Scrivo. Attività che non mi è particolarmente congeniale, ma ho la necessità ed il dovere di condividere con voi l’esperienza intensa e sorprendente che è stata il Libano.
Scrivendo penso ai volti di molti di voi che leggeranno, amici fraterni con i quali ho condiviso momenti belli in Fede e Luce, ma penso anche alle comunità che mi sono sconosciute (ma non estranee!) realtà nuove di cui posso solo intuirne la gioia ed il fermento.
Cinque anni fa ho lasciato la Puglia per insegnare prima a Roma e adesso in Piemonte; sono partita come tanti: sogni, emozioni, nostalgia e l’ostinazione di essere pugliese ovunque, amica di Fede e Luce ovunque. E così è stato.
Ho avuto l’opportunità di vivere Fede e Luce in diverse province, pur mantenendo saldi i legami con le mie comunità originarie. Mi sono accorta con naturalezza che Fede e Luce è una, sempre la stessa, dappertutto.
Questa consapevolezza ha reso semplice mantenere il ruolo di responsabile di comunità a più di mille km di distanza ed ha reso possibile partecipare alla assemblea internazionale in Libano tra i delegati della provincia Mari e Vulcani, perché non basta spostarsi fisicamente da un luogo per smettere di farne parte!
Con Alberto, Larysa ed Igor abbiamo partecipato a tutte le riunioni, confrontandoci e facendo convergere il nostro pensiero, anche quando partivamo da percezioni differenti. Esprimendo i nostri voti abbiamo portato concretamente la presenza di tutti voi.
Sono stati giorni straordinari tra emozioni, stanchezza, moltissime sollecitazioni e tante tante risate. Mi sono accorta di come al di là della geografia, delle lingue e delle abitudini le dinamiche fondamentali accomunano tutti noi in questa grande famiglia: le attenzioni degli amici, le ferite dei genitori, la tenerezza infinita dei nostri ragazzi. È sempre tutto uguale! Eppure quello che può essere ordinario in alcune comunità, diventa solo l’aspirazione ideale in altre: ad esempio nei luoghi in cui a stento arriva la posta elettronica o, peggio ancora, c’è la guerra. Abbiamo scoperto la straordinaria normalità del dialogo nei paesi in cui coesistono confessioni religiose differenti. Il dialogo è una scelta e comincia da noi, dalle piccole comunità per poi diventare stile di vita e di pensiero.
Non intendo tediarvi con i contenuti specifici della assemblea che facilmente potete reperire sul sito di Fede e Luce (fedeeluce.it). Desidero però parteciparvi due immagini.
La prima è il calore umano e la competenza di Fede e Luce in Libano; comunità numerose, con una forte presenza di giovani che hanno saputo organizzare direi alla perfezione questa assemblea manifestando grandi capacità in ambiti differenti: dai contenuti teologici ai momenti di preghiera, dallo scambio ai laboratori, la accoglienza, la festa. Una grande lezione su cosa sia un team efficace.
La seconda è una ragazza egiziana durante un laboratorio. Ci avevano chiesto di rappresentare graficamente un brano biblico che descriveva l’incontro di Gesù con i suoi amici. Tra mille difficoltà linguistiche, traduzioni improbabili dall’arabo al polacco, dal polacco all’inglese, finalmente ci siamo compresi e lei ha cominciato a disegnare una figura umana che rappresentava Gesù. Mancavano gli amici però.
“Questa è facile.”, mi sono detta. “With friends!”. Con mio sgomento ho notato che in tutta fretta cancellava l’opera d’arte frutto di mezz’ora di traduzioni!
…Oddio!! Cosa avrò detto? Stasera stessa mi iscrivo ad un corso di inglese!!
Un attimo dopo ho compreso la correzione: si delineava sul foglio, dalla sua matita, un cielo e una barca, facendomi capire che Gesù con i suoi amici è solo quello sulla barca, è quello di Fede e Luce e i suoi amici più stretti siamo noi. È uno dei tanti fotogrammi che hanno arricchito il mio cuore in quei giorni.
Ecco. Concludo con questa immagine, pensandoci tutti sulla nostra barchetta e augurando a ciascuno che ad ogni approdo ci siano altri amici di Fede e Luce disposti ad accoglierci spargendo sulla strada petali di fiori come hanno fatto con noi gli amici libanesi a Byblos.
Marcella Potenza, 2018
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.143, 2015