Voglio condividere con voi un percorso lungo, la gioia e le emozioni di una giornata speciale in cui mia figlia Adea ha ricevuto il sacramento della Cresima nella cattedrale di San Paolo a Tirana.
Adea Maria è nata il 19 febbraio del 1994 a Bilisht Kora; dalla maternità uscimmo senza avere un’idea chiara sull’andamento della bambina: non prendeva il latte, stava quasi sempre addormentata ed eravamo preoccupati per il parto prematuro. Mentre cresceva si vedeva che lo sviluppo non era normale. Abbiamo cominciato a fare visite, una dopo l’altra. Adea aveva un difetto nel tratto urinario e poi scoprimmo che aveva un rene più piccolo che non funzionava. Ci rimanemmo male, però dovevamo andare avanti. Quando la bambina compì due anni la dottoressa ci disse, dispiaciuta, che Adea aveva anche problemi dello sviluppo mentale: dovevamo andare da uno specialista. In quel momento sentii tremare le gambe, era terribile sentirlo… cosa fare!?! Era la prima persona che me lo diceva ma dovevo essere forte e andare avanti. Io e mio marito dovemmo affrontare tutto ciò che la vita ci proponeva. A quasi tre anni lo psichiatra diagnosticò ad Adea un ritardo mentale medio (a quel tempo il termine “autismo” non esisteva in Albania).
Nell’estate del 1996 nella nostra città arrivarono le religiose francescane; le guardavamo con curiosità perché non avevamo mai visto suore. Erano venute ad abitare nel nostro palazzo e avemmo così modo di conoscerle meglio, creare un buon rapporto e condividere i nostri problemi. In quel periodo, a soli 26 anni, era morto mio fratello in un incidente stradale e mi trovavo in una situazione psicologica molto pesante. Ero stanca fisicamente, dovevo lavorare e Adea aveva tanto bisogno di me; anche il mio figlio più piccolo mi reclamava perché doveva cominciare la prima elementare. E poi c’era da seguire tutta la famiglia. Le suore cercavano di starmi vicino, di aiutarmi e consigliarmi; mi dicevano di star tranquilla, “noi preghiamo per te e per Adea”. Io prendevo mia figlia e andavo ogni giorno alla messa. Le suore mi chiedevano se fossi ortodossa; io, rispondevo, ero bektashi ma la fede cattolica mi piaceva. “E perché ti piace?” mi chiedevano. “Mi piace perché la religione cattolica si è evoluta” e pensavo allo sviluppo economico che hanno i Paesi cattolici. Nella mia famiglia, mio padre faceva l’insegnante ed era ateo; mia mamma, invece, quando io compiei 10 anni, mi disse di andare in moschea e accendere le candele. Nel villaggio dove sono nata, la maggioranza della popolazione era musulmana e la minoranza ortodossa, ma abbiamo vissuto sempre in armonia. Ricordo che per Pasqua noi bambini andavamo tutti a raccogliere le margherite per fare corone.
Intanto Adea cresceva, a quasi 4 anni camminava con molta difficoltà e non diceva nemmeno una parola; io condividevo le mie preoccupazioni e i miei problemi con le suore. Loro mi invitavano ad andare con Adea ai giochi che organizzavano per gli altri bambini, ma per lei era molto difficile, quasi impossibile partecipare.
Un giorno le suore mi chiesero di portarla in Italia per una visita. Sarei dovuta andare anche io con lei e avrei dovuto lasciare la famiglia, il mio figlio piccolo Geri e tutti gli altri…. Dio mi ha dato la forza di affrontare la situazione. Siamo partiti in macchina: la strada era lunga, Adea non sopportava il viaggio, ci dovemmo fermare di continuo; al momento di ripartire, Adea non voleva risalire in macchina, piangeva ed era molto nervosa. Dopo tante difficoltà comunque arrivammo a Palermo nella casa delle suore che ci accolsero con affetto. Dopo un ricovero di due settimane, a 4 anni e mezzo, Adea cominciò dunque a fare terapia logopedica e fisioterapica; trovammo un asilo con i bambini normali dove una suora aveva molto cura per Adea. Lei era contentissima, non vedeva l’ora di andare e ogni domenica partecipavamo alla messa. Si avvicinava il Natale, portavo Adea ogni giorno prima all’asilo e poi alla terapia; intanto anche io lavoravo. Le suore mi chiesero se volevo far battezzare Adea: sì, risposi. Avvenne il 19 dicembre 1998: le suore organizzarono una bella festa con molti amici. Poi festeggiammo le feste di Natale e Capodanno. Adea si era adattata molto bene all’asilo e alla terapia, io ero contenta perché vedevo che qualcosa stava cambiando. Avrei voluto continuare a stare a Palermo, però ci voleva una lunga procedura per il permesso e la mia famiglia in Albania aveva bisogno di me, soprattutto Geri. E così dopo 9 mesi tornammo in Albania.
