Che meravigliosa sorpresa l’ultima esortazione apostolica di Papa Francesco. Il titolo ha un’aria festosa “gaudete ed exultate, siate nella gioia e nell’allegria”.
In queste poche righe, vorrei soprattutto condividere con voi qualche riflessione concernente, in special modo, le persone disabili. Innanzitutto il Papa ci invita a scoprire “il santo della porta accanto” colui che appartiene alla “classe media della santità”. Egli vuole ribadire con ulteriore forza la chiamata alla santità per ciascuno di noi: “tu hai una missione unica”. Se non la scopriamo o se non la portiamo a termine, questa mancherà sempre nel Cielo.
All’OCH, a Ombre e Luci, a Fede e Luce, all’Arca e in molti altri movimenti o associazioni, siamo stati portati a scoprire la speciale vocazione delle persone handicappate. Il Papa non le trascura e le ricorda cominciando da quelle più gravemente colpite:
“Dio è là, perché in ciascun fratello, specialmente il più piccolo, fragile, senza difesa, e in colui che è nel bisogno, è presente l’immagine stessa di Dio”.
Ma come essere santi? Gesù lo ha spiegato molto semplicemente, soprattutto insegnandoci le Beatitudini, che sono come la “carta di identità cristiana”. San Vincenzo de Paoli dice che, nell’ambito della santità “i poveri sono i nostri maestri”. Tra questi, molti, per la loro semplicità, per il loro modo di fare, ci ricordano la loro sete di essere amati e di poter amare. Jean Vanier testimonia: “Esiste un potere misterioso in coloro che non hanno potere, essi attirano e risvegliano i cuori”.
La benevola attenzione nei loro riguardi può diventare comunione di cuori che si armonizza con una comunione con Dio e la santità. Anche le persone colpite da un handicap molto grave, rispondono all’amore per l’amore. Vorrei testimoniare questa capacità di santità, attraverso delle storie vere, segno dell’incontro delle persone con disabilità con Dio.
Beati i poveri di spirito. Durante un ritiro all’Arca, Alain è in coppia con Jeanne, una giovane amica:
– Alain ci chiedono di scrivere una lettera a Gesù. Ti va? Scriverò quello che mi dirai tu.
– No, dammi carta e penna.
– Ma tu non sai scrivere!
– Sì, ma Gesù, Lui sa leggere!” e Alain si applica in una serie di scarabocchi in cui esprime tutto il suo amore.
Beati i miti. Incontro di preghiera, nella mia comunità di Fede e Luce:
– Vincent che cosa vuoi dire a Gesù?
– “Gesù tu mi ami molto”. Sua madre è contrariata:
– “No Vincent, si dice, Gesù io ti amo molto”.
Vincent ripete:
– “Gesù, tu mi ami molto” Forse si rifà semplicemente alla preghiera di San Tommaso d’Aquino: “Gesù, Tu che mi ami tanto, ascoltami, ti prego”. È così difficile per noi accettarlo.
Beati coloro che piangono. Emmanuel è negli ultimi giorni della sua vita. Dopo la processione per la comunione in una chiesa di Auxerre, si inginocchia in un banco presso l’altare. Suo padre gli domanda:
– “Che fai Emmanuel?”
– “Prego Maria affinché la mamma non pianga più! Qualche settimana dopo, sul suo letto di agonia, attira a sé i suoi genitori e dice:
– “Mamma ti voglio bene, tu lo sai, papà ti voglio bene, tu lo sai…”. Portatore di trisomia 21, raggiungeva Gesù e Maria che tanto amava. Stava per compiere 13 anni.
Beati gli operatori di pace. Jérome, disabile mentale, si rivela “operatore di pace”, attraverso l’amore. Egli ama tutte le persone che incontra e desidera essere amato da loro. Da ragazzo, quando vi incontrava, ad un certo momento diceva, tutto d’un fiato: “Io ti voglio bene… e tu mi vuoi bene? Come mi vuoi bene?…”
Beati i puri di cuore. “L’uomo guarda il viso, Dio guarda il cuore” (Samuele 1) Il cuore delle persone disabili è spesso semplice, senza deviazioni, senza vie tortuose.
Un giorno Jean Claude, raggiante, viene a salutarci: – “Avevo il cuore di traverso. Ho incontrato padre Thomas e mi ha rimesso il cuore a posto”.
Un’altro aspetto da sottolineare è l’importanza di una comunità. Questa riflessione vale ancor di più per chi ha un handicap e dipende da chi gli sta vicino, a cominciare dai suoi genitori che tanto spesso sono dei santi nascosti, pieni di amore e di eroismo.
Padre Henri Bissonier, che mi ha sostenuto nella fondazione dell’OCH, diceva: “Ai bambini maggiormente colpiti dall’handicap, Dio dice: tu sei un grande profeta”. Si! Possiamo testimoniare che essi sono capaci di trasformarci, se mettiamo la nostra mano nella loro e ci lasciamo portare.
Che grazia sarebbe se Papa Francesco riconoscesse uno di loro come santo da venerare ufficialmente! Sarebbe un immenso dono, specialmente di questi tempi in cui la vita delle persone deboli è schernita. Le sue parole e le sue azioni permettono di sperare. Ma fin da ora, possiamo dire: “Signore quanto sono belle le tue opere”. OL
Marie-Hélène Mathieu
trad. di Rita Massi (da O&L n. 221)
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.144, 2018