Una comunità di malati di AIDS in fase terminale gestita dalle Ancelle della Carità con l’aiuto di volontari, e un piccolo chiostro quattrocentesco sono i protagonisti di questo libro illuminante e prezioso. Esso si rivolge a coloro che, negli ambiti più diversi, si trovano in una relazione di aiuto. In primo luogo a tutti i volontari.
La cinquantaseiesima colonna è quella che nel chiostro della comunità a prima vista non è individuabile: sta dietro a un pilastro, bianca e solida, ad angolo. È una colonna nascosta; è una colonna portante. Nel chiostro, che è simbolo della comunità, dell’unione, della condivisione, la colonna bianca rappresenta la figura del volontario.
Il volontario è colui che, consapevole che poco più in là, oltre la sua persona, c’è un mondo di dolore che lo chiama, un mondo di sorelle e di fratelli suoi, partecipando a questa sofferenza, sente una tensione che lo spinge ad andarle incontro. Dicono le autrici: «Il volontario è la colonna nascosta. Si mette semplicemente accanto in una presenza che rispetta e lascia esistere; nel chiostro della «vita insieme» non si vede a prima vista: non è lì per fare il primo attore, nè per fare la so/o, né per accaparrarsi la simpatia e l’ammirazione, non è lì per dire io, ma per mettere in primo piano l’amore luminoso che lega l’insieme.
Il volontario è la colonna portante.
È lì per portare; portare il disagio, la paura, l insignificanza, l’assenza di futuro e consegnarlo al movimento del chiostro che con i suoi pieni e i suoi vuoti dà luce alla storia.
Il volontario è colonna.
Saldo e forte, anche di fronte alLimpossibile; ma non fa il chiostro da solo; il suo esistere rende possibile il’chiostro ma – sorprendentemente – sa che non ci sarebbe colonna, se non ci fosse la comunione del chiostro.»
Ma, per un volontario, come raggiungere questo modo d’essere, questa maturità interiore, questo atteggiamento libero e costruttivo nel rapporto con chi ha bisogno di lui? Con la disponibilità e la capacità di imparare a capire chi gli sta di fronte, rispondono le autrici, e con un costante lavoro di auto-formazione e di verifica del proprio operato.
Il libro si divide perciò in due parti. Nella prima leggiamo dodici lettere ad altrettante persone che, nella piccola comunità, sono state accompagnate alla morte. Sono ritratti delicati e struggenti, colloqui che continuano anche se si sono interrotti, nella gratitudine per il bene che c’è stato malgrado la devastazione di un così grande male. Ogni lettera, in modo diverso a seconda della persona alla quale si scrive, dimostra che un rapporto intenso e competente può illuminare il malato. È una luce nuova, a volte, e tutta particolare, che può giungere a farlo contagiare da quell’atteggiamento testimoniato dagli operatori del « vieni semplicemente prima tu!» e a fare emergere in lui il gesto gratuito dell’amore. Nella seconda parte vengono presentati dodici volontari in atteggiamenti tipici e piuttosto frequenti. Ognuno di noi potrà riconoscersi in alcuni di essi e potrà con facilità trarne spunti di riflessione e di verifica sia personalmente che nelle riunioni di gruppo.
– Natalia Livi, 1984
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.43, 1993
Sommario
Editoriale
Si fa sera di Mariangela Bertolini
Se la notte è agitata
Prima di andare a letto intervista a M.Réthoré
Se dorme male di D. Laplane
Di notte bagna... di P. Lemoine
Io grido verso te
Altri Articoli
Imparando a vivere bene con Jimmy di M.S. Tomaro
Viviamo da soli intervista a Romolo e Remo
Quando i genitori si rimboccano le maniche di Antonio e Milena
Ce l'abbiamo fatta di Milena
Rubriche
Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Proviamo un'altra volta
Libri
Cammino di preghiera, M. Quoist
Esploderà la vita, AA.VV.
La cinquataseiesima colonna, M.Gillini e M.Tonni
La forza del debole, E. Robertson