Tanti eventi hanno dovuto essere rimandati per le misure preventive contro il diffondersi del contagio di covid-19. Uno di questi è il giubileo per i trent’anni del Carro. La comunità di accoglienza di persone con disabilità di via Strampelli a Roma aveva progettato tre appuntamenti mensili di formazione, la domenica pomeriggio quando la comunità solitamente apre le porte agli amici per la celebrazione eucaristica e una cena conviviale. E poi una grande festa a giugno. I tre appuntamenti sarebbero stati arricchiti, per l’occasione, da un dibattito stimolato e moderato da un testimone esterno alla comunità . L’intento era quello di approfondire – insieme a quanti, più o meno assiduamente, circondano la comunità – le dimensioni dell’accoglienza nella fragilità , della condivisione in uno stile di vita familiare e della testimonianza nell’esser parte della Chiesa e del mondo.
Poi è arrivato il covid-19 che ha scombussolato tutti i progetti… E il Carro, come altre realtĂ simili, ha dovuto mettersi in protezione e chiudersi all’esterno, come d’altronde tutte le famiglie. Chiudersi certo, non del tutto però… Matteo Mazzarotto e Ivana Perri– la coppia che con la propria famiglia ha da sempre accompagnato e seguito la comunitĂ scegliendo di vivere a fianco delle persone accolte – hanno cominciato a inviare una cronaca settimanale della vita durante l’isolamento. Così la prima cosa che in tanti abbiamo scoperto è che la zona in cui è situata la casa famiglia è denominata “Montemigliore”: in effetti la campagna è molto bella e se la sua distanza dalla città è sempre stata una difficoltĂ , «mai come in questo momento – scrivono – riconosciamo il privilegio di vivere in questo posto, dove qualitĂ e quantitĂ degli spazi ci consentono di muoverci, stare all’aria aperta… e mantenere le distanze!».
Ogni ospite (da leggere anche nel significato di colui che accoglie) non smette di essere parte della società per la sua disabilità : questa situazione è divenuta così anche «occasione per svolgere un ulteriore lavoro educativo: insegnare a tutti a mantenere le distanze, rispettare le regole, diventare consapevoli, almeno in parte, di quanto succede». In casa famiglia sono pienamente convinti che nessuno smette mai di imparare, nei limiti delle proprie possibilità . Abbiamo appreso che le difficoltà delle prime due settimane nel reperire mascherine sufficienti sono state superate, alleggerendo lo stress della gestione della vita quotidiana; i rialzi febbrili, seppur non insoliti e puntualmente segnalati agli enti di vigilanza preposti, hanno chiaramente destato qualche preoccupazione presto rientrata.
In mancanza delle attivitĂ esterne e degli incontri mensili, sono state inaugurate nuove attivitĂ comunitarie: il cinema in sala polifunzionale la domenica pomeriggio, “con ricca dotazione di popcorn, come da regolamento!”. Sono state scoperte le videochiamate con i familiari, connessione ballerina permettendo; è stato festeggiato come tradizione il compleanno di Stefano con una bella torta. Poi, «dopo una “strana” Settimana Santa, finalmente celebriamo la speranza, la luce, la voglia di rinascere a vita nuova. Qui in ComunitĂ abbiamo “reinventato” i riti del triduo pasquale, pregando insieme il Giovedì e il Venerdì Santo, prima di seguire in TV le liturgie celebrate da papa Francesco. Tutti sono stati molto partecipi, consapevoli anche del momento così speciale». Domenica, «tutti a seguire la messa da San Pietro e soprattutto la benedizione Urbi et Orbi, che piace tanto a Stefano; ma secondo lui non c’è stata, perchĂ© non ha visto il Papa alla “Loggia”, come dice lui…!». Uno degli amici esterni al Carro, nel ringraziare Matteo e Ivana di questi brevi racconti settimanali corredati di qualche fotografia, ha scritto che ci hanno consentito di “essere piĂą vicini”. Uno sforzo in piĂą per loro, senza dubbio. Per noi un motivo per ringraziare di questi trent’anni tesi a realizzare un luogo di rara relazione autentica. Ricordandoci che una realtĂ come il Carro ha bisogno di molti amici – non solo di quelli che ci abitano o ci lavorano – perchĂ© porti frutto nel presente che vogliamo realizzare. Con sempre meno solitudini fragili e diffuse. «La vita va avanti, con le sue fatiche ma anche, e soprattutto, con tutti i suoi doni, che per noi qui al Carro sono soprattutto quelli dell’amicizia, della relazione, della festa… in una parola, il dono della comunitĂ , che ci consente di non essere mai soli». La formazione giubilare, nei limiti concessi dalla situazione, credo sia andata come previsto.
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