Una delle tre fondatrici delle Madri di Piazza de Mayo, Esther temeva ritorsioni dal regime militare del generale Videla e affidò al sacerdote, che aveva lavorato nel suo laboratorio d’analisi e che nel frattempo era diventato provinciale dei gesuiti argentini, la sua ricca biblioteca marxista (“Erano libri che Esther aveva letto, sfogliato, sottolineato. Libri che aveva amato e su cui aveva riflettuto. Per quanto il futuro papa Francesco girasse alla larga dalle teorie marxiste, padre Jorge li nascose e li protesse come fossero persone”).
I timori della donna erano fondati: desaparecida, fu assassinata dai militari con un volo della morte. Per quattro decenni, della biblioteca marxista di Esther si sono perse le tracce: Bruciata? Distrutta? Perduta? Un mistero ora risolto grazie al libro di Scavo.
Ma leggendo queste pagine, emerge un’altra storia raccapricciante. Quando Esther viene sequestrata nella chiesa della Santa Croce a Buenos Aires dall’ex capitano della marina militare Alfredo Astiz l’8 dicembre 1977, non è sola: finiscono con lei nella rete altre undici persone, tra cui madri e familiari di desaparecidos, e due monache francesi. Sono Alice Domon e Leonie Duquet, religiose che si occupano di bambini con disabilità.
A Leonie, in particolare, si è affezionato un maschietto con la sindrome di down, Alejandro. E Alejandro ha un padre particolarmente potente nell’Argentina del tempo, il generale Videla. Il capo della giunta militare, dunque, conosce personalmente le due religiose che sono per lui persone di famiglia. Alejandro – scrive Scavo – “si era così affezionato a suor Leonie che non voleva mai tornare a casa per poter continuare a stare con lei. «Piangeva e urlava perché voleva restare con Leonie» racconta l’anziana sorella Yvonne. Questo non bastò a salvarle la vita. Videla non ebbe pietà delle suore. Ma in verità neanche di suo figlio Alejandro”.
Giulia Galeotti, 2018
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.143, 2015