«Enza all’anagrafe e questo è già un programma! Mi ritengo infatti un suffisso… mi ritrovo in tante parole: provvid-enza, suffici-enza, val-enza…! Ho 54 anni e sono professoressa al triennio di un liceo scientifico di matematica e fisica, discipline che amo e che mi sono servite spesso per vivere meglio».
Come hai conosciuto Fede e Luce e cosa ti ha fatto restare?
Ho incontrato Fede e Luce in un momento di fragilità e sofferenza personale, in cui avevo bisogno di conoscere ed accogliere la parte ferita di me stessa, la parte che necessitava di attenzione. Pensavo all’inizio di dare qualcosa ma sono rimasta perché tanto ho ricevuto. Cosa? L’abbraccio dei ragazzi con handicap, credo, mi ha salvato. Ricordo ancora il momento, il luogo, l’ora. Mi sentivo così indifesa… Giovanni e Gaetano si sono seduti accanto a me, uno alla mia destra l’altro alla mia sinistra ed è come se stessero sanando il mio bisogno di attenzione di quel momento. Jean Vanier dice che i ragazzi hanno mani tanto piccole da entrare tra le grate nelle quali abbiamo chiuso il nostro cuore.
Poi sei diventata responsabile: le elezioni sono momenti particolari e tu ne hai vissute a vari livelli…
Coglievo un profondo senso di gratitudine nel ricevere una grazia di stato perché le persone avessero fiducia in me, la bellezza di un compito affidatomi, una vita e una speranza che facevano germogliare tutto. La responsabilità ai livelli di comunità, di regione, nazionale mi ha insegnato a ridimensionarmi, ad affidarmi, a vivere come se tutto dipendesse da me e che niente sarebbe migliorato solo per merito mio. A non impadronirmi della realtà che viene consegnata e, allo stesso tempo, che una responsabilità va assunta in pieno.
Era difficile poterci inserire un’esperienza di pura amicizia
Nel 2002 hai partecipato al passaggio dell’associazione a Onlus: è stata una crescita di consapevolezza per il Movimento?
Eccome! Nel bene e nel male questi momenti sono occasioni di confronto. La questione allora era se diventare Associazione di volontariato. Il termine “volontariato”, senza dubbio di grande valore, sembrava però tanto inopportuno per noi fedeelucini: era difficile poter inserire un’esperienza di pura amicizia, di scambio e condivisione nella categoria del volontariato. Si sono studiate tutte le sfaccettature legali e amministrative, convenendo che la veste più opportuna per noi fosse divenire una Onlus.
Da responsabile nazionale, poi, hai seguito l’avvio delle tre Province e la costituzione nel 2009 di un vero e proprio CDA: cosa ha significato questo passaggio per Fede e Luce Italia?
Un motto: credere, credere, credere. Anche quando è stata avviata la suddivisione in tre province. Nonostante la preoccupazione che ci si allontanasse, c’era la forte convinzione che le comunità e le regioni potessero essere seguite più da vicino e che questa responsabilità dovesse essere distribuita secondo un’impostazione nuova. L’allora Consiglio Nazionale aveva, tra l’altro, l’incombenza di occuparsi di tutte le questioni legali, amministrative, di rappresentanza… C’era la necessità di un organo che sollevasse il Consiglio del Movimento perché seguisse la visione e il carisma di Fede e Luce. Anche riguardo a questo c’è stata la preoccupazione di creare realtà che potessero entrare in conflitto. Si è discusso per mesi interi, mettendo nero su bianco i compiti del Consiglio del Movimento e quelli del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione. Mi ricordo che, dopo giorni, settimane, mesi di confronto, quando si era già pronti al momento decisionale ed elettivo, arrivò una telefonata di un Consigliere molto spaventato che metteva in discussione tutto. Ho cercato, in quell’occasione, di non farmi prendere dal panico, dalla rabbia o dal fastidio. Ho raccolto tutta la mia fede per il percorso che era stato realizzato fino a quel momento, ho rassicurato ed è andato tutto bene.
Persone, incontri particolari?
I nostri assistenti spirituali, i nostri sacerdoti. Sono speciali perché hanno compreso profondamente il senso di Fede e Luce. Perché non vengono ad offrire un servizio, una prestazione. Perché Fede e Luce fa parte della loro esistenza. Perché non c’è luogo o spazio o tempo in cui non portano il messaggio di Fede e Luce. Perché questo messaggio lo hanno dentro.
Il cardinale Martini – vescovo referente del movimento anche quando ero responsabile nazionale – incontrava Il Consiglio Nazionale una volta all’anno. Un uomo dall’intelligenza straordinaria, da un acume fuori dal normale. Rispondeva alle nostre domande (tra l’altro estemporanee) in maniera così specifica ed appropriata da lasciare sorpresi. Pur non facendo parte del Movimento nel senso di partecipare costantemente agli incontri, ne aveva colto in pieno l’essenza. Abbiamo raccolto quei dialoghi in un opuscolo, La piccola chiave.
Cosa può dire ancora Fede e Luce?
Me lo chiedo costantemente. Quando è nata Fede e Luce a Mazara, dove vivo, tante realtà non esistevano. Per tante famiglie ha costituito il modo di uscire dal dolore e dall’isolamento. Ha costituito il luogo dove poter vivere momenti di condivisione per tirar fuori il proprio vissuto. Adesso fioriscono tantissime realtà, ma credo che Fede e Luce resti unica nel suo genere perché vede insieme tre componenti: genitori, ragazzi, amici. Perché ancora si condividono gioie e dolori, si condivide il quotidiano. Perché per tanti ha significato una famiglia a cui appartenere. Certo non mancano le incomprensioni e le fatiche come in tutte le realtà. Si invecchia, ma anche questo fa parte della vita.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 148, 2019
SOMMARIO
Editoriale
Sconvolti e trasformati di Cristina Tersigni
Focus: L'incontro con la disabilità
La mia caduta da cavallo di Annick Donelli
Quegli anni tra Boston e Chicago di Luca Badetti
Tenera e magnetica di Serena Sillitto
Vittorio e la zia Minni di Maria Novella Pulieri
Intervista
Unica nel suo genere di Cristina Tersigni
Testimonianze
Lo sguardo sulla persona con disabilità di Nicla Bettazzi
Dall'archivio
Per la prima volta lontano da me di Rita Ozzimo
Associazioni
Una breccia nel muro di Cristina Tersigni
Fede e Luce
Chiamare per nome la paura della Comunità Edelweiss
Spettacoli
Non tutto è buio di Claudio Cinus
Rubriche
Dialogo Aperto n. 148
Vita Fede e Luce n. 148
Libri
La straniera di Claudia Durastanti
Who Is My Neighbor? di Amy-Jill Levine e Sandy Eisenberg Sasso
Vite straordinarie 2 di Superabile INAIL
Con occhi di padre di Igor Salamone
Diari
In curva sud di Benedetta Mattei
Mio cugino Paolo di Giovanni Grossi