Carla ha 65 anni. Vive nella casa-famiglia del Carro di Roma da circa vent’anni, dopo che la sua famiglia non ha potuto più seguirla come era giusto per lei. Carla è molto estroversa, ha la battuta pronta e una grande memoria: quando ci si incontra – anche tra una marea di gente – il saluto personale ed esclusivo con lei è un vero rito. Ti mette al corrente delle novità, fa notare il suo abbigliamento, i suoi accessori… spesso è occasione di riepilogo dei nomi di tutti i congiunti in quel momento assenti, da salutare appena possibile da parte sua. A volte anche il ricordo di familiari che non ci sono più, sempre con grande, immenso, affetto. Il tutto, tenendo stretta la mano fino a che il rito non sia concluso.
Ultimamente, questo saluto ha una nuova connotazione ed è divenuto occasione per comunicare un evento molto importante della sua vita: la pensione! Carla, infatti, è andata in pensione dalla sua attività principale fuori casa, il centro riabilitativo dove era inserita da almeno quarant’anni. Con un grande sorriso fa sapere a quasi tutti quelli che incontra questa importante novità, significativo traguardo della sua vita, che la mette al pari dei tanti che ha conosciuto e che hanno vissuto questo momento. Il fatto che sia felice nel raccontarlo non credo sia scontato… Per tante persone come lei, il centro diurno è un’occasione per uscire da una routine quasi esclusivamente domestica e la sua mancanza può divenire motivo di una depressione, così come per tante persone senza disabilità quando cessano l’attività lavorativa, anche se da tempo lo attendevano. Carla credo abbia la tranquillità di sapere che potrà stare tempo in più con i suoi “familiari” conviventi, passando ore molto variegate per lei, in una realtà che ha fatto dell’accompagnamento in un clima familiare la sua essenza.
Il Carro è una realtà che opera da 28 anni, una casa-famiglia, una comunità in un piccolo fondo rurale all’interno di una zona protetta nella periferia romana. Vivono qui dieci persone con disabilità mentale, con una scarsa o nulla autonomia. Sono accompagnati, dal punto di vista professionale, da un gruppo di operatori, due educatrici e un’assistente sociale, Daniela Fioravanti. Caratteristica peculiare del Carro è certamente la presenza di un nucleo familiare residente nel medesimo fondo di campagna e integrato nella vita della comunità, che ha garantito e continua a garantire un clima di vita familiare molto importante per la quotidianità dell’accoglienza, per la crescita delle persone inserite e per il loro accompagnamento.
L’età comincia ad essere una nuova esperienza e si prepara un’altra fase di vita delle persone ospiti della casa-famiglia
Le persone con disabilità accolte dalla comunità nel corso degli anni vengono da famiglie che hanno compreso (con più o meno difficoltà) che la vita adulta dei loro figlioli poteva svolgersi e compiersi anche lontano da loro. Hanno trovato un luogo di vita nel quale continuare a sviluppare e armonizzare le proprie possibilità di crescita, accompagnate – con cura – anche verso il loro invecchiamento. E certo, per molti di loro, l’età comincia ad essere una nuova esperienza. Così anche il gruppo educativo, cominciando a intravedere la necessità di un diverso passo di cammino, comincia a prepararsi a un’altra fase di vita delle persone ospiti della casa-famiglia.
Daniela Fioravanti ci racconta infatti che l’invecchiamento ha già presentato alcuni dei suoi effetti: ad esempio con la riduzione del sonno notturno, una diminuita autonomia motoria, la parziale riduzione dei tempi dell’attenzione, alcuni tratti associabili alla demenza senile. E proprio l’aver notato questi elementi ha spinto il gruppo a richiedere una formazione specifica. Così come il Carro è stato tra i pionieri a Roma, 28 anni fa, nell’accoglienza di persone adulte con disabilità mentale a carattere non istituzionale, così ora si trova a confrontarsi – senza il sostegno dei servizi o concertate occasioni di confronto con realtà simili – con la vita che, per fortuna e di tutti, avanza negli anni. Ma è chiara la preoccupazione di poter continuare a garantire il miglior livello possibile, per ciascuno, di qualità della vita nell’età che avanza, e di quanto alcune patologie potrebbero comportare in maggiori necessità sanitarie.
Questa preoccupazione è stata raccolta e si è potuta tradurre in una richiesta di sostegno: così Daniela Fioravanti ha proposto l’incontro con una neuropsichiatra dell’Anffas, la dottoressa Dili, che si è resa disponibile per il gruppo educativo e assistenziale. Ciascuno degli operatori ha potuto approfondire, dopo una parte dedicata ad alcune questioni generali tipiche dell’invecchiamento, dubbi e preoccupazioni rispetto alle possibilità di attenzione per ciascuna delle persone con disabilità residenti. Ognuno degli operatori sa che la vecchiaia delle persone di cui si prendono cura è una nuova condizione cui abituarsi; Daniela Fioravanti sottolinea che “la parola d’ordine, non solo per chi fa il nostro lavoro ma da sollecitare anche nelle persone con disabilità, deve essere resilienza” ovvero quella capacità di saper far fronte alle prove della vita sapendo riorganizzarsi, senza perdere se stessi, magari scoprendo un lato del nostro essere fino a quel momento nascosto.
Per ora non esistono protocolli, o linee guida: certo è che si tratta di una nuova complessità cui far fronte con molta attenzione ed elasticità. Anche i servizi mancano della necessaria consapevolezza del cambiamento di panorama sulla disabilità. Lo manifestano anche nella rigidità di certe disposizioni per le quali, ad esempio, è solo la disponibilità del personale del servizio pubblico a rendere possibile un controllo non più garantito per persone ormai considerate anziane. E che sembrano poter lasciare alle spalle, incredibilmente, la loro disabilità con il compimento dei 65 anni.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.145, 2019
Sommario
Editoriale
Preziosi punti di vista di Cristina Tersigni
Focus: Disabilità e terza età
Storie di cui fare tesoro di Cristina Tersigni
Longevità nella disabilità di Cristina Tersigni
La casa-famiglia e l'età che avanza di Cristina Tersigni
Un anticipo di vecchiaia di Giovanni Grossi
Intervista
La curiosità di raccontare il mondo di Giulia Galeotti
Testimonianze
Storia di una promessa mantenuta di A.A.
Dall'archivio
Il mio amico Carlo di Beatrice (Trixi) Pezzoli
Associazioni
Una Piazzetta per chi diventa anziano di Annalisa Zovatti
Fede e Luce
Il pittore che aveva capito tutto di Giulia Galeotti
Spettacoli
Nuova ricetta a MasterChef di Maria Novella Pulieri
Rubriche
Dialogo Aperto n. 145
Vita Fede e Luce n. 145
Libri
Faccio salti altissimi di Iacopo Melio
Il mare non serve a niente di La Bigotta e Michele Rossi
Isacco, il figlio imperfetto di Gianni Marmorini
A good and perfect gift di Amy Julia Becker
Diari
Non ho paura perché sono l'amica del cuore di Sara di Benedetta Mattei
Io vado poco a teatro di Giovanni Grossi