«Visitare una città come Roma una volta nella vita è molto importante. Tutte le persone dovrebbero farlo. Mio papà mi ha dato un buon consiglio». Appassionato viaggiatore e collezionista di monumenti, con un’accezione tutta personale del significato di “monumento” compreso solo in seguito, Samuèl Lopez Ruiz è atterrato a Roma il 9 maggio scorso. Il suo arrivo era stato annunciato mesi fa: un’amica dalle numerose conoscenze sparse in Europa, Angela Grassi, aveva incontrato il padre di Samuel grazie a una conoscenza comune tra Fe y Luz e il gruppo per l’autismo all’interno dell’associazione Down che Samuèl frequenta a Santander («in Cantabria», sottolinea).
In una forma lieve dello spettro autistico, Samuèl si sarebbe fermato nella città eterna per un mese a fine primavera, così come aveva fatto l’anno precedente a Parigi. «Ha 28 anni, detesta Madrid e ama viaggiare; il papà abita proprio a Madrid e non può sempre farlo con lui; non parla italiano ma lo sta imparando in rete», ci aveva spiegato Angela, chiedendoci di trovare un alloggio adatto alle sue necessità.
Settimane dopo, quando ormai era chiaro che non sarebbe stato facile trovare un alloggio a Roma, la persona giusta ha risolto il problema. Mario Ferrini (membro milanese del cda di Fede e Luce, a Roma per una riunione del consiglio) conosceva padre David, vecchio assistente spirituale della sua comunità di Gratosoglio, tornato alla casa centrale del suo ordine missionario messicano qui a Roma, in pienissimo centro storico. Tempo di mettersi in contatto con i responsabili della casa e Samuèl ha trovato dove dormire e pure nella lingua giusta! Ancora due settimane ed è arrivato insieme al papà Antonio, che lo ha salutato dopo due giorni.
Samuèl, che effettivamente ha raggiunto un livello di italiano sorprendente, ha le idee molto chiare su come deve trascorrere il suo mese da turista. «Roma è conosciuta per il suo essere una città molto importante nel tempo antico e posso imparare la storia e come si viveva nel passato, quando c’era Giulio Cesare. Significa visitare la storia dell’umanità». Ma “visitare” non basta: per Samuèl è indispensabile «poter esser utile alla società e lavorare». Così abbiamo concordato che avrebbe potuto frequentare la segreteria di Fede e Luce, mentre al monastero avrebbe contribuito all’apparecchio/sparecchio.
A viale di Valle Aurelia ha imparato a scansionare foto per la digitalizzazione dell’archivio cartaceo: un’attività inizialmente poco entusiasmante ma che «potrò scrivere nel mio curriculum!»; alla fine del mese Samuèl, particolarmente attento al conto delle cose che vede e fa, ha potuto dichiarare con grande soddisfazione di «aver scansionato 670 tra fotografie e vecchie pubblicazioni»: un numero ben superiore a quello dei 550 monumenti registrati nel suo apposito taccuino di viaggio. Un taccuino nel quale, oltre ai numerosi siti del centro storico, ha annotato ogni opera con una qualche rilevanza artistica, naturale, sociale vista solo e rigorosamente dall’esterno («troppo costoso visitare l’interno e non voglio pesare ulteriormente per le mie spese»). Tra le varie, lo stabilimento Elmi di Ostia e il porto turistico «di colore amarillo» (giallo); poi la stazione della metropolitana di Valle Aurelia con la sua antica fornace, Villa Borghese e Castel Porziano. La passeggiata al mare ha sciolto anche la questione che ha tenuto banco per un intero pomeriggio su quante spiagge abbia Roma e che ha coinvolto con passione prima una signora alla fermata dell’autobus e poi, oramai a bordo del 46, un amico sacerdote, incontrato per caso, con il quale Samuèl ha interloquito in francese. Il 46 era un tentativo per sperimentare un nuovo percorso di ritorno dalla segreteria al monastero. Ma è stato bocciato, perché «preferisco la metro, anche se il percorso è più lungo».
Di certo, muoversi per la città non lo ha preoccupato: da Ostia (con il suo «ponte ostile» ovvero il pontile sul mare) ha preso una corsa del famigerato Trenomare fino a Piramide. Va girando senza telefono, che «gli dà preoccupazioni». E così, mentre dal binario lo vedevamo partire, ed eravamo noi ad esser preoccupati, ci siamo scambiati messaggi con il monastero per sapere quando sarebbe arrivato. Dice di non esser «tanto bravo a rrrelazionarsi» ma è stato operoso e premuroso in ogni occasione vissuta insieme. Ai due incontri di Fede e Luce a cui ha partecipato, con molte perplessità iniziali, ha dato prova delle sue grandi qualità umane. Peccato che non sempre le riconosca come tali…
Il mese di maggio è passato e alla fine il nostro nuovo amico poliglotta, gentiluomo un poco goffo, ha potuto concludere le sue valutazioni sulla città. «In Roma ci sono una bella temperatura tutto l’anno, in inverno piove in modo sufficiente. In estate sarà un po’ caldo ma sembra accettabile. Ci sono spiagge molto belle. Possiamo dire che Roma ha tutto da visitare… è stata un’esperienza molto interessante per la mia vita di persona. E, a differenza di Madrid, le persone sono molto disponibili». Samuèl ora è tornato a Santander. Non ha voluto saperne di apparire su un video dove avremmo voluto raccontasse di persona la sua storia; perché «non mi piace se poi divento famoso». A Madrid con lui non potremo andare («Le persone lì mi hanno trattato nel modo sbagliato, quando ero più giovane, e io la detesto!») ma abbiamo già il piano B: «Salamanca, Saragoza, Seviglia, Barcelona», le più belle città spagnole da visitare secondo Samuèl.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.163