Stephan Posner e Stacy Cates-Carney, i responsabili dell’Arca Internazionale, hanno guidato la formazione sostenendo ed incoraggiando le comunità nella ricerca di un nuovo terreno su cui poggiare i piedi per ritrovare stabilità. Ognuno di noi ha rivolto molte domande ai responsabili, per molti è stato difficile comunicare alla propria comunità ciò che è emerso dall’inchiesta e, ancor di più, elaborarlo. C’è chi esprime incredulità e smarrimento ancora oggi.
Stephan e Stacy hanno guidato il processo dell’inchiesta con cura e attenzione ai fatti, prendendo decisioni con la certezza che fossero nel miglior interesse della missione e dei membri dell’Arche direttamente interessati. E come continuare? L’Arca Internazionale ha intenzione di approfondire ulteriormente le indagini servendosi di una Commissione di studio interdisciplinare formata da specialisti di varie discipline, esterni all’Arca. Il compito della Commissione sarà quello di comprendere meglio il percorso effettuato da Jean Vanier ai tempi della fondazione e di studiare le dinamiche del sistema Arca attraverso interviste a membri e non membri. Saranno accessibili anche fonti provenienti da archivi dei Domenicani e del Vaticano relativi anche all’inchiesta su padre Thomas Philippe.
Anche i testi scritti da Jean Vanier e le interviste che ha rilasciato saranno analizzati da un apposito comitato. In molti di noi è emersa la preoccupazione di dover perdere questo patrimonio di libri e di contenuti così prezioso e ci si è chiesti se sia possibile farne uso nelle comunità o se dover aspettare l’esito delle analisi del comitato. I responsabili internazionali hanno dato piena libertà alle comunità rispetto all’uso dei libri di Jean, possiamo decidere come e se utilizzarli.
È stato interessante anche condividere le diverse modalità con le quali sono state trasmesse le informazioni sull’inchiesta alle persone con disabilità intellettiva: disegni, scenette, racconti facilitati sono stati gli strumenti adottati dalle varie comunità secondo la propria cultura. Per alcune comunità rimane ancora difficile comunicare i risultati su Jean alle persone accolte e anche a questo proposito è stata lasciata molta libertà, con la raccomandazione di valutare che anche nel silenzio c’è un messaggio che arriva, soprattutto a persone speciali e sensibili come quelle di cui ci prendiamo cura.
Dopo questa prima ondata, l’emergenza covid-19 ha fatto il resto. In tempi diversi, a seconda del luogo, le comunità hanno vissuto un isolamento più o meno stretto, alcune hanno subito perdite tra i loro membri facendo l’esperienza di un lutto diverso da qualunque altro. Accanto a questi eventi dolorosi, ogni comunità ha potuto sperimentare una grande creatività: grazie alla tecnologia è stato possibile prendere il tè insieme tra focolari su Skype o Zoom, condividere un saluto o un racconto con videochiamate, dare libero sfogo all’attività artistica disegnando il coronavirus in varie forme, inviare video o foto per continuare a mantenere vivo il legame tra membri della stessa famiglia.
Ciò che ha colpito tutti è stata la grande resilienza dimostrata dalle persone con disabilità, costrette a non mettere fuori il naso, a non andare più al lavoro in laboratorio, a non poter andare più al bar, a non incontrare i propri familiari e i propri amici. Insomma, ci hanno dato proprio una grande lezione.
Durante la formazione abbiamo condiviso tutto questo e tanto altro nella consapevolezza di essere eredi e fondatori al tempo stesso: essere fedeli all’eredità che abbiamo ricevuto all’Arca non vuol dire riproporre ciò che si eredita dal passato, essere fedeli all’eredità vuol dire ritrovare lo spirito della fondazione e portare delle novità. Siamo sicuri del carisma dell’Arca, sappiamo che c’è del terreno su cui poggiare i piedi nonostante i terremoti che viviamo. Ci siamo salutati e abbracciati virtualmente sapendo che solo accogliendo la nostra limitatezza potremo crescere e riuscire a vedere oltre.
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