Un film dedicato alle migliaia di bambini costretti al lavoro minorile. Questo, per il regista iraniano Majid Majidi, è il suo “Khōrshīd” (Sun Children nella versione internazionale). L’ispirazione per raccontare le difficili condizioni dei bambini di strada di Teheran gli è venuta quando ha scoperto l’esistenza di un istituto scolastico, sovvenzionato da donazioni private, che forniva un’istruzione e qualche prospettiva futura a chi altrimenti avrebbe dovuto trascorrere l’intera infanzia soltanto a lavorare. Sono bambini scaltri per necessità, che vivono perlopiù per strada; hanno genitori in galera o drogati, o addirittura morti.
Il regista adotta un doppio registro: uno neorealista per mostrare il funzionamento della scuola e di chi ci lavora con impegno, uno “di genere” per richiamare in parte i film di evasione, in parte i film avventurosi per ragazzi. Un gruppo di quattro bambini, una vera e propria banda di strada, riceve da un anziano criminale il compito di scavare un tunnel proprio sotto quella scuola, per poter recuperare un fantomatico “tesoro”; i ragazzi pertanto fanno di tutto per farsi ammettere – non perché interessati a studiare ma per poter scavare il tunnel – e vengono aiutati dal vicepreside che ne ammira (e ne equivoca) la perseveranza.
La parte realistica è un po’ didascalica, per quanto narrata con un sincero intento di divulgazione sociale; ma funziona abbastanza bene l’abbinamento con la parte “di genere” che ricorda tante storie di fughe dalle prigioni o tentativi avventurosi di furti, qui con il valore aggiunto della freschezza dei bambini protagonisti; ai quali capita davvero un’occasione di migliorare la propria vita, almeno se si accorgeranno che quell’occasione non è sotto terra, ma dentro un’aula.
Gli altri film di Venezia 77:
Oaza di Ivan Ikić
Listen di Ana Rocha de Sousa
The Man Who Sold His Skin di Kaouther Ben Hania
Final Account di Luke Holland
The Best Is Yet To Come di Wang Jing