Ombre e Luci è la nostra testata, il nostro motto, le tre parole che riflettono il modo in cui – da quasi quarant’anni ormai – raccontiamo e viviamo il mondo della disabilità e della fragilità. Ma questa volta il buio è totale. Perché le ombre si fanno densissime quando si tratta di raccontare l’operazione T4, e cioè lo sterminio su larga scala delle persone con disabilità ideato e praticato dal nazismo. La Germania non è stata la sola nazione a commettere questo crimine (sull’eugenetica dei cosiddetti paesi buoni dovremo tornare), ma in prossimità della Giornata della memoria è necessario ricordare come assieme a ebrei, zingari, omosessuali, testimoni di Geova e avversari politici, anche neonati, bambini, adolescenti, adulti e anziani di ambo i sessi con disabilità furono oggetto di una sistematica politica di morte. Il nome dell’operazione si deve a una strada berlinese, la Tiergarten Straße, al cui civico 4 si trovava la villa confiscata a una famiglia ebrea, sede dell’ufficio responsabile. Messo a punto nel 1936, ufficialmente sospeso nel 1941 per le proteste di parte della popolazione e i coraggiosi sermoni del vescovo Clemens von Galen, ma di fatto condotto fino al 1945, lo sterminio delle «vite indegne di essere vissute» ebbe ufficialmente inizio nell’ottobre 1939: in una lettera volutamente vaga per permettere alla fantasia degli “specialisti” di sbizzarrirsi, Hitler autorizzava la «concessione di una morte pietosa ai pazienti considerati incurabili». Il bilancio finale fu di circa 250.000 persone uccise, tra cui 5.000 bambini, il più delle volte dopo essere state sottoposte a terribili sofferenze e a esperimenti criminali. Un bilancio reso ancor più amaro dal fatto che diversi zelanti responsabili – come il medico austriaco Heinrich Gros, che dopo la guerra ebbe una lunga e brillante carriera come psichiatra forense – sono di fatto rimasti impuniti. Oggetto di ricerca storica dopo un iniziale oblio, l’operazione T4 è diventata di recente argomento di saggi scientifici (come ad esempio I bambini di Asperger o Zavorre e I Prescelti), romanzi, mostre, spettacoli teatrali e film, di cui vi citiamo alcuni esempi. Una lettura, un ascolto e una visione decisamente difficili, ma doverosi. Non solo perché ricordare è innanzitutto un dovere verso le vittime («Ho voluto che quei nomi e volti potessero tornare a essere degli individui» ha dichiarato Steve Sem-Sandberg, autore de I prescelti), ma perché ricordare è la sola luce che ci resta per non perderci nelle tenebre. E cercare di non sbagliare più.
Speciale Aktion T4
Lo sterminio delle persone con disabilità
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