Quando si entra in un tunnel, si vede solo buio, ombre, e più è lungo più ci può assalire la paura, l’angoscia, la solitudine, la tensione, il panico, l’ombra della morte; ma appena si intravvede un po’ di luce alla fine del tunnel tutto diventa energia per correre, correre e uscire alla luce.
Il 2020 per me è stato così; ma lo è stato per milioni di persone, secondo il luogo di vita, il contesto familiare e sociale.
Insieme con la mia famiglia, nel bel mezzo del 2020 siamo entrati nel tunnel. Ah dimenticavo, devo presentarvi i miei tesori: fratello Giorgio 60 anni, e sorella Cristina di 54 anni, entrambi con disabilità grave al 100% ed io; attorno a noi decine e decine di animali domestici, visto che abitiamo in campagna. A marzo come ben si sa è arrivato questo mostriciattolo virus che ci ha portati tutti in isolamento. Tutto bloccato, tutto chiuso, tutto buio, senza saperlo da un giorno all’altro ci siamo trovati trasportati nel tunnel. Improvvisamente abbiamo dovuto lasciare alle spalle tutte le cose, le attività che riempivano le nostre giornate, e chiusi in casa. E questa era già una fortuna, diversamente poteva essere l’ospedale o strutture sanitarie. E qui non posso dimenticare tutti coloro che hanno trovato la morte, la sofferenza, la disperazione, la solitudine.
Ma ritorno alla mia famiglia: Giorgio e Cristina, come tutti hanno dovuto restare a casa dal CEOD per tre/quattro mesi, non ho più presente quanto… E siamo stati qui insieme. Anche se con loro vivo da sola ormai da 8 anni, il ritmo, le faccende, il prendermi cura di loro e della casa è tutto quotidianità, ma la fatica e la pesantezza ad un certo punto si è fatta sentire, dovuta anche dalla solitudine sociale e comunitaria che giorno dopo giorno mi ha svuotato. Ad un certo punto ho ceduto, e per forza di cose ho dovuto ricorrere ad una struttura privata in città (una RSA per disabili). E così con sofferenza e fatica ho consegnato i miei fratelli. Cristina è rimasta lì un mese, Giorgio due, per problemi che sono subentrati in seguito. Il vissuto di quel periodo di lontananza forzata, di distacco, con l’impossibilità di far loro visita è stato un calvario. In realtà si poteva anche andare a trovarli, ma separati da due metri e da un vetro. Una situazione disumana per persone che hanno come solo linguaggio il contatto fisico. E ho rifiutato questo, era per me una violenza, così anche per loro; una violazione dei diritti umani.
La strada del calvario l’abbiamo percorsa tutta, fino in cima. Il giorno che sono andata a prendere Giorgio è stato il giorno della passione. Era molto provato, dimagrito, pallido, spento, senza sorriso: ho pensato la morte. L’impatto che ho avuto non ha parole. Ma il giorno dopo è iniziata una nuova vita. Dovevo fare di tutto, dovevo fare il possibile, DOVEVO. Sostenuta e incoraggiata da una persona molto cara e paziente che mi ha dato molta fiducia, e con la forza di volontà che mi veniva dall’alto, il Signore mi ha dato la grazia di rimettermi in cammino con Giorgio e Cristina: e oggi guardandoli – soprattutto lui – penso che abbiamo vissuto un miracolo.
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Avevamo salito il calvario, ora ci aspettava solo una nuova luce, la resurrezione, una nuova vita. Giorgio e Cristina sono il dono più bello che potessi ricevere, perle preziose ricevute in eredità dai genitori, per grazia di Dio. Infatti sono sempre più convinta che tutto era predestinato, e Lui ha voluto mettermi a fianco due sostegni. Non sono io a prendermi cura di Giorgio e Cristina, ma il Signore tramite loro si prende cura di me. E il Signore oggi, proprio tramite la separazione forzata, mi ha condotta e preparata a riceverli dalle sue stesse mani per vivere insieme una nuova vita. È meraviglioso!!! Sì, dopo la passione c’è la resurrezione. Noi ne siamo testimoni.
E concludo con le parole di una canzone che in questi giorni ascolto spesso e che esprime il vissuto.
Questo è il luogo che Dio ha scelto per te,
questo è il tempo pensato per te.
Quella che vedi è la strada che Lui traccerà,
quello che senti l’amore che mai finirà.
E andremo, annunceremo che in Lui tutto è possibile,
e andremo, annunceremo che nulla ci può vincere
perché abbiamo udito le sue parole,
perché abbiamo veduto vite cambiare,
perché abbiamo visto l’amore vincere.
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