Siamo in festa perché Ombre e Luci compie quarant’anni. È giusto e bello essere in festa ma è anche bene voltarsi indietro e vedere la storia di questi quarant’anni, i primi passi, gli antenati.

Insieme era nato subito, scaturito già dai primi incontri dal bisogno di sentirci vicini trenta giorni al mese, di raccontarci impressioni, cose ed eventi della nostra vita insieme, conteneva gli echi straordinari dei primi campi estivi ad Alfedena come l’entusiasmo di Patrick che, nonostante la sua tetra paresi spastica, in una pseudo barella costruita lì per lì era riuscito «con loro» a salire sul Monte Meta, nella catena del Gran Sasso. Insieme alimentava e fortificava l’entusiasmo e la gioia nelle giornate più buie.

Eh già, perché nello scorrere dei giorni – per tutti ma ancor di più in una famiglia con un figlio con disabilità, oppure per giovani amici con genitori litigiosi o separati, che vivono in abitazioni dove non si respira più il calore dell’amore familiare e vengono a sniffarlo da Fausta o da Rita, o altre mamme o coppie che del bisogno di affetto e amore degli altri sono diventate esperte alla scuola dei loro bambini più fragili – non tutti i giorni sono luminosi e gioiosi. Ci sono i passaggi bui, le settimane e anche mesi di dubbi e domande. «Perché? Perché a me?», grida contro Dio e contro tutti che sembrano inascoltate. Nella vita di ciascuno ci sono ombre e luci. Esatto! E allora perché non scegliere come titolo Ombre e Luci?

Ma il primo numero di Ombre e Luci non è stato il primo esperimento di passaggio dal ciclostile alla stampa. Quattro anni prima, infatti, eravamo andati in pellegrinaggio ad Assisi, il primo vero Pellegrinaggio, e al rientro, per ricordare quell’evento, era stato pubblicato un numero ricordo del Pellegrinaggio in stampa. Avevamo osato impegnare quella cifra ben più alta di un ciclostilato, una vera stampa, prodotta in una vera tipografia, con una vera fattura da pagare! Una spesa di cui qualche santo anonimo si fece carico.

Il numero si intitolava Fede e Luce – Assisi ‘78. Fede e Luce, non solo per richiamare il nome del nostro movimento, ma anche a significare che ci vuole tanta fede per scorgere la luce anche nelle giornate più buie e opache. La fede di Francesco d’Assisi, il santo poverello capace di cantare il cantico delle Creature, di decantare e lodare la bellezza della creazione quando ormai era quasi del tutto cieco.

Partimmo in quasi cinquecento dall’Italia, dal Belgio, dalla Svizzera e con una piccola delegazione dalla Francia. E di fede ognuno fece man bassa e riserva per i giorni bui che certamente prima o poi avrebbero nuovamente bussato alla porta. Questo giornalino è pieno di testimonianze in tal senso. Tra le tante ve ne riporto due, di mamme con figlioli alquanto gravi, una ragazzina e un ragazzo. «Dio – scrive la prima – mi ha voluto bene dandomi una figlia fragile, perché mi ha dimostrato che il mondo, la gente è ancora piena di bontà, e che la fratellanza non è scomparsa in questa nostra epoca di egoismo e di crudeltà e di violenza. (…) ho visto dipinti sui visi sofferenti sorrisi così belli e commuoventi, resteranno sempre nel mio cuore a testimoniare che questa è stata un’esperienza veramente vissuta, non un sogno chiamato dal mio desiderio di pace. E tanta pace ne ho avuta da sentirmene frastornata». Le fa eco la seconda: «Siamo venuti ad Assisi tutti poveri, ognuno con il proprio fardello di gioia o di pene, più o meno pesante da portare; è proprio attraverso questo che noi vedremo la Luce. (…) anch’io ho combattuto la mia battaglia per ottenere la pace del cuore. Dopo la tempesta ho sentito più vicina la presenza di Dio».

Questo numero unico contiene il racconto delle giornate vissute insieme, dei giochi, delle celebrazioni, delle gioie e difficoltà accolte tutte più o meno serenamente anche grazie alla presenza e al sostegno di amici e famiglie con problemi simili, è una miniera di testimonianze di persone di ogni età, anche tanti bambini, fratellini e sorelline, o figli degli amici. Ha girato a lungo nelle comunità, confermando il bisogno che tutti sempre più avvertivano di un giornale «vero», «pubblicato regolarmente» che aiutasse a prendere coscienza del dono che Fede e Luce rappresentava per ognuno, a conoscere con parole semplici le tante diagnosi di disabilità che riguardavano i nostri ragazzi, ad aprire l’orizzonte dei nostri sguardi e dei nostri sentimenti verso un di più di conoscenza, di preghiera, di sostegno reciproco. Una rivista anche ove fosse possibile stampare le foto più belle, quelle che in un click racchiudono ben più di un discorso e son leggibili anche da chi leggere non sa. Ecco, un po’ tutto questo ci ha spinti a osare e, all’inizio del 1983, Ombre e Luci ha visto la luce.

In quaranta anni anche il mondo che ruota attorno alla disabilità è alquanto cambiato, i nostri ragazzi sono a scuola in classe insieme ai loro coetanei senza differenze o esclusioni, tutto sembra favorire il loro inserimento in una vita normale o pseudo tale, anche se in realtà non tutto è oro quel che luce e, se tante difficoltà possono effettivamente essere meno pesanti, resta sempre il problema del loro domani. Ciò significa che il compito di Ombre e Luci non è venuto meno, è ancora non solo utile ma necessario alimentare una rete sempre più vasta di amicizia e aiuto fraterno, dare informazioni su case famiglia e altre possibili soluzioni per un futuro che non si vorrebbe mai arrivasse.

E allora riprendiamo il cammino verso il cinquantesimo anno! Riprendiamolo tutti insieme, impegnandoci a far conoscere la rivista, a diffonderla e far lievitare gli abbonamenti, a dire con i fatti e non con le parole che Ombre e Luci è importante per noi.

Maria Grazia Pennisi, 2023

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.161


Quella vera fattura da pagare ultima modifica: 2023-05-08T14:10:28+00:00 da Maria Grazia Pennisi

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.