Nel posto dove abitavamo, Adea non aveva nessuna possibilità di continuare né la terapia né l’asilo nido, così decidemmo di trasferirci a Tirana perché avevamo saputo che c’era una scuola speciale pubblica. Mia figlia cominciò così a frequentare questa scuola dai 6 ai 18 anni, ma senza un miglioramento visibile.
Finita la scuola, Adea rimase a casa per quasi due anni. Poi partecipò a un progetto per due anni, al termine del quale rimase nuovamente a casa. Alla Caritas mi indirizzarono a un centro che avevano le suore a Tirana, gestito da suor Maria e suor Elena in collaborazione con un francese. Oltre all’ambiente, il centro mi piacque perché si lavorava con professionalità e dedizione; funzionava come una famiglia. Due brave ragazze, Ilda e Albina, volevano molto bene a tutti i ragazzi del centro, che però fu chiuso dopo 6 mesi. Molto presto conoscemmo anche la comunità di Fede e Luce che ci piacque molto. Lì c’erano molti amici e giovani che ci vogliono bene, partecipiamo regolarmente agli incontri. Tanti giovani organizzano attività diverse, condividiamo le nostre esperienze e i nostri problemi, come in una grande famiglia.
Questo è più o meno la strada che abbiamo cominciato a Palermo. Con il battesimo però eravamo rimasti a metà. Adea voleva andare in chiesa per la cresima. Siamo andati e suor Tina e il parroco don Mariani ci hanno accolto con piacere e con amore: ogni sabato la portavo in cattedrale per il catechismo. Mia figlia ha conosciuto tanti giovani che si preparavano per la cresima. Ma io mi preoccupavo: sarebbe riuscita a seguire il catechismo o sarebbe stato un disturbo per gli altri? Suor Tina è stata una catechista bravissima: Adea ha seguito e ascoltato con attenzione la parola di Dio.
Si avvicinava il giorno della cresima e dovevamo scegliere un padrino. Per me era difficile perché, venendo da una famiglia di tradizione musulmana, non avevo nessun parente cattolico, e anche nel quartiere in cui viviamo sono tutti musulmani. Alla fine abbiamo deciso di chiamare Albina, che alle spalle aveva un cammino di anni di fede. È una brava ragazza che vuole bene ad Adea e che ha accolto con molto piacere la proposta. Il 9 giugno 2019 è stata per me un’emozione particolare vedere mia figlia in mezzo a quel grande gruppo di giovani che prendevano il sacramento della Cresima. Per tutta la notte non avevo dormito per l’ansia: ci sarebbe stato qualche intoppo? “Stai tranquilla – mi aveva Albina – e affida tutto a Lui che è più grande di noi, non possiamo fare niente solo affidarci a Lui”. E veramente è stato così. Circondata dagli amici di Fede Luce, con la sua madrina Albina e la sua insegnante Ilda, Adea stava benissimo. Sorrideva, gli occhi le splendevano e il suo cuore batteva forte dalla gioia. Dopo la cerimonia, abbiamo festeggiato negli uffici della Caritas: mia figlia era la più felice, guardava i regali e gli amici, li abbracciava tutti e volava proprio come in un sogno.
Voglio ringraziare Dio che mi ha dato la forza per affrontare tutte queste difficoltà, ringraziare tutti coloro che hanno aiutato e sostenuto Adea in tutti questi anni, il personale della Caritas, le suore Maria e Elena, la famiglia grande di Fede e Luce con gli amici e i giovani, Albina e Ilda che hanno lavorato con professionalità e amore. Grazie e Dio vi benedica!
La Newsletter
Ombre e Luci è anche una newsletter
Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.
Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.