Annamaria Mazzarotto

Equilibrio, capacità di interrogarsi sempre, saper dire la parola giusta al momento giusto. Sono i tratti di Annamaria Mazzarotto de Rino che amici e parenti hanno voluto ricordare all’ultimo saluto, avvenuto il 4 dicembre scorso nella chiesa di San Gaetano a Milano.

Annamaria era nata a Treviso 93 anni fa. Quando la vita l’ha portata a incontrare il triestino Sergio de Rino e si è sposata con lui nel 1956, si è trasferita a Milano e lì sono nate le loro quattro figlie: Elisabetta, Laura, Francesca e Marta.
Con Annamaria e Sergio è arrivata a Milano Fede e Luce: la comunità di San Giuseppe della Pace, cui hanno sempre appartenuto, è nata nel giugno 1976. Sorella di Mariangela Mazzarotto Bertolini, Annamaria aveva attinto alla sorgente del movimento in Italia. Nel marito Sergio ha trovato un uomo che ha saputo dare impulso a nuove comunità in Lombardia e le ha accompagnate a lungo come referente regionale. La loro casa è sempre stata aperta alle famiglie e agli amici di Fede e Luce, da qualunque parte arrivassero. Incontrarli, stare con loro, permetteva di chiarirsi le idee, perché il loro stile parlava chiaro: non tante parole, ma un modo di approcciarsi alla disabilità con dolcezza, con profondo rispetto per il mistero che ogni vita racchiude. Particolari gli incontri con padre Joseph Larsen, assistente spirituale internazionale del movimento, più volte accolto con semplicità e protagonista di scambi arricchenti per tutti i presenti.

Annamaria e Sergio hanno fatto parte della comunità di San Giuseppe della Pace, ma sono stati la mamma e il papà di Fede e Luce a Milano e in Lombardia. Incarnazione di un modo di vivere la spiritualità del movimento fedele alle origini. A loro tutte le comunità lombarde devono molto: erano sempre presenti, finché la salute lo ha permesso, ed erano presenza viva, attiva, stimolante. Senza troppi discorsi, ma con piccoli consigli che hanno lasciato il segno. Sergio ha fatto parte del Consiglio nazionale e, quando nel 2009 sono nate le tre province italiane e ha preso vita la provincia “Un fiume di pace”, insieme con Annamaria ha accompagnato le novità con saggezza e particolare cura.

L’ultimo saluto ad Annamaria, nella chiesa di San Gaetano, è stato un momento molto ricco: in tanti, a partire dalle sorelle Tea e Lucia e dai parenti giunti da Roma, hanno ricordato i tratti del suo carattere. Le figlie hanno letto messaggi giunti da tante parti d’Italia e anche a livello sovraprovinciale, grazie alla presenza di don Marco Bove, assistente internazionale del movimento, si è ricordata chi ha saputo spargere tanti semi di speranza.

Annamaria aveva anche attivato con altre amiche di Fede e Luce un piccolo laboratorio di cucito che ha permesso di realizzare manufatti da vendere per sostenere le comunità: il lavoro era occasione per scambi e racconti, in tante lo ricordano come momento prezioso di amicizia e condivisione. Continuare nel solco tracciato sarà un modo per tenere viva la luce che questa donna così pacata ma così decisa ha acceso in tutte le persone che hanno avuto la fortuna di incontrarla.

Angela Grassi (Milano)

Non solo «mamme di»…

Adicembre abbiamo fatto una bellissima casetta di Natale con la comunità che ha dato vita alla nostra, abbiamo ricordato la mamma di Isa e abbiamo pregato per lei. Il sacerdote ha chiesto se qualcuno voleva ricordare con qualche parola Anna. Sono andati due dei suoi nipoti e, poi, sono andato io. In quella chiesa, che tante emozioni mi sveglia, ho ricordato che proprio lì, circa quarant’anni prima, avevo cominciato il mio percorso di Fede e Luce. E in quel percorso avevo incontrato sì Isa, Mario, Elena, Nanda, ma avevo incontrato anche le loro mamme e non erano le mamme di… erano e sono Anna, Nicoletta, Luisa, Simona così come poi ne ho incontrate altre e sempre non sono mai state le mamme di…, ma Maria Grazia, Nicolina, Teresa e così via. Il bello è che per loro io non ero solo l’amico di…, ma ero Stefano, viziato, piacione, studente, laureato (mentre ero a un campo di FL), avvocato, sposo, padre, separato, ma sempre romanista (l’unica coerenza che rivendico). Sì, perché loro nel mio percorso di vita ci sono sempre state, sono io che a volte sono mancato e continuo a mancare, sicuro, però, della loro fedeltà nel rapporto.

Ecco, Fede e Luce è un bellissimo strumento: un generatore, un incubatore e un amplificatore di rapporti, di relazioni non superficiali o banali. Ma relazioni radicali, vissute integralmente, tirando fuori quello che c’è dentro, bello e brutto, dolce e amaro. Un dentro sempre tanto sofferente e non sempre vissuto come «tutto è grazia» di Teresina di Lisieux (ma lei, oltre a essere dottore della Chiesa, è anche santa). Fede e Luce è questo strumento che sono grato di aver ricevuto (grazie Silvia), delicato e prezioso come le persone che la rendono quello che è. Un privilegio per chi la vive e una responsabilità per il dono di consapevolezza ricevuto. Rapporto e relazione che, per chi crede, sono alla base della nostra fede.

Stefano Artero (Roma)

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.165

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Dialogo Aperto n. 165 ultima modifica: 2024-06-19T07:54:46+00:00 da Redazione

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