Caro presidente Sergio Mattarella detto da me il bello, come stai? Io bene però potrei stare meglio ma va benissimo così. Io ti vedo sempre in televisione con mia nonna che ha 92 anni ma però lei non ti vede perché è cieca. Però lei ti sente e io le dico come sei vestito e dove sei così la aiuto. Lei dice pure che conosceva bene tua sorella. Tu mi stai simpatico e sei pure belloccio. Ma devi per forzissima mandarmi a scuola a settembre. Ma non solo a scuola. Pure a ginnastica, a calcio, al mio coro delle Mani Bianche a Testaccio e pure con i miei amici in giro per Roma. Perché io vado in giro da sola e prendo pure l’autobus e la metro. Io sono stata molto brava a scuola e i professori me lo fanno detto e mi hanno dato voti belli. Pure due 10. Ma a scuola si va a scuola e non si sta a casa. A casa non è scuola. Scuola è stare al banco e insieme ai miei compagni e pure ai professori. Scuola è andare a fare colazione al bar e ridere. Io ho fatto tutte le video lezioni e mi hanno detto brava perché non sono mai e poi mai mancata e ho imparato a usare il computer da sola. Mi sono divertita però quella non è la scuola.
Poi io a settembre inizio il terzo anno dell’Alberghiero Gioberti a Trastevere. Ho scelto di fare ricevimento perché mi piace e la professoressa è molto brava con me e mi dice che io posso migliorare tanto. E così io mi impegno. Finora, nei primi due anni, sono andata nella sede a via dei Genovesi. Ma a settembre mi sposto a via della Paglia dove fanno ricevimento. Ma io a via della Paglia ci vogliono andare e conoscere i compagni nuovi e i professori nuovi. Non possono conoscerli a casa. Io lo dico a tutti. Ma qui non mi danno retta. Io volevo andare a scuola e ho detto una bugia a tutti: ho detto che mi ha telefonato Conte per dirmi che si tornava a scuola subitissimo. Non mi ha telefonato. Però io ci ho provato ma mi sa che nessuno mi ha dato retta. Io ho detto a tutti pure che scrivevo a te e tutti mi dicono che faccio bene e mi dicono che cosa devo scriverti. Ma io ti scrivo quello che mi dice la capoccia mia. Io mi diverto a fare tutto ma non mi piace se non me lo fanno fare e mi chiudono in casa. Io a casa ci voglio stare solo a dormire. Sennò si perde solo tempo a stare a casa. Io a nonna ho detto che ti scrivevo e lei dice che faccio bene. Se a settembre non mi fanno andare a via della Paglia e fare lo sport e cantare al coro e in giro per Roma guarda che io ti riscrivo e poi pure un’altra volta. Ora vado al mare in vacanza. Che bello!
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 151, 2020
SOMMARIO
Editoriale
Nutrire talenti di Cristina Tersigni
Focus: Viaggio nell'arte
Il linguaggio dell’arte di Marta de Rino ed Eleonora Secchi
Metti da parte la fretta di Gianni Verni
Ferma lo sguardo di Cristina Tersigni
Estemporanea e personale di Giorgiana Tinazzo
Buongustaio dell’arte di Cristina Tersigni
Intervista
Il diritto a un libro vero di Giulia Galeotti
Testimonianze
Forse una ragione c'è di Stefano Nasuti
Dall'archivio
Un pomeriggio chiamato laboratorio di Francesca Polcaro
Associazioni
Museo per tutti di Cristina Tersigni
Fede e Luce
Noi, non io di Serena Sillitto
Spettacoli
Accarezzando insieme l'erba di Enrica Riera
Rubriche
Dialogo Aperto n. 151
Vita Fede e Luce n. 151
Libri
Il cuore è una selva di Novita Amadei
Il chiosco di Anete Melece
Malintesi di Bertrand Leclair
Un'esperienza personale di Kenzaburo Oe
Diari
Caro presidente Sergio Mattarella di Benedetta Mattei
Natura e musica di Giovanni Grossi
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