Sorride Anna Magnani sul manifesto ufficiale della 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma: la manifestazione interamente dedicata alla settima arte prende avvio oggi, all’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”.
Ed è davvero una festa quella che vede Paola Malanga alla direzione artistica e Gian Luca Farinelli alla presidenza della Fondazione Cinema per Roma: coinvolgerà molti luoghi della città (dal Maxxi fino al Teatro Palladium), sarà caratterizzata da mostre, musica e convegni e, oltre al concorso, conterà numerosissime sezioni non competitive. Non solo, infatti, la gara tout court, ma anche diversi tipi di proiezioni.
La sezione “Freestyle” ospiterà, per esempio, titoli di formato e stile liberi, dalle serie ai videoclip, dai film alla videoarte; in “Grand Public” si terranno i film per il grande pubblico; una sezione specifica sarà dedicata alle “Proiezioni Speciali”; “Best of 2023” accoglierà alcuni tra i migliori titoli della stagione provenienti da altri festival internazionali; “Storia del Cinema” presenterà capolavori riportati al loro originario splendore, omaggi e approfondimenti sull’opera di protagonisti del cinema italiano e internazionale. E poi ad affiancare il programma dei film, due sezioni dedicate agli incontri con il pubblico: “Paso Doble”, che prevederà un dialogo tra due autori, e “Absolute Beginners”, in cui un autore affermato rievocherà la storia del proprio esordio al cinema. Accanto alla Festa, inoltre, “Alice nella città” organizzerà, secondo un proprio regolamento, una rassegna di film per ragazzi.
Tra le pellicole attese ci sono, solo per citarne alcune, C’è ancora domani di e con Paola Cortellesi, che è un omaggio ad Anna Magnani, scomparsa 50 anni fa e a cui è per l’appunto dedicata la locandina della kermesse; Mi fanno male i capelli di Roberta Torre, dedicato a un’altra “grande” del cinema italiano, Monica Vitti, interpretata da Alba Rohrwacher; Volare, film d’esordio alla regia di Margherita Buy, che racconta l’aviofobia di un’attrice di successo. Poi anche documentari (come Unfitting di Giovanna Mezzogiorno), serie tv (Mare Fuori 4, per dirne una), premi alla carriera (Isabella Rossellini e Shigeru Umebayashi) e autori imperdibili (da Hayao Miyazaki a Juatine Triet). Il programma è davvero ricco. Più di 130 film, per tutti i gusti.
E proprio guardando al programma diversi sono anche i film incentrati sul tema della disabilità o, più in generale, sul tema dell’essere fragili, del doversi scontrare con realtà poco sensibili che ti considerano “diverso” o “strano”, della cura. Non era affatto scontato ci fossero, ed è una bella notizia che il cinema diventi sempre più attento nello sfatare tabù e sradicare certi pregiudizi. Ecco, dunque, (solo) alcuni dei titoli da tenere sottocchio.
Kripton, per la regia di Francesco Munzi, Italia, 2023, 107’, Doc (Special screenings). Il film nasce da progressivi avvicinamenti, all’interno di due strutture psichiatriche della periferia di Roma, ad alcuni ragazze e ragazzi con fragilità, sei giovani che hanno deciso volontariamente di ricoverarsi e che combattono con disturbi diversi. Il regista, dopo l’excursus sulle speranze e le paure dei giovani di Futura, si rivolge a un microcosmo, narrando la quotidianità dei protagonisti, lo sviluppo delle loro relazioni, le rispettive soggettività. Attraverso una ricerca minuziosa e condivisa, emerge la loro voce, la loro condizione estrema, che la lingua del cinema trasforma in una possibile metafora del nostro tempo. (Leggi la recensione completa di Claudio Cinus)
Death is a Problem for the Living, per la regia di Teemu Nikki, Finlandia, Italia, 2023, 97’ (Concorso). Vestono di nero, giacca e cravatta, scarpe un po’ a punta, capelli impomatati all’indietro e guidano una nera Volvo, “la solida, vecchia Volvo, dove si può fumare”: un carro funebre con il quale Risto e Arto, i due vicini di casa che s’incontrano per caso e diventano amici, trasportano salme, spesso “eccentriche”. Risto ha il vizio del gioco, ad Arto manca una grossa porzione di cervello, a uno piace il jazz, all’altro il rock finlandese degli ’80, ed entrambi hanno una vita disastrata. Tra commedia e noir, tra Kaurismaki e il primo Winding Refn, il nuovo lungometraggio del finlandese Nikki è un buddy movie laconico e sanguigno.
Jules, per la regia di Marc Turtletaub, Stati Uniti, 2023, 87’ (Grand public). In Pennsylvania, una notte verso l’una, un velivolo spaziale atterra in panne tra le azalee del giardino sul retro della villetta di Milton, anziano pensionato vedovo, mite, abitudinario, solitario. Ne esce un piccolo extraterrestre azzurrognolo in tutina, che Milton porta in casa, nutre (acqua e mele) e battezza Jules. Incontro ravvicinatissimo e surreale tra un E.T. laconico e molto telepatico che vuole solo riparare la sua astronave e, al posto di tre ragazzi, tre senior, Milton e due bizzarre vicine di casa e compagne di consiglio civico, che ribattezzano Jules Gary e gli regalano T-shirt vintage. Ben Kingsley guida il cast del nuovo film di Marc Turtletaub, tra solitudini di provincia, comprensione tra “diversi” (gli anziani come gli alieni) e slanci di ritrovata vitalità. Nei panni di Jules la stuntwoman Jade Quon.
Dall’alto di una fredda torre, per la regia di Francesco Frangipane, Italia, 2023, 90’, Opera prima (Grand public). Chi butteresti dalla torre? Quesito imbarazzante quando si tratta di uno sgradevole gioco di società, che diventa angosciante quando si riflette sulla vita vera, soprattutto se si tratta di buttare dalla torre la madre o il padre. Elena e Antonio e i loro genitori, entrambi affetti, senza saperlo, da una malattia rarissima. Solo uno dei due può essere curato e salvato, e i figli devono decidere chi sacrificare. Dopo averla messa in scena nel 2015, Francesco Frangipane dirige il film tratto dall’opera teatrale omonima di Filippo Gili (anche sceneggiatore), secondo capitolo della Trilogia di mezzanotte, preceduta da Prima di andare via e seguita da L’ora accanto. Sei personaggi (la famiglia e due medici) in cerca di una decisione dolorosissima.
Infine, il prossimo 30 ottobre si terrà la proiezione del primo episodio di Tutta la luce che non vediamo, fruibile da persone con disabilità sensoriali grazie all’audiodescrizione e ai sottotitoli in italiano. La rivoluzionaria miniserie in quattro episodi, in arrivo su Netflix dal 2 novembre, è tratta dall’omonimo romanzo best seller, vincitore del Premio Pulitzer di Anthony Doerr, diretta da Shawn Levy (The Adam Project, Stranger Things), scritta da Steven Knight (Peaky Blinders) e con Aria Mia Loberti, Nell Sutton, Mark Ruffalo e Hugh Laurie. Al centro della storia la protagonista Marie-Laure LeBlanc, una ragazza francese cieca il cui coraggio e la cui speranza faranno da contraltare alla violenza e alla distruzione della guerra. Marie-Laure è interpretata dalle attrici esordienti Aria Mia Loberti (scoperta da Levy in un casting globale a cui hanno partecipato attrici cieche e ipovedenti) e Nell Sutton. Che dire, buona Festa.
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