Ci era già piaciuta al lancio, e ora che si è conclusa Atypical si conferma come una delle serie che meglio rappresenta le dinamiche relazionali di un ragazzo autistico. La quarta e ultima stagione della serie creata da Robia Rashid è uscita il 9 luglio su Netflix, con dieci episodi immediatamente disponibili: quale migliore occasione, ora che l’estate ci concede un po’ di riposo, di goderseli tutti d’un fiato? Anche perché, nel formato da mezz’ora, un episodio tira letteralmente l’altro.
«Vorrei visitare l’Antartide» è una delle prime cose che Sam dice all’inizio della serie; l’immensa distesa di ghiaccio lo tranquillizza perché lì non ci sono persone, non ci sono quei confini – fisici e mentali – che lo mettono in crisi nella vita quotidiana. L’autismo di Sam gli impedisce di vivere una vita tipica, con gli ostacoli insignificanti per la maggior parte delle persone (come la forma concava del sedile di un autobus, o l’amico che parla mentre lava i piatti) che diventano per lui motivo di nervosismo.
Nei quasi quaranta episodi della serie, conosciamo lati di Sam che aiutano a “tipicizzarlo”: lo vediamo in una relazione con Paige, la sua ragazza; ha un lavoro in un negozio di elettronica; va a vivere da solo con il migliore amico; e verso gli ultimi episodi riaffiorerà in lui il desiderio di visitare il continente ghiacciato, grazie a un progetto universitario.
Ed è proprio il viaggio in Antartide a porsi come cartina di tornasole per la vita di Sam. È un luogo affascinante ma anche inospitale: come può un ragazzo autistico affrontare una traversata di quel genere? Quali sono gli ostacoli che può superare, abbracciandoli e accettandoli per quelli che sono? La magia di Atypical sta proprio qui: dopo il percorso emotivo fatto fin lì, si affida alle persone che lo amano e lo sostengono. Sua sorella Casey, l’amico Zahid, Paige, i genitori, con cui si è sempre relazionato con non poche difficoltà, adesso sono le cose più preziose che ha per accettare i suoi limiti, e provare comunque ad andare avanti, aprendo le porte all’avventura della vita.
Quella fotografata da Atypical è un’immagine equilibrata e ottimista dell’autismo, una visione quanto mai necessaria per lo spettatore medio, abituato a una rappresentazione della disabilità molto drammatica o caricaturale. Un equilibrio narrativo che si traduce non tanto nella resa realistica delle stereotipie di Sam, quanto nell’importanza dei legami e della rete di relazione che si crea intorno a lui, per una rappresentazione mai pietistica, mai consolatoria, ma potente ed esemplare.
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