provinciale, siamo andati a visitare una comunità per volta: oltre ad aumentare mezzi di comunicazione tradizionali (come sito, social…), c’è bisogno del contatto personale, come ci insegna Fede e Luce e un po’ anche la nostra fede, per chi ce l’ha. L’idea sarebbe quella di visitare le comunità ma siamo all’inizio… vedremo tra un paio d’anni.
Mi sembra una cosa ottima!
Sempre se il movimento è d’accordo. Determinate decisioni vanno prese dal movimento e non dall’associazione, che aiuta. Per esempio il discorso del pellegrinaggio: l’associazione assiste l’organizzazione, ma il come si fa, quali i tempi e i modi sono cose che devono partire sostanzialmente dalle équipe tematica e logistica.
Mi anticipi… Il 2025 sarà ricco di eventi come il giubileo e il pellegrinaggio a Pompei. Sei un po’ spaventato?
Come sempre. Sono impegni grossi e anche costosi. Per questo batto molto perché, sia l’associazione che il movimento, cerchino fondi in tutti i modi e a tutti i livelli.
Quale messaggio vorresti far arrivare ai partecipanti?
Ci sono tutti gli elementi per un pellegrinaggio bellissimo. Chiaramente, ne abbiamo discusso più volte, esso ha anche una componente di sacrificio, bisogna saperlo. Ma è anche occasione di incontrare tanta gente, di vivere giornate molto intense, tutti quanti insieme. A volte la paura di qualcosa si trasforma nella paura che uno abbia paura… bisogna anche avere il coraggio un po’ di osare. Ho molta fiducia! Il giubileo, invece, è partecipare a una festa più grande, non soltanto nostra ma di tanti altri: è una bellissima occasione per far conoscere Fede e Luce. Vengo da tanti anni di parrocchia ma anche di altri movimenti, ma continuo a ritenere che Fede e Luce sia una cosa assolutamente unica. Riuscire a presentarla, come per esempio con il mimo (forse la cosa più immediata) ma anche negli incontri personali che si possono fare con altre realtà durante un giubileo. È un’occasione da non perdere che farà bene a noi e farà bene agli altri.
Ripensando al tuo cammino a Fede e Luce, mi sono ricordata di Assisi 2005: eri in comunità da soli 5 anni e avevi accettato di essere coinvolto in quell’avventura come co-coordinatore della parte logistica. Che cosa ti ha dato Fede e Luce in questo tempo di responsabilità a livello personale? Cosa vorresti dire a chi entra in comunità, e che spesso è spaventato dall’assumere una responsabilità?
Con Fede e Luce si cresce sempre: con la presidenza sto imparando cose concrete, mentre la responsabilità nel movimento mi ha insegnato a rapportarmi con persone diverse da me. La mia vita si è anche improntata in scelte che ho potuto fare perché sono stato a Fede e Luce, come quella dell’adozione: trovarmi da un giorno all’altro a interagire con due persone che parlano una lingua diversa, mangiano cose diverse, hanno abitudini diverse. Fede e Luce insegna a gestire queste situazioni. Anni fa citai una frase di Mariangela Mazzarotto Bertolini rivolta agli assistenti spirituali che va bene per ciascuno di noi: «Fede e Luce ti aiuta a non essere mediocre». Fede e Luce ti permette di fare una vita sempre diversa, un’occasione che va valorizzata. Sono molto contento che le mie figlie, in questo momento, vengano a Fede e Luce, anche se con esperienze di fede molto diverse. Ai giovani consiglio di cogliere quest’opportunità perché dà un modo di vivere diverso da quello a cui siamo ormai abituati: metterti in cerchio, saper interagire con persone diverse da te, dire che siamo tutti uguali ma non per questo che dobbiamo essere uniformi, fatti con lo stampino. Se siamo diversi, è tutto molto più divertente, è una ricchezza molto più grande: Fede e Luce questo lo insegna.
So che ti stanno molto a cuore gli assistenti spirituali di comunità…
Sappiamo di tante persone che sono state mandate via dalla messa perché i figli facevano rumore. Se andiamo a una qualsiasi messa, ancora oggi, non vediamo tante persone con disabilità. L’assistente spirituale è chi le riconcilia con la Chiesa e con la fede. Non è la cosa più semplice del mondo. Una volta un assistente spirituale mi disse di sentirsi un dilettante allo sbaraglio. In una struttura come la parrocchia, arriva, comincia a dire messa, fa catechismo, tiene i rapporti tra i gruppi e, attraverso queste cose molto concrete, stabilisce dei rapporti. A Fede e Luce deve solo stabilire rapporti e quindi fa un po’ più fatica, ma se è presente, fa la differenza. È molto importante anche per la Chiesa, perché testimonia che esiste un modo di stare con le persone fragili che è diverso da quello solito.
È cambiato il contesto in cui ci muoviamo, la società, la normativa, la Chiesa, e anche la nostra storia è stata in parte riscritta. Quali sono le sfide che, secondo te, Fede e Luce affronterà nei prossimi anni?
Innanzitutto riuscire a coinvolgere maggiormente i giovani. Poi, la capacità di interagire con altre realtà, che siano giovanili oppure no. Quando entrai, Fede e Luce sembrava un po’ chiusa in se stessa, mentre negli ultimi anni si è più aperta al mondo, grazie anche al lavoro dell’associazione. Deve continuare sempre più a farlo in modo che sfrutti tutto ciò che ha da dare – ed effettivamente riesca a darlo – alla società, alla Chiesa e alle Chiese.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.168