Lo sport insegna che le regole sono uguali per tutti. Tutti i giocatori, tutti gli atleti, devono sottostare per poter giocare insieme, a prescindere dall’orientamento sessuale, dal genere, dalle diverse abilità, dalla nazionalità, dalla religione o dal colore della pelle.
Il racconto dell’aggressione subita dalla giocatrice e atleta della nazionale italiana dimostra come la paura del diverso sia insita in troppi. Beatrice infatti è stata aggredita perché di origine rumena e perché disabile e suo padre ha subito un pestaggio perché ha tentato di difenderla. La paura del diverso, la paura di ciò che è ignoto e l’ignoranza si combattono con la cultura. Un principio ovvio, lapalissiano verrebbe da dire, ma purtroppo dobbiamo comprendere come sia urgente una campagna a tappeto per sensibilizzare contro le discriminazioni di tipo razziale, religioso, a causa di una disabilità… Mi auguro che Beatrice Ion venga invitata nelle scuole, nelle università e nei luoghi di cultura per raccontare la sua esperienza, non solo l’aggressione che ha subito insieme a suo padre, ma anche la sua passione per lo sport, per il basket, per la vita.
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