È ormai decisamente una moda, almeno nei paesi occidentali, andare alla riscoperta delle donne dimenticate del passato. Dal New York Times, che sta pubblicando una serie di ritratti di persone ignorate dalle cronache e dai necrologi del giornale, ai libri italiani per bambini, quel passato orfano di nomi e volti femminili si sta lentamente ricomponendo. Le escluse tornano così in scena, rendendo sempre più difficile raccontare una Storia che le ignori. Ma ovviamente tanti altri esclusi restano fuori fuoco, ed è per ciò un’iniziativa editoriale intelligente quella messa in campo da SuperAbile Magazine che ha pubblicato il volume Vite straordinarie – Storie di donne e uomini che hanno fatto la differenza (Inail 2018). Ventidue vite – undici donne e undici uomini – di persone differenti per epoca, Paese, ambito sociale, tutte però accomunate dalla scelta di vivere la propria esistenza per abbattere le barriere in essere attorno alla disabilità. Per loro stessi e per gli altri.
Musicisti, scienziati, modelle, sportivi, artisti e attivisti provenienti da tutti i continenti; persone sordo cieche, affette da poliomielite o dalla sindrome di Asperger, vittime di incidenti, amputati. Persone che hanno incontrato degli ostacoli nelle loro vite, ostacoli enormi non vissuti però come limiti o impedimenti, ma come impiccio da affrontare, gestire e disinnescare. Persone che, in maniera più o meno consapevole, hanno portato il tema della disabilità al centro del dibattito pubblico.
Il tutto raccontato con un linguaggio semplice che non lascia nulla all’ovvio, sommato a una presentazione grafica – firmata da Corrado Virgili – lontana da ogni retorica: sono questi gli ingredienti che fanno di Vite straordinarie un libro prezioso, anche per lo sguardo generale che offre. Quello, cioè, di una disabilità che non solo si articola in mille rivoli perché non è mai uguale a se stessa, ma che – contrariamente al sentire comune – viene vissuta come uno degli aspetti della personalità umana, senza però esaurirla. Si va – per non citare i più noti – dalla statunitense Lizzie Velasquez al cubano Oney Tapia, dalla giovanissima modella Madeline Stuart alla zoologa Temple Grandin, dalla ballerina indiana Sudha Chandran all’artista inglese Stephen Wiltshire: è ben difficile bollarli semplicemente come disabili. Anzi, Vite straordinarie dimostra che è proprio impossibile.
Musicisti, scienziati, modelle, sportivi, artisti e attivisti provenienti da tutti i continenti; persone sordo cieche, affette da poliomielite o dalla sindrome di Asperger, vittime di incidenti, amputati. Persone che hanno incontrato degli ostacoli nelle loro vite, ostacoli enormi non vissuti però come limiti o impedimenti, ma come impiccio da affrontare, gestire e disinnescare. Persone che, in maniera più o meno consapevole, hanno portato il tema della disabilità al centro del dibattito pubblico.
Il tutto raccontato con un linguaggio semplice che non lascia nulla all’ovvio, sommato a una presentazione grafica – firmata da Corrado Virgili – lontana da ogni retorica: sono questi gli ingredienti che fanno di Vite straordinarie un libro prezioso, anche per lo sguardo generale che offre. Quello, cioè, di una disabilità che non solo si articola in mille rivoli perché non è mai uguale a se stessa, ma che – contrariamente al sentire comune – viene vissuta come uno degli aspetti della personalità umana, senza però esaurirla. Si va – per non citare i più noti – dalla statunitense Lizzie Velasquez al cubano Oney Tapia, dalla giovanissima modella Madeline Stuart alla zoologa Temple Grandin, dalla ballerina indiana Sudha Chandran all’artista inglese Stephen Wiltshire: è ben difficile bollarli semplicemente come disabili. Anzi, Vite straordinarie dimostra che è proprio impossibile.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.144, 2018
Vite straordinarie
ultima modifica: 2018-11-03T09:08:34+00:00
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