Tempo di vacanze; chi se le organizza prima, chi all’ultimo momento, chi coglie occasioni al volo e parte. Tempo di relax e divertimento, fuori dagli schemi e dalla routine quotidiana per giovani, adulti, bambini. Spesso questa cosa così banale, però, non è fattibile e non si riesce a farla per tutti.
Non è facile per i ragazzi con disabilità e disturbi cognitivi comportamentali andare in giro e fare vacanze da soli, se non ci sono enti, cooperative o associazioni che si organizzino e soprattutto li invitino. I nostri ragazzi sono complicati, difficili da gestire a volte, ma comunque hanno gli stessi desideri e voglia di divertirsi che hanno tutti i ventenni: divertimento e vacanze tra amici, senza mamma e papà. Ecco, per loro, che autonomi non saranno forse mai, le cose si complicano se non c’ è qualcuno che li segua e li accompagni.
Quindi la vacanza bisogna costruirla, organizzarla, trovare chi stia con loro, e qualcuno che metta a disposizione la casa. A mia figlia Caterina questa cosa è capitata qualche volta grazie alla grande abitazione messa a disposizione dalla nonna a Montiano e a quattro/cinque ragazzi cresciuti con lei in un ambiente speciale come Fede e Luce. Per qualche anno Elisabetta, Giulia, Filippo, Mirella e Margherita hanno passato qualche giorno di vacanza libera e destrutturata con Cate. Anni in cui Cate era più disponibile, anni in cui era più respingente e insofferente, ma loro, coraggiosi e pazienti, su nostro invito, non si sono tirati indietro. Tre, quattro giorni da soli come una vera comitiva di amici, hanno animato quelle giornate fatte di piscina, mare, balli e risate. E allora Cate si è ritrovata a fare le cose proprie delle ragazze della sua età: Giulia le ha messo lo smalto, si sono truccate, si sono fatte acconciature, aperitivi e balli a bordo piscina. Con Elisabetta, Filippo e Mirella hanno preparato cene e merende. Vacanze all’insegna dell’amicizia senza particolari organizzazioni e sovrastrutture; piccola ma preziosa parentesi di un lungo periodo estivo a volte passato soltanto con la propria famiglia.
Purtroppo quest’anno per motivi vari di studio (chi la maturità, chi esami all’università) non siamo riusciti a trovare un periodo che andasse bene per tutti. Dunque Cate non avrebbe avuto la sua vacanza da sola con amici e amiche. E allora con altre tre mamme abbiamo avuto quest’idea: «Se nessuno può portare i nostri figli in vacanza, la vacanza gliela costruiamo noi». Questo è lo spirito alla base di una vacanza organizzata per quattro ragazzi un po’ particolari (due ragazze e due ragazzi) con disabilità cognitiva e disturbo dello spettro autistico, senza i loro genitori.
Lillo e la sua mamma Paola Nicoletti, grazie anche alla disponibilità della loro famiglia, hanno messo a disposizione la loro splendida casa nel Cilento, e hanno invitato tre amici: Lavinia, Caterina e Antonio. È a Santa Maria di Castellabate, posto meraviglioso e famoso per il film Benvenuti al Sud; Paola, che è anche presidente dell’associazione Siamo Delfini-Impariamo l’autismo, l’ha ben organizzata e resa molto accogliente per la variegata comitiva di amici, che lì avrebbe passato qualche giorno di riposo: ha aperto la piscina, ha organizzato un orto, ha preparato e pulito tutto il giardino. Ma soprattutto ha contattato una rete di associazioni e di persone, del posto, che avrebbero accompagnato, intrattenuto e sostenuto la comitiva, o aiutata in caso di bisogno. Si sono trovati per loro quattro compagni di viaggio dedicati che, conoscendoli, li avrebbero accompagnati e seguiti in questa avventura: Luca, Stefania, Anna e Doina. Nasce così la vacanza Benvenuti al Sud Ragazzi (per citare il film famoso, che ha reso famoso anche il paese).
Si sono ritrovati a Termini – Caterina con Anna, Gabriele con Doina, Lavinia con Stefania e Antonio con Luca – per prendere il treno e affrontare insieme questa bella avventura. Salutate le mamme, qualche giorno di assestamento e poi via al divertimento. L’organizzazione perfetta di Paola aveva previsto per loro tante attività, passeggiate ed esperienze.
Paola Nicoletti, Lillo e la loro famiglia erano già conosciuti, perché fedeli e storici villeggianti di Santa Maria da generazioni. E dunque le stranezze di Lillo per il paese forse non erano una novità. Ma è stato comunque lo stesso incredibile e sorprendente la straordinaria accoglienza che questo gruppo scombinato ed eterogeneo ha ricevuto in questo piccolo centro del Cilento. Tutti sono stati contenti di accogliere i nostri figli (ristoratori, istruttori di surf e canoa, gestori degli stabilimenti) e di averli come clienti da coccolare, seguire e supportare, pur con le loro stranezze e il loro modo particolare di ringraziare senza troppe parole: una carezza, un’allisciata di capelli, un abbraccio improvviso, un salto o una piroetta.
Fantastico è stato Nicola Guariglia, il loro Cicerone, la loro guida. Li ha portati in giro per il Cilento, li ha accompagnati e seguiti in trekking, attività sportive e di laboratorio (si sono cimentati con le mozzarelle di bufala e un corso di cucina; hanno mangiato la pasta fatta con le loro mani!) con una pazienza e un entusiasmo che ha fatto bene al cuore di tutti: delle ragazze e dei ragazzi, degli operatori e delle operatrici, delle mamme che da lontano seguivano con ansia tutta la vacanza.
Il sindaco di Santa Maria di Castellabate, Marco Rizzo, li ha voluti salutare personalmente, con un evento organizzato in pompa magna, per loro, nella sala consiliare del comune per esprimere alla compagnia l’orgoglio e l’entusiasmo di tutti gli abitanti del paese, di averli avuti come ospiti. Questo ha fatto guadagnare a Santa Maria di Castellabate la targa Bandiera blu per l’autismo consegnata al sindaco dai ragazzi del gruppo Benvenuti al Sud Ragazzi.
Un’ intera comunità si è mossa incontro a questi ragazzi e questo di per sé è una cosa incredibile e straordinaria. Come già scrivevo in un’altra occasione, basterebbe una conoscenza e una frequentazione maggiore con ragazzi e ragazze come Lillo, Lalla, Cate e Antonio, e si potrebbero creare esperienze e vacanze divertenti e interessanti per tutti. Si riuscirebbe così a guardare e conoscere luoghi e persone da una prospettiva molto diversa. E si andrebbe a scoprire più a fondo il cuore delle persone “normali”, che di fronte alle difficoltà o alle stranezze dei nostri ragazzi, si rivela, a volte, un cuore grande e accogliente. È bello vedere quanti passi avanti si sono fatti in questi ultimi cinquant’anni; ci siamo resi conto di come la gente sia molto cambiata. Ricordiamo bene come, quattro o cinque decenni fa, la società civile e la collettività non erano pronte ad accogliere e a gestire ragazzi con disabilità cognitiva come i nostri figli. Invece è un piacere vedere come la gente normale che, pur non frequentando il nostro “mondo”, questo mondo lo accoglie con una spontaneità e generosità incredibili. Potremmo avere tanti paesi e luoghi in cui trovare la targa Bandiera blu per l’autismo. Noi siamo pronte a consegnarla. Firmato: Simona, Lucia, Monica e Paola, 4 mamme sognatrici.