Durante la visita a Trieste il 7 luglio scorso per la Settimana sociale dei cattolici, anche Papa Francesco lo ha incontrato di persona. Del resto in questo anno del centenario basagliano di Marco Cavallo se ne sono visti tanti e nuovi. Uno, ad esempio, a San Salvi, l’ex manicomio di Firenze: l’11 marzo i Chille de la balanza (compagnia di teatro fondata da Claudio Ascoli) hanno donato alla città un Marco Cavallo ispirato al modello progettato da Leonardo da Vinci per gli Sforza, alto 5 metri e lungo 8, in plastica riciclata; reso possibile anche grazie ai tanti sottoscrittori del progetto Produzioni dal basso-Banca Etica, è stato collocato nel prato che costeggia la linea ferroviaria Roma-Firenze. Uno spettacolare Marco Cavallo era apparso poco prima tra i carri del Carnevale di Viareggio: in cartapesta, cosparso di fiori luminosi (oltre 100 rose e 6mila foglie) firmato da Carlo e Lorenzo Lombardi, intitolato Il profumo delle rose nelle spine; non accanto alle spine, ma nelle spine, cioè nel dolore e nelle fragilità. Ma chi sono e a chi si richiamano questi grandi destrieri?

Per rispondere, dobbiamo risalire nel tempo e nello spazio. E precisamente alla Trieste del 1959 quando un ronzino in carne e ossa cominciò a trainare il carretto della biancheria sporca e dei rifiuti all’interno del manicomio cittadino. Dopo una lunga e onorata carriera, l’amministrazione prese quindi la decisione di abbatterlo, sostituendolo con un motocarro. Ma i pazienti si ribellarono e inviarono una lettera al presidente della provincia, Michele Zanetti, nella quale, al posto della prevista macellazione, chiedevano «un dignitoso pensionamento per meriti lavorativi e per l’affetto dei pazienti e di tutto il personale»; in cambio offrivano una somma e il mantenimento a proprie spese dell’animale fino alla sua morte naturale. Era la prima volta che persone rinchiuse in manicomio si rivolgevano direttamente all’autorità, esprimendo una richiesta come cittadini qualsiasi: l’appello venne accolto.

Intanto al San Giovanni nasce una cooperativa di lavoro retribuito per i pazienti e nel 1972 viene avviato un laboratorio condotto dall’artista e scrittore Giuliano Scabia: con l’aiuto di tante persone – tra cui l’artista Vittorio Basaglia e lo stesso Franco, o il medico Beppe Dell’Acqua – dottori, infermieri e pazienti realizzano insieme un Marco Cavallo in legno, cartone e cartapesta: Quattro metri di destriero blu come il cielo, bocca spalancata, testa dritta, collo lungo, zampe slanciate che terminano con delle rotelle per muoverlo, testimoniando così come la libertà guarisca. Sul ventre ha una porticina per metterci i sogni di tutti i matti della città, i pensieri, le parole e gli oggetti da portare finalmente fuori, nel mondo.

Una volta pronto, però, ci si accorge che Marco Cavallo è troppo grande: non può uscire dal manicomio perché non passa per la porta. È il solito Basaglia a trovare la soluzione: armato di una panchina di ghisa, apre una breccia nel muro di cinta. Il grande cavallo blu può così finalmente iniziare la sua cavalcata per le vie di Trieste divenendo il simbolo di una rivoluzione epocale, pacifica e colorata che ha permesso “ai matti” di tornare a essere persone umane. Da oltre mezzo secolo questa macchina teatrale itinerante galoppa ospite di festival, concerti, convegni e manifestazioni, testimone di un cambiamento che continua ad aver bisogno di sostegno per dirsi concluso. Specialmente oggi, mentre disagio e fragilità tornano a crescere in modo allarmante nell’indifferenza più totale e sembra tornare il paradigma del silenzio, delle solitudini, del meglio fingere-che-vada-bene, di famiglie lasciate completamente a se stesse. Eppure Marco Cavallo continua a percorre in lungo e in largo il mondo incarnando il diritto di esistere, di vivere nella società, di essere cittadini; incarna la necessità di stare assieme, presunti sani e presunti malati, lungo un confine che non può essere tracciato perché non esiste: esistono le persone, con le loro difficoltà, ma anche le loro potenzialità e caratteristiche.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.167

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Marco Cavallo nel mondo ultima modifica: 2024-11-26T13:23:41+00:00 da Giulia Galeotti

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