In competizione nella sezione Pardi di Domani: Concorso Corti d’Autore del Locarno Film Festival, Big Bang di Carlos Segundo inizia senza farci vedere interamente il protagonista Chico (Giovanni Venturini): ha una forma di nanismo ma il problema dell’inquadratura non è la sua bassa statura, quanto il fatto che si sia infilato dentro un forno, permettendoci di vedere solo le gambe che ne escono fuori. Chico di mestiere ripara forni, proprio perché è capace di entravi dentro agevolmente.
Si mette in viaggio per partecipare a un funerale, chiede un passaggio, nel sedile non c’è posto perciò accetta di accomodarsi nel bagagliaio di un’automobile. Un incidente stradale che coinvolge l’auto in cui si trovava, lo costringe a farsi visitare da un medico, rendendolo una notizia pittoresca da telegiornale. Entrando negli spazi stretti per necessità o perché spinto dagli eventi, sembra che Chico tenti di superare il suo trauma iniziale: la madre è morta mettendolo alla luce. È come se sentisse di avere ucciso da dentro la donna che gli ha dato la vita: per reazione, ripara oggetti dall’interno, ma non gli basta per sentirsi bene.
In fondo, la breve storia di Chico racconta di un grande passo non ancora realizzato: uscire da quel ventre e iniziare a vivere davvero. Gli manca un po’ di consapevolezza, come se il peccato originale di cui si incolpa gli rendesse accettabile un trattamento irrispettoso o degradante. Un incontro fortuito in ospedale potrebbe contribuire a dargli un nuovo punto di vista. Chico forse riuscirà a uscire dal ventre materno: con un pizzico di leggerezza, può finalmente lasciarsi andare al ballo, al movimento con cui si rimpadronisce del suo corpo rattrappito da troppi forni riparati.
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