L’autore, adesso sessantenne, ricorda la sua infanzia e giovinezza attraverso la sua bella e profonda esperienza di scambio che tiene con gruppi di persone anziane intorno allo studio dei drammi shakespeariani. Persone spesso ricoverate in case di cura o comunque sole, che riescono, attraverso le trame dei vari Amleto, Ofelia, Romeo e Giulietta, ad essere coinvolte anima e cuore ritrovandovi e rileggendovi le vicende emotive vissute nella loro vita.
La cosa che più mi ha colpito in questo libro, estremamente umano e vero, è il tono mai pietistico né rancoroso con cui l’autore americano racconta esperienze che devono averlo certamente segnato nel profondo ma che è stato capace di accogliere, comprendere e soprattutto utilizzare per aiutare altri, come poche persone sono in grado di fare.
di Cristina Tersigni, 2004
Da: “Il ragazzo che amava Shakespeare”
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.89
Sommario
Pasqua significa “passaggio” di M.Bertolini
La tentazione di fuggire di don M. Bove
Autismo
Autismo Un altro modo di percepire il mondo di M. Lemay
Il bambino autistico - Convegno di L. Nardini
Oliviero di V. e I. Ruisi
Curare l’autismo a casa di J. Gross
George e Sam - Recensione di T. Cabras
Autismo - Che fare per questi figli di P. Quattrucci e P. Fedele Za
Date ai figli cose diverse
Rubriche
Film
Film - Un silenzio particolare di T. Cabras
Libri
II padre e lo straniero - Recensione, Ursula Hegi
Come pietre nel fiume - Recensione, G. De Cataldo