Ci siamo trovati varie volte a dover comunicare a un ospite la perdita di una persona cara. Abbiamo sempre preferito dirlo prima alla persona direttamente coinvolta e dopo, insieme, all’intero gruppo, per far sentire la persona circondata dall’affetto di tutti, per partecipare tutti al funerale.
Le volte in cui abbiamo dovuto comunicare la perdita di un genitore, abbiamo individuato un posto in cui la persona potesse sentirsi a proprio agio, ponendo attenzione alla partecipazione di chi tra noi rappresentava un riferimento affettivo più significativo. Se in un primo momento utilizziamo espressioni generiche («è andato in cielo, non c’è più, ci ha lasciato»), successivamente la comunicazione deve diventare chiara e diretta, nominando la parola morte («è morto») per non lasciare spazio alla confusione. Tante emozioni si susseguono – dolore, tristezza, pianto, sofferenza, accettazione, rifiuto, rabbia – e noi siamo pronti ad accoglierle… Cerchiamo di rispondere alle domande che alcuni pongono o, in altri casi, rispettiamo il muto silenzio.
Dobbiamo utilizzare una modalità un po’ diversa per comunicare la morte di un compagno di avventura, un amico fraterno qui nella nostra casa-famiglia, a volte compagno di stanza. La prima volta successe quasi dieci anni fa con la morte di Massimo, più tardi (improvvisamente) con Silvia e poco più di un anno fa per Alberto.
Proprio per dare la notizia di Alberto (su OL n.154 ne parla la mamma) abbiamo pensato di dividere gli ospiti in piccoli gruppi cui comunicare in contemporanea ma separati per garantire una giusta protezione, un adeguato supporto e uno spazio di ascolto a ciascuno; successivamente ci siamo ritrovati insieme nel salone e – con l’aiuto di una chitarra, una candela accesa e una foto – abbiamo condiviso le emozioni, pregato, cantato, ricordato e reso grazie a Dio per il dono prezioso dell’amicizia.
Abbiamo constatato che è opportuno differenziare il tipo di comunicazione anche rispetto al legame individuale con la persona scomparsa: più è stretto il legame, più è necessario comunicare individualmente il fatto. Se il legame è meno personale, la comunicazione può avvenire in gruppo cercando sempre di garantire un pronto “contatto” a chi ne manifesta il bisogno. Sono posizioni strategiche in cui ci si colloca perché nessuno resti solo: una carezza, uno sguardo, un abbraccio, una parola, una leggera e delicata pressione sulle spalle è sempre facilmente a portata di tutti e per ciascuno.
Nei giorni seguenti non mancano alcune attività mirate al ricordo della persona cara scomparsa: utilizziamo varie forme espressive come disegni, canti, letture, preghiere. Ognuno sceglie la più congeniale, rispettando la sensibilità di coloro che invece vogliono vivere il periodo di lutto in maniera diversa e più silenziosa, ma senza lasciare mai che nessuno si isoli.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 158, 2021
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