L’idea della formazione nasce per rafforzare il senso del movimento e dei ruoli di responsabilità al suo interno, ancora più necessario dopo le dure prove che la pandemia ha portato. L’equipe formata da Carlo Gazzano, Angela Grassi, Gianni Guerra, Daniela Guglietta, Paola Medri e Simone Minoni ha sviluppato tre momenti di approfondimento legati ognuno ai tre fratelli di Betania del Vangelo di Luca: Maria, che rappresenta l’ascolto; Marta, simbolo del fare; infine Lazzaro, la consapevolezza delle proprie ferite.
Un iniziale esercizio di drammatizzazione nel disporsi idealmente accanto a una delle tre figure evangeliche ha invitato tutti ad aprire il cuore, provare a capirsi e scoprire le proprie attitudini: ognuno ha predisposizioni, affinità e punti di forza univoci che se impiegati nella direzione meno favorevole portano verso una sofferenza non solo individuale ma anche comunitaria. Altre brevi simpatiche messe in scena ispirate alla vita delle nostre comunità hanno introdotto i diversi laboratori di confronto e condivisione che, una volta iniziati, facevano spesso fatica a concludersi!
Passeggiando tra un gruppo e l’altro si vedeva come il vissuto e l’esperienza di chi partecipava venivano finalmente condivisi: in alcuni volti emergeva il dispiacere per dei conflitti mai risolti o per alcune comunità che sembrano aver perso l’entusiasmo di incontrarsi; in altri si vedeva l’ottimismo di poter trovare, in un modo o nell’altro, una soluzione e di ricordarsi il bello di una casetta a Fede e Luce, nella sua semplicità. Quei laboratori stavano dando corpo alla formazione e restituivano ai partecipanti la verità sui ruoli in Fede e Luce, che non sono mere posizioni di responsabilità piramidale, ma fulcri di scambio e accompagnamento reciproco tra tutte le comunità.
Non è un caso che sia stata scelta proprio la figura del vicecoordinatore come spunto di formazione poiché è l’unica che fa da tramite tra il coordinatore provinciale e quello di comunità. Angela Grassi, vicecoordinatrice internazionale e membro dell’equipe, si è detta entusiasta di come sia «emerso sia il senso del dovere che del dono tra i partecipanti; era chiaro anche dai mimi presentati alla fine dei gruppi, improvvisati sul momento quindi frutto diretto della condivisione nei laboratori».
Così come non casuale è stato il coinvolgimento dei giovani, dato che il ricambio generazionale è ancora un tema caldo nelle comunità di Fede e Luce. Negli occhi di Francesca, Maria, Nicolò, Daniela, Mariagrazia, Leonardo, Marta, Flavia e Luna brilla l’iniziativa e la voglia di fare, ed era quindi importante invitarli sia per sentire i loro bisogni (uno su tutti, la percezione che si dia poca fiducia alla nuova generazione) che per renderli partecipi dell’accompagnamento e della crescita reciproca.
La speranza è che queste giornate di scambio diano frutto nel tempo e nello spazio toccando anche chi non ha potuto partecipare, con un particolare auspicio verso i giovani amici, che, nell’invitare da fuori a “venire e vedere” Fede e Luce, forse hanno la responsabilità più grande.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.162