L’OCH è una fondazione di pubblica utilità al servizio delle persone con handicap e delle loro famiglie. Non dipende dalla Chiesa, ma assume una identità cristiana e fedele al magistero cattolico. Oltre all’edizione della rivista, la mission dell’OCH è quella di organizzare conferenze sull’handicap, giornate destinate alle famiglie delle persone con disabilità; dispone inoltre di un centro di ascolto. In totale 24 persone lavorano per la fondazione, che vive essenzialmente di donazioni e lasciti ereditari.
Quante copie del vostro giornale vengono distribuite? La rivista viene venduta in edicola?
Il giornale stampa 10000 copie, di cui 9000 per gli abbonati, il resto per la vendita singola e l’archivio. Non è venduto nelle edicole (sarebbe troppo costoso), ma prossimamente potrà essere distribuito nelle librerie religiose.
Quante persone (giornalisti e collaboratori) lavorano alla rivista?
Siamo quattro giornalisti, di cui due a tempo parziale. Ma ricorriamo a molti cronisti esterni, come Sophie Lutz, e a degli illustratori.
Chi sono i vostri lettori?
Per i due terzi sono persone collegate all’handicap, genitori o fratelli e sorelle o anche nonni. Ma il terzo restante non ha legami familiari con persone con handicap: questi lettori sono solamente sensibili al problema, o apprezzano il taglio umanistico e spirituale della rivista.
Da quanto tempo lavora ad Ombres et Lumière e da quando lo dirige?
Verso la metà degli anni 2000, ho iniziato a lavorare a O&L come semplice giornalista. Poi, dopo aver lavorato molti anni in un settimanale cristiano, sono stato chiamato a prendere la direzione della rivista.
Come ha conosciuto Ombres et Lumière?
Tutto è cominciato durante un anno di volontariato all’Arca di Trosly, quando ero ancora studente. Poi ho conosciuto l’OCH nel 2001, in occasione del grande pellegrinaggio di Fede e Luce a Lourdes.
Che cosa è oggi Ombres et Lumiere? Quale il suo ruolo nell’OCH?
Ombres et Lumière in Francia è la sola rivista per famiglie che si interessa di tutti i tipi di handicap. C’è veramente l’intento di essere una rivista di riferimento, aldilà della rete dell’OCH, aldilà del mondo cattolico.
Cosa è cambiato nella società francese e nelle necessità/interessi dei lettori?
Molte cose sono cambiate nella società. Gli handicap sono cambiati (aumento della malattia psichica, dei traumi cranici, degli handicap legati alla vecchiaia; minor presenza di handicap mentale a causa degli aborti) La società paradossalmente è più aperta verso le persone differenti, sia nella scuola che nel mondo del lavoro. Per i lettori, familiari di persone con handicap che sentono il bisogno di essere collegati con altri, di aiutarsi a vicenda, di sentirsi capiti, restiamo un punto di riferimento, nonostante i cambiamenti epocali.
Cosa guida le vostre scelte editoriali?
Lo Spirito Santo, spero! Cerchiamo di essere più vicini possibile alle preoccupazioni dei lettori e di rimanere con una marcia in più rispetto all’attualità, questa è la ragione di essere della rivista.
Quale rapporto avete con la Chiesa cattolica francese e/o con altre confessioni religiose?
Nell’OCH abbiamo buone relazioni con la Conferenza dei Vescovi di Francia. Con le altre confessioni, per il momento, siamo più discreti.
In Italia capita spesso che si parli di disabilità soprattutto nei casi di cronaca. E in Francia?
Certo, questo accade anche qui, ma non mi sembra molto rilevante nei media francesi. I giornali si interessano anche di fatti eccezionali vissuti da persone con handicap (sport, arte…) ma poco del quotidiano. C’è quindi un vuoto che noi a Ombres et Lumière cerchiamo di colmare.
Ci sono altre riviste in Francia che si occupano delle persone con disabilità?
Si, ci sono molte cose, di cui è particolarmente ricco il mondo associativo vicino all’handicap. Ma ogni rivista tende a rivolgersi ad una nicchia (disabilità motoria, mentale, inserimento lavorativo…)
I social hanno modificato il format e i contenuti della rivista? Come? Ombres et Lumiere risente della crisi della carta stampata?
L’avvento del digitale sconvolge Ombres et Lumière come tutta la stampa… La nostra diffusione è in ribasso, malgrado una percentuale di abbonamenti molto alta. I nostri lettori anziani ci rimangono fedeli, ma i giovani non leggono molto la rivista. Bisogna raggiungerli su internet attraverso sito e reti. Al giorno d’oggi è indispensabile, ma questo richiede tempo e professionismo.
Potrebbe esistere una rete europea di Ombres et lumiere, una sorta di network?
Ottima idea! Bisognerà riflettere su ciò che possiamo mettere in comune. E lavorare ad una versione inglese, in qualche modo mondializzata.
In un’ottica inclusiva… se pure ogni rivista desiderasse affrontare al suo interno temi legati alla disabilità e fosse in grado di farlo, Ombres et Lumière avrebbe ancora ragione di esistere?
La stampa cristiana, in particolare, affronta sempre più spesso il problema dell’handicap… Ed è un bene. Affinché Ombres et Lumière mantenga la sua specificità, bisogna essere veramente esperti e offrire un servizio per aiutare nel quotidiano le famiglie e le persone con handicap, ciò che non fanno i media generici. Credo che Ombres et Lumière abbia ancora una lunga vita davanti, perché si sente come una comunità solidale di lettori.
Avrà tante storie da raccontare sull’esperienza che ha vissuto in questi anni… se ne ricorda una in particolare?
Vivo di incontri straordinari… Difficile isolarne uno. Lavorare per questa rivista è un servizio, ma è soprattutto un onore, quello di essere molto vicino ai più fragili tra noi, perché essi sono veramente i nostri maestri!
a cura di Cristina Tersigni e Giulia Galeotti
Trad. di Rita Massi e Dominique
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.143, 2015