Dolore, rabbia, angoscia ma anche un po’ di calore. Sono diversi i sentimenti che provoca la lettura de Il caso Potenzoni (Einaudi 2021), il libro in cui Federica Sciarelli ricostruisce la tragica vicenda di Daniele Potenzoni, scomparso nel nulla a Roma il 10 giugno 2015.

Il volto inconfondibile di questo ragazzo dal naso un po’ schiacciato, forse lo ricorderete, e anche i fatti che l’hanno visto al centro della cronaca. Daniele era giunto nella capitale per una gita di qualche giorno con il centro diurno frequentato a casa, a Pantigliate, in provincia di Milano. Un attimo prima di prendere la metropolitana a Termini, nella confusione generale, gli accompagnatori lo perdono di vista: da allora Daniele, che soffre di un disturbo mentale, semplicemente scompare. Le ricerche partono tardi, e partono male. «La sera stessa della scomparsa mandammo in onda la sua foto, purtroppo con un drammatico errore. L’infermiere a cui Daniele era affidato – scrive Sciarelli, da anni alla guida della trasmissione Chi l’ha visto? (che riceverà la telefonata disperata del padre) – descrisse il suo abbigliamento in modo erroneo. In una scomparsa le prime ore sono fondamentali, nel caso di Potenzoni in quelle ore la confusione è stata tanta, troppa» (al processo, l’infermiere è stato assolto.). Fatto sta che da quel 10 giugno di 6 anni fa Daniele si è volatilizzato.

Assieme a Francesco, il padre di Daniele, nel libro Sciarelli restituisce la voce al ragazzo scomparso. Ne racconta l’infanzia, la nascita dei fratelli minori, l’adolescenza, durante la quale, frequenta il gruppo locale di Fede e Luce; una vita serena, gioiosa, piena di energia, amici e impegno per gli altri. Poi, a 17 anni, improvvisamente l’irrompere della malattia. Un’esplosione nella vita di Daniele – e della sua famiglia – anch’essa legata a una scomparsa: il ragazzo era infatti uscito di casa per andare a lavorare (si era offerto di affiancare alla scuola un impegno per concorrere al bilancio familiare), ma al lavoro non era mai giunto. Ore dopo, il padre lo ritrova seduto su una panchina: Daniele guarda perdutamente nel vuoto, incapace di reagire a qualsiasi stimolo. È tutta la vita che va ridefinita, riorientata, davanti alla malattia di Daniele. Pezzo dopo pezzo – grazie anche all’amore dei suoi familiari e al senso di comunità – la vita riprende; la malattia c’è, i momenti difficili pure, ma un nuovo e delicato equilibrio viene raggiunto. Fino a quel 10 giugno di 6 anni fa.

E qui, al dolore per la malattia di Daniele, si aggiungono l’angoscia (pensarlo solo, in una città che non conosce, senza farmaci, senza soldi) e, soprattutto, la rabbia per una scomparsa che poteva e doveva essere evitata.

Anche da questa vicenda emerge l’approssimazione che regna attorno alle persone con problemi mentali da parte di chi dovrebbe prendersene cura. Non è tanto e solo il problema dei singoli, ma dell’intero quadro: quali sono i criteri che reggono l’affidamento di persone non autosufficienti? Il principio fondante è la gestione di “numeri” o la ricerca di una vera relazione con la persona fragile? Perché, ad esempio, la questione di quanti operatori dovrebbero accompagnare donne e uomini incapaci di provvedere a se stesse, rivela molto di come quelle donne e quegli uomini vengono considerati. Numeri, appunto, non – invece – persone malate.

Ascoltando la storia di Daniele, però, si prova anche gratitudine. È meraviglioso, infatti, il calore che circonda il ragazzo. E il senso della comunità che ne risulta. Quando, ad esempio, Daniele scompare nel nulla, «quindici ragazzi nostri» partono alla volta di Roma. Sembra di vederli, i ragazzi di Pantigliate che dalla Lombardia piombano a Roma, setacciandola palmo a palmo per ritrovare il loro amico. «Raramente ho visto una mobilitazione popolare così tenace», commenta Sciarelli: la storia di Daniele dimostra come davvero si sia trattato di una mobilitazione frutto di anni di vicinanza, di cura, di problemi condivisi.

E sembra di vederlo questo padre rimasto per mesi e mesi in una città non sua, pronto a scattare a ogni avvistamento; sembra di vederlo mentre poi ritorna a casa, senza però arrendersi. Lo sentiamo così vicino questo padre. «Avrà freddo, avrà fame? Per favore non smettete di cercare».

Il caso Potenzoni - Copertina

Il caso Potenzoni

Autore: Federica Sciarelli (con Francesco Potenzoni)
Editore: Einaudi
Pubblicato: Pagine: 240
Prezzo: 17€
ISBN: 9788806250645

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Il caso Potenzoni di Federica Sciarelli – Recensione ultima modifica: 2021-10-20T15:42:01+00:00 da Giulia Galeotti

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