Gli animali possono aiutare le persone con disabilità in aspetti non solo terapeutici ma anche quotidiani? Per la mia esperienza non posso che dire sì, ma come? Chiedetelo direttamente all’animale! Sembra una provocazione, eppure penso a quella metodologia progettuale di ultimo grido, l’Universal Design (Progettazione Universale, «il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza») che «ha per obiettivo la progettazione e la realizzazione di edifici, servizi, sistemi, prodotti e ambienti che siano di per sé accessibili a ogni persona, al di là dell’eventuale presenza di una condizione di disabilità, senza necessità di adattamento». Se lo scopo è di «facilitare per tutti le pari opportunità di partecipazione, in ogni aspetto della società», molto avrebbe da imparare proprio dal comportamento degli animali domestici: convivere con un animale insegna che questi mette in atto un vero e proprio progetto di design universale per fare incontrare anime diverse e dare finalmente sfogo all’empatia.
In casa nostra ci sono stati animali domestici di vario tipo; tutti hanno stabilito una particolare modalità di interazione con ciascun componente della famiglia e riuscendo ad adattarsi a mio figlio Edoardo, ognuno secondo le proprie caratteristiche e rispetto alle necessità di lui. Abbiamo avuto un gatto, Zampetta; un criceto, Capriola; ora abbiamo pesci e uccellini: Cocco e Rita; Ruga, la tartaruga e il gatto della nonna, Nuvola, da accudire quando lei non c’è, e poi… i cani. Ognuno di questi ha avuto un modo speciale di rapportarsi a Edoardo e ai suoi movimenti non sempre fluidi o lievi, condizionati da una tetraparesi spastica.
Il massimo successo è stato raggiunto però proprio con il cane che, per sua natura, si rende sempre disponibile alle necessità del padrone, in questo caso di Edo. Per quasi dodici anni abbiamo avuto Tato; quando lo abbiamo preso Edo era ancora piuttosto piccolo ma, da subito, Tato ha intuito che con lui l’atteggiamento doveva essere diverso rispetto agli altri componenti della famiglia. È stato un amico sempre disponibile: quando tornava da scuola, Edo lo abbracciava e gli raccontava la sua giornata! Quando era malato, Tato passava le ore accovacciato ai piedi del suo lettino ad aspettare una carezza e un po’ di cibo. A Tato non importavano neanche i movimenti bruschi e involontari di Edo che, accarezzandolo o spazzolandolo, poteva fargli male.
Poi Tato se ne è andato, lasciando un gran vuoto e mio figlio ha chiesto di poter avere un altro cane. Ora che Edoardo è a casa per molto più tempo, più grande e consapevole, il suo bisogno è di avere non solo un compagno fedele, ma anche qualcuno di cui prendersi cura. Così lo abbiamo accontentato.
Romeo è arrivato circa un mese fa. Tutto un altro tipo di cane, con un altro carattere… ma la magia si sta ripetendo. Ora Edo deve ricordarsi quando fare i controlli dal veterinario, deve insegnargli a non essere troppo euforico, lo deve portare fuori spesso e farlo socializzare. Ha cercato lui stesso, su internet, un centro per educare i cuccioli e da poco abbiamo iniziato un addestramento specifico a cui Edoardo partecipa con entusiasmo. Ascolta i consigli dell’addestratore e poi li mette in pratica durante la settimana, coadiuvato da uno degli altri componenti della famiglia. Certo Romeo è un cucciolo e combina pasticci, a volte anche disastri, ma sono comunque avventure ed episodi da raccontare, compiti da eseguire e responsabilità da vivere!
Niente di tutto ciò è scontato per un ragazzo con disabilità. Edoardo ha ammesso che la gioia che ha provato quando gli abbiamo regalato questo cucciolo è stata così grande da non saperla descrivere. Vuole essere lui a controllare quando le crocchette sono finite e comprarle con i suoi risparmi. Uscire a fare la passeggiata con Romeo è un momento di spensieratezza che fa bene, e non solo a Edo e Romeo.
Certo, un animale domestico è una scelta della famiglia, non possiamo lasciare Edo solo nella sua gestione; ma spesso le famiglie come la nostra hanno bisogno anche di qualcosa che sia leggero e che permetta di respirare aria di normalità… Pensare a Romeo ci fa vivere i momenti di una famiglia comune.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 157, 2021
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