Ogni bambino ha diritto a una famiglia, il che va garantito nel rispetto del suo interesse superiore: è questo, in estrema sintesi, il principio alla base degli strumenti di tutela dei minori. Tra essi il principale è l’adozione, diventata in pochi anni un tema caldo anche perché, spesso in modo consapevole e strumentale, si sono confusi diversi piani di ragionamento.
Occorre dunque fare una premessa. L’adozione di un bambino deve essere innanzitutto un atto di disponibilità gratuita all’accoglienza, mentre non è mai l’esercizio del diritto dell’adulto a essere genitore. Ci si rivolge all’adozione per realizzare il proprio legittimo naturale desiderio di maternità e di paternità, ma questo desiderio non è un diritto, essendo la concreta possibilità di adottare subordinata alla verifica del superiore interesse del minore. Quando infatti per qualsiasi motivo (morte prematura, incapacità o abbandono) un bambino viene privato dei genitori naturali, la scelta dei genitori più adatti viene fatta dallo Stato nel superiore interesse del bambino stesso. Insisto su questo perché se si assume invece il punto di vista dell’adulto che aspira all’adozione, si crea una distorsione automatica nel rapporto tra la comunità e la tutela dei bambini, specialmente di quelli più fragili. Non si deve passare dal ragionare in termini di genitori migliori possibili per quel determinato bambino al bambino migliore possibile per quella determinata coppia/famiglia/adulto. Invece questo cambiamento di prospettiva, giuridicamente assurdo, sta diventando l’elemento principale del dibattito pubblico in tema di adozioni.

I bambini con una qualsiasi disabilità – che il linguaggio delle adozioni chiama «con bisogni educativi speciali» – sono, loro malgrado e in modo implicito, al centro di questo dibattito. Sono la pietra scartata dai costruttori che sta a noi far diventare e rimanere testata d’angolo della società, come ogni altro bambino.
I minori con disabilità sono al centro di molte trasformazioni avvenute negli ultimi decenni: il progresso medico in tema di diagnosi prenatali e fecondazione assistita ha da un lato ridotto il numero di bambini con disabilità adottabili, dall’altro ha portato molte coppie a scegliere la fecondazione assistita come alternativa all’adozione, semmai spostata più avanti nel tempo. La trasformazione è avvenuta in modo particolarmente evidente nelle adozioni internazionali: negli ultimi vent’anni, alcuni dei Paesi tradizionalmente di provenienza dei bambini (Russia e Cina su tutti) hanno invece implementato l’adozione nazionale, riducendo notevolmente il numero di minori avviati a quella internazionale. E tra questi ultimi sono diventati preponderanti i minori molto grandi e quelli con difficoltà fisiche o intellettive. Dei 1394 bambini arrivati in Italia nel 2018, ben 981 (cioè il 70%) hanno «bisogni educativi speciali». Tra questi, 297 presentano una disabilità, cioè oltre il 20% di tutti i bambini arrivati.

I minori «con bisogni speciali» sono più esposti all’abbandono, e a un periodo più lungo di attesa per trovare qualcuno che li accolga. Così, se si pensa all’adozione come al diritto di diventare genitori, è chiaro che per loro aumenteranno sempre più le difficoltà di trovare una famiglia. Ma se invece si pensa all’adozione come la risposta al bisogno del minore, ecco che in cima alla lista ci saranno proprio i bambini più fragili.
Queste adozioni sono scelte generose e impegnative che incarnano davvero lo spirito di accoglienza invocato dalla legge nei richiedenti. Non bisogna mai dimenticare che tutti i bambini dati in adozione, a prescindere dall’età e dai motivi che l’abbiano determinata, sono vittime del trauma dell’abbandono, che andrà a sommarsi alle difficoltà specifiche della disabilità. Per questo è fondamentale trovare famiglie disposte ad accoglierli. È vero, come sanno bene i lettori di Ombre e Luci, che è molto impegnativo crescere un figlio con disabilità, ma è possibile. Serve però essere preparati e formati alle dinamiche di crescita tipiche dell’adozione e della disabilità. Servono comunità e reti di riferimento per sostenere nei momenti critici che inevitabilmente arriveranno. Servono gli strumenti pedagogici e un’enorme riserva d’amore per affrontare le domande che il minore si porrà crescendo. E servono servizi pubblici in grado di accompagnare nella scelta i genitori, e nella crescita il bambino/ragazzo.

In base alla legge italiana sulle adozioni (184/1983), laddove sia impossibile trovare una coppia idonea, il tribunale può dare in adozione la/il minore con disabilità anche ad adulti singoli. Questa previsione – che rientra tra le adozioni particolari (artt. 44 e segg.) – rappresenta una fattispecie eccezionale utilizzabile per i minori da più tempo in attesa di adozione.

Molti bambini adottabili, specialmente con disabilità gravi e gravissime, rimangono tanto tempo in strutture residenziali (case famiglia e comunità) attendendo un’adozione che spesso non arriverà mai. Il più delle volte, infatti, la fine della loro permanenza nella struttura coincide con il raggiungimento della maggiore età quando saranno trasferiti in residenze per adulti, senza aver mai potuto vivere l’esperienza di accoglienza in una famiglia.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 152, 2020

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SOMMARIO

Editoriale
Biglietti e disegni di Cristina Tersigni

Focus: Adozione
Già nostro figlio di Paolo Catapano
Un gatto, la comunità e il nostro apartheid di Giulia Galeotti
Vangelo, immaginazione, intelligenza di Dorota Swat
Il diritto di chi? di Antonio Mazzarotto

Intervista
Quel che la Convenzione dice (e non dice) di Lars Porsenna

Testimonianze
Cosa si potrebbe imparare dai banchi monoposto? di Laura Coccia

Dall'archivio
Paolo e Chiara di Irma Fornari

Associazioni
Cosa c'è oltre la scuola? di Monica Leggeri

Fede e Luce
Guida per le comunità di Lucia Casella

Spettacoli
Riappropriarsi della propria firma di Claudio Cinus

Dialogo Aperto
In ricordo di Aldo di Maria Goffi e Flora Atlante
Periodo pesante, su spalle e cuore di Elisa Sturlese
Un dialogo aperto molto speciale!

Vita Fede e Luce n.152

Libri
Mia sorella mi rompe le balle di Damiano e Margherita Tercon
I disegni segreti di Véronique Massenot e Bruno Pilorget
Viaggio Italia around the world di Danilo Ragona, Luca Paiardi e Marcello Restaldi
Grazie, papà Don Carlo a cura di Sergio Didonè

Diari
Ho votato di Benedetta Mattei
Io non lo so cosa mi aspetto dal futuro di Giovanni Grossi

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Il diritto di chi? ultima modifica: 2021-02-24T00:05:53+00:00 da Antonio Mazzarotto

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