«Mi fai ballare un tango?». Una diciassettenne di Latina, Elisa Pascali, chiedeva così di provare, per la prima volta, il famoso abrazo e mostrava un vero talento nel muovere passi e adorni. Dando a Roberto Nicchiotti, educatore socio-pedagogico e papà di un ragazzo con disabilità, l’idea di proporre la sua passione da maestro di tango a persone come lei, con la sindrome di Down, o con altre disabilità. Dal 2015 in tanti hanno cominciato a praticarlo aderendo all’iniziativa L’Oltre Tango (una scuola, un metodo registrato e insegnato, adatto a persone con disabilità cognitiva, fisica, motoria e neurodegenerativa) apprezzando le possibilità, anche terapeutiche, di una vera e propria arte che con la sua musica evoca emozioni diverse e con i suoi riti e la sua etichetta ha una forte componente socializzante.
A specificarne gli aspetti costruttivi fondamentali è anche la psicoterapeuta Silvia Campanelli che accompagna e segue i diversi gruppi. «Si lavora sulla fiducia verso gli altri, sulla capacità di lasciarsi guidare e di guidare, attraverso giochi a tempo di musica, abbracci ed altre attività. Ragazzi e adulti prendono coscienza dei propri corpi e di quelli degli altri, aumentando la fiducia in sé stessi e migliorando diversi aspetti della vita quotidiana».
Nell’abbraccio «contenitivo, confortante, emozionante, accogliente e sincero», spiegano i conduttori, trova spazio «l’espressione di sé stessi in relazione con gli altri, senza giudizi» cosicché «fare un movimento, un passo, e trasmetterlo all’altro, diventa non un’attività motoria fine a sé stessa ma espressione di un’emozione, un momento sociale e di coppia». Centrale è infatti il gioco della complementarità dei ruoli maschile e femminile: «La forte connessione tra l’intenzionalità di compiere un preciso movimento (dell’uomo) e il corpo che deve eseguirlo attivamente (per la donna) sfruttando cambi di peso e di direzione, torsione del busto, passi sia in avanzamento che in arretramento, pause e accelerazioni, fanno sì che vi sia un progressivo e costante miglioramento dell’equilibrio, della postura e della qualità del movimento».
Tra i circa 70 ragazzi distribuiti tra i quattro laboratori – seguiti molti anche online, durante il covid, con esercizi di tango inusualmente concessi ai familiari stretti – si trovano anche ragazzi con autismo, adolescenti e preadolescenti, per i quali imparare a tollerare un abbraccio non è affatto scontato. Con l’aiuto di molti volontari, l’attività mirata all’insegnamento del tango ogni anno si concentra sull’allestimento di uno spettacolo teatrale costruito sui suggerimenti dei partecipanti e in collaborazione di professionisti del settore. Spettacoli decisamente Combi (nella definizione paralimpica che vede la partecipazione di un atleta con disabilità e un compagno senza) come le tante gare di danza sportiva a cui Nicchiotti ha partecipato con i suoi allievi come scuola associata FIDS (Federazione Italiana di Danza Sportiva) ottenendo grandi soddisfazioni: due premi europei, uno insieme a Elisa (ora 23enne) e uno con Ilaria Sani (23 anni anche lei), ballerina nella categoria di danza in carrozzina. E un altro premio importante per Federico Morgagni in coppia con Elisa Pascali nella categoria Duo (nella quale entrambi gli atleti hanno una disabilità, in questo caso la sindrome di Down). Veri e propri artisti e atleti che sognano di poter fare una trasferta a Buenos Aires, capitale del tango, per esibirsi, approfondire la tecnica e divertirsi in milonga, così come hanno fatto spesso prima del covid anche qui in Italia. Un «sogno di libertà» come dice Ilaria: il tango ha aperto a lei e ai suoi compagni una passione che nutre vita, anima e cuore, oltre ogni limite.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 155, 2021
La Newsletter
Ombre e Luci è anche una newsletter
Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.
Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.