Quando ero bambina, cioè tanti anni fa, sui quaderni di scuola rappresentavamo la Pasqua disegnando le campane che suonavano a festa, i rami di pesco fioriti e le rondini che volavano in cielo. Preparavamo con cura la letterina con gli auguri per i genitori, con questi tre simboli, che ancora oggi mi vengono alla mente quando la Pasqua è vicina.
Non oso domandare ai miei nipotini se ancora oggi si disegnano in questo periodo, campane, fiori di pesco e rondini in volo. So che ne resterei delusa.
Eppure, al di là della nostalgia, mi fa piacere pensare ciò che quei disegni rappresentano ancora oggi, quando le campane non suonano quasi più (almeno nelle grandi città), i rami di pesco li vediamo striminziti da qualche fioraio, e le rondini… ma ci sono ancora?
Le campane con la loro voce gioiosa e altalenante, chiamavano a festa, annunciavano il più grande evento della storia del cristianesimo, proclamavano a tutti la risurrezione di Gesù: la fede in questo evento che ci porta la certezza che se Lui è risorto, anche noi siamo chiamati a rimanere in piedi di fronte alla morte. Quella morte che può farci paura, addolorarci, renderci mesti, ma che non ha più l’ultima parola. Che cosa sarebbe il nostro arrancare faticoso dietro Gesù senza la certezza della risurrezione? Ecco perché allora i fiori di pesco ci invitano ad alzare la testa, a ridestarci accompagnati dal risveglio della natura a ritrovare quella speranza che tanto spesso ci abbandona. «L’inverno è passato», «Io faccio nuove tutte le cose».
E il volo delle rondini nel cielo ritornato sereno, ci invitano a quella gioia profonda così rara a vedersi sui nostri volti, piegati così come sono verso la terra con tutti i suoi superflui richiami. Sì, il Signore è risorto, è veramente risorto!
Ritroviamo insieme con coraggio, con fede, con speranza, il desiderio di continuare il nostro cammino che, seppur duro e faticoso, incerto e dubbioso, se resterà intimamente unito alla passione e risurrezione di Gesù, ci porterà fin d’ora la vera gioia.
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