Il cavallo è presente se viene cercato, ma resta al suo posto in caso contrario ed è stata questa riservatezza a permettere a Massi di avvicinarsi a lui in uno dei rapporti più belli e duraturi.
Sono quindici anni che ogni giovedì, esclusi i mesi bollenti, le giornate di diluvio (e il confinamento), Massi va al maneggio anche se non sempre ha voglia di montare a cavallo. Là c’è Maria Teresa, l’amata operatrice di sempre, ci sono altre persone, ragazzi, poi cani e gatti, prati, tanti alberi, anche di mimosa, e straordinari resti di acquedotti romani.
Andare al maneggio è stato un punto fermo, importante, soprattutto da quando, finita la scuola, non c’erano più luoghi di aggregazione gratificanti cui riferirsi, solo il vuoto. Tante attività ma niente di sociale. Il Grey Horse, viceversa, è sempre stato aperto e le giornate laggiù hanno continuato a seguire lo stesso ritmo e a essere rassicuranti per Massi.
L’arrivo, con Maria Teresa o Alessandro o…, che viene a prenderlo al grande cancello, la passeggiata, la “cavalcata” che dipende dall’umore, il pranzo al sacco tutti insieme. E le risate, sempre, per le mie porzioni ordinate e calibrate e le razzie di Massi in quelle altrui! Poi la siesta e l’altra passeggiata, anche con il fango, grazie agli stivaloni.
Fuori dubbio che a dare benessere a Massimiliano (e a sua madre) è stato l’incontro con persone dalla mente aperta, ma quell’ambiente così bello nella natura e soprattutto i cavalli con la loro forza e calma, sono stati nel tempo altrettanto determinanti. Gli animali hanno un loro modo di comunicare, ma i cavalli in più, hanno un riserbo, un carisma, tutto particolare al quale nemmeno Massi, così algido col mondo animale, ha saputo resistere.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 157, 2021
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