Una delle foto più suggestive vede un bimbo in ciabatte, le braccia aperte come ali, che gioca a fare l’equilibrista sul muro di un edificio distrutto. In tante delle immagini in bianco e nero scattate da Jonathan Boulet–Groulx per accompagnare il libro domina proprio il contrasto tra rassegnazione e speranza, squallore e tenerezza, morte e vita. Nel libro infatti Vanier torna ad affidare alla poesia il racconto di un mondo spaccato: da una parte il dolore innocente di chi soffre malattie, guerra, povertà, vecchiaia, solitudine, dall’altra il malessere colpevole di quanti, restano «prigionieri di abitudini egoiste». Parole e ritratti d’amore si alternano così a pagine di denuncia in cui le lacrime silenziose sul volto dei bimbi o trattenute in occhi adulti sono conseguenza dell’ingiustizia che regola il mondo. «Cuori di pietra», sordi alle grida di dolore, sono immortalati nella loro condizione di monadi tristi che, telefono all’orecchio, camminano in strade affollate come fossero nel deserto. È a questi cuori che il libro parla, chiedendo uno sguardo nuovo che veda nella fragilità non una maledizione, ma un ponte verso l’altro.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 146, 2019
SOMMARIO
Editoriale
Uomo del Regno di Giulia Galeotti
Focus: Jean Vanier
Jean e il carro di Geneviève di Giulia Galeotti
Il coraggio di cambiare di Giulia Galeotti
Levatrice di cose nuove di Cristina Tersigni
Ci ha fatto vedere ciò che non avevamo ancora visto di Andrea Lonardo
Il tesoro nascosto nel campo di Cristina Tersigni
L’autista più illustre di Serena Sillitto
Il tuo ultimo soffio di Angela Grassi
Dall'archivio
Ritrovare la nostra umanità di Jean Vanier
Spettacoli
La tenerezza di Jean in un film di Anne Dagallier
Libri di Jean Vanier
Le grandi domande della vita
Ho incontrato Gesù, mi ha detto: "ti voglio bene"
La comunità, luogo del perdono e della festa
Larmes de silence
Diari
«Daje Benedetta», «Daje tu, bello!» di Benedetta Mattei
Come avrei voluto vederti più spesso di Giovanni Grossi