Un libro dalle molteplici prospettive quello di Nicola Gronchi e Liliana Dall’Osso, La bellezza nella mente (Felici Editore, 2020), dal quale emerge la necessità di “declinare nella storia” qualsiasi evento o persona che il passato ci racconti. Le prospettive che l’obiettivo di una macchina fotografica può offrire insieme a quelle competenti di esperti del settore sono punti di forza che arricchiscono la questione al centro del bel volume fotografico di Gronchi.
Le istituzioni manicomiali hanno rappresentato un tema importante nella storia recente del nostro Paese, in particolare dal momento in cui divennero luoghi da cancellare come radice della possibilità di alienazione di un essere umano. Ma in tempi come i nostri, in cui predominano la tentazione di leggere qualsiasi passato senza contestualizzarlo e l’idea di concentrarci nel presente cancellando tutto quello da cui è scaturito, in nome di seppur faticose conquiste civili, Dell’Osso suggerisce che questo significa “smarrire trame di senso” e perdere la possibilità di capire chi siamo veramente.
Leggi anche — Franco Basaglia: storia di un traghettatore
Liliana dell’Osso, direttrice della Clinica Psichiatrica Universitaria di Pisa, insieme al contributo dello psichiatra Primo Lorenzi, offrono in questo volume una comprensibile trama di senso di quel tessuto che, semplificando, conosciamo come chiusura dei manicomi, stendendone alcune pieghe nascoste. Un evento che segnò, nella seconda metà del secolo scorso, un grande cambiamento nell’approccio alla malattia mentale, restituendo al malato una dignità che nell’istituzione asilare era stata praticamente smarrita. Una dignità però che nel Settecento illuminista (che rintracciava, a sua volta, radice negli istituti di ricovero e cura di matrice religiosa) era stata invece riconosciuta a coloro che, considerati fino ad allora folli per ragioni fuori dall’umana comprensione, divenivano invece malati e quindi degni di cura. E i primi studi, fondamento della moderna psichiatria a cavallo tra Ottocento e Novecento, trovarono la possibilità di svilupparsi proprio in quelle realtà. Eppure, le buone premesse non sono state sufficienti: quelle stesse istituzioni sono paradossalmente divenute “fabbrica di un malato a loro immagine – nelle parole di Franco Basaglia nel 1970 – tale da giustificare e garantire insieme i metodi su cui fondavano la loro azione terapeutica”. Metodi così poco rispettosi della libertà dell’individuo da rendere necessario il superamento di quel tipo di approccio anche attraverso il divieto – forse ora meno comprensibile – di riutilizzo di quelle strutture per qualsiasi fine psichiatrico che rischiasse nuovamente di segregare per la condizione di malato mentale.
In questa cornice di significato emergono, nel loro dirimente bianco nero, le immagini che Nicola Gronchi ha raccolto andando a visitare quel che rimane di alcuni degli ospedali psichiatrici italiani dismessi a partire dal 1978 con l’approvazione della legge 180, quella che porta proprio il nome dello psichiatra Franco Basaglia, morto quarant’anni fa. Più che un tour di lavoro, “un pellegrinaggio” per il fotografo che voleva capire e descrivere un’aberrazione d’umanità emersa dopo la visione di un documentario televisivo nel quale si raccontava dell’inchiesta che il senatore Ignazio Marino, come Presidente di Commissione Parlamentare, aveva compiuto a partire dal 2010 per verificare le condizioni degli ultimi ospedali psichiatrici giudiziari ancora “funzionanti”. Quel che ne emerse raccontò pienamente il fallimento di un sistema di custodia che ormai aveva superato i limiti dell’umanamente accettabile nel trattamento riservato a detenuti che vivevano in condizioni decisamente peggiori a quelle degli animali. Anche quelle istituzioni manicomiali, al pari di quelle non dedicate ai detenuti, avrebbero dovuto essere chiuse ma, come per quelle, il passaggio a reali luoghi di cura era stato ben più difficile di quanto si potesse immaginare. E le Regioni, che con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (avvenuta nello stesso 1978) se ne sarebbero dovute occupare creando dei servizi di cura territoriali, non l’hanno fatto nella misura necessaria lasciando per la maggior parte a loro stessi o alle loro famiglie i malati “dimissionati” (un neologismo significativo che, sottolinea Lorenzi, fu coniato proprio per quella evenienza).
Colpiscono molte le immagini che raccontano di luoghi anticamente prestigiosi e belli, di metodi alienanti e degradanti, di elementi che rievocano gli esseri umani che li hanno abitati… evidenziando quella frattura che non abbiamo ancora saputo sanare completamente e che, come Marino sottolinea nel suo contributo, rischiamo oggi di ritrovare nei luoghi deputati all’identificazione ed espulsione di altri esseri umani in fuga da un futuro senza speranza.
La bellezza nella mente
Un viaggio fotografico attraverso gli ex Ospedali Psichiatrici
Autore: Nicola Gronchi, Liliana Dell’Osso
Editore: Felici
Pubblicato: Pagine: 136
Prezzo: 22€
ISBN: 9788860197559
La Newsletter
Ombre e Luci è anche una newsletter
Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.
Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.
Il blog di Benedetta
Un nuovo post ogni mese