estival dei Diritti Umani –
Avanzando qualche riserva, Cristina Tersigni ci racconta il festival dei Diritti Umani edizione 2020 (Da vicino nessuno è disabile) appena conclusosi a Milano, e trasmesso rigorosamente on-line. Quattro giorni che hanno brillato soprattutto per la selezione di foto, corti e documentari (Claudio Cinus ce ne racconta due: When We Walk e À l’école des Philosophes). Si poteva fare meglio, ma è comunque un primo passo per un Paese come l’Italia che – lo ha sottolineato Luigi Manconi – sembra avere una “ostinatissima arretratezza nel senso civile” nei confronti delle persone con disabilità.Pranzi di pianerottolo – Emanuela il mercoledì sera tira fuori le patate e la farina: il giorno dopo sua madre non deve dimenticare di preparare gli gnocchi. Per loro e per i dentisti amici di pianerottolo. Anche ora, tra guanti e mascherine. “Senza assistenza domiciliare e centro diurno per restare al riparo dall’epidemia di coronavirus, cucino ben più del solito”, racconta Nunzia Giancola (dandoci qualche suggerimento, anche se sarà dura senza Emanuela a farci da promemoria).
Protagonisti – “Nell’Antica Grecia era vietato alle donne fare le attrici, ed erano perciò gli uomini a interpretare i ruoli femminili. Se qualcuno piombasse sulla terra in questo 2020 potrebbe facilmente credere che un analogo divieto viga in tema di schermo e disabilità: nella stragrande maggioranza dei casi, infatti – scrive Giulia Galeotti – sono attori e attrici normodotati a interpretare personaggi con handicap”. Partendo da questa assenza, con il focus del nuovo Ombre e Luci (che poi è il n. 150!) vi raccontiamo le volte in cui la disabilità è invece protagonista dello schermo: che si tratti di un attore italiano costretto a tuffarsi in boxer (Daniele Cogliandro) o di un’attrice inglese così convincente al provino da far riscrivere la trama di una serie tv (Ruth Madeley), di cartoni animati o della famiglia Ruderman, la cui fondazione promuove una corretta rappresentazione dell’handicap sullo schermo. Non sono dettagli: vedere la disabilità significa accettarla; e vederla ben raccontata significa accertarla nel modo giusto. Tra gli articoli del numero, la forte e poetica testimonianza di Lucina Spaccia e il progetto Sensuability su sesso e disabilità (Matteo Cinti). E poi i viaggi di Ombre e Luci: con l’intervista di Cristina Tersigni a Olga Gurevitch arriviamo fino in Russia, mentre Enrica Riera ripercorre l’itinerario al contrario di don Panizza, prete operaio che nel 1976 lascia la Lombardia per Lamezia Terme. Il resto, lo scoprirete da soli ricordando però, sempre, come scrive Tersigni nell’editoriale, che “la speranza fiorisce nell’essere insieme”.
Il blog di Benedetta
La freccia di viale Marconi
La professoressa di ginnastica ci fa fare i compiti anche ora che stiamo a casa. Io sono contenta. Ci manda le fotografie con gli esercizi che dobbiamo fare a casa. Continua a leggere…
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