La catechista, è affiancata da un’assistente alla comunicazione LIS o Interprete, volontario, che segna tutti i vari momenti dell’incontro di catechesi.
I percorsi di fede che si continuano a seguire sono quelli tradizionali che vengono però modificati ed adattati ai bambini sordi. Ci aiutiamo con le immagini, prepariamo diversi power point con i quali possiamo rendere visibili i concetti che per loro rimarrebbero astratti perché difficili anche da segnare (parabole, spiegazioni sacramenti, verità di fede, ecc…).
Il ritmo dell’incontro è più lento, in quanto anche i sordi intervengono con domande attraverso l’assistente LIS che dà loro la voce; si crea quindi quella pausa di silenzio per poter interagire con loro. L’aspetto positivo è che i bambini udenti, dopo le opportune spiegazioni, aspettano con pazienza, adeguandosi ai loro ritmi.
Le modalità celebrative relativamente alla Messa domenicale, abbiamo da qualche anno la presenza di don Mario Teti, responsabile della Pastorale dei Sordi per la Diocesi di Roma, che segna la Messa delle ore 10,30 alla quale partecipano sordi adulti oltre ai bambini con le loro famiglie.
E anche in altre liturgie che si svolgono durante l’anno, si cerca di avere un assistente LIS volontario.
Finora le famiglie dei bambini sordi sono state abbastanza collaborative anche se non sempre hanno compreso che, in ambito di catechesi parrocchiale, insieme alla professionalità di un catechista e assistente LIS, c’è anche la volontà di mettersi in gioco, che prevede da parte loro collaborazione e comprensione.
Anche le famiglie dei bambini udenti non hanno avuto problemi nel trovarsi inseriti in questo tipo di percorso di fede integrato, dimostrandosi accoglienti e per nulla timorosi della diversità.
La situazione di sordità aggravata dall’implicanza del ritardo di attenzione e di apprendimento complica la situazione. In questo caso il percorso di fede viene ulteriormente modificato ed adattato al soggetto con handicap. Si utilizzano immagini con espressioni molto semplici che possano rendere chiari i concetti che vogliamo trasmettere e cercando di fargli fare più esperienza, attraverso attività manuali, come una sorta di laboratorio, nel quale però vengono coinvolti anche gli altri bambini.
L’impegno è tanto e non sempre i risultati sono equivalenti alla fatica, ma l’intento è di essere strumenti nelle mani di Dio e attraverso la nostra accoglienza, si possa rendere visibile quell’amore che viene da Dio. OL
Daniela Vinazza , 2018
Un giorno uno dei professori del Corso di Lingua dei Segni, a seguito di chiacchiere di allenamento coglie l’occasione per chiedermi se volessi fare una esperienza di tirocinio ‘diversa’, cioè aiutando il catechismo della parrocchia accanto all’Istituto Statale Sordi.
Era ottobre 2014 e il sassolino era stato lanciato; ho iniziato aiutando il Professore facendogli da supporto, poi ho imparato ad essere autonomo, anche perché nel mentre iniziavo il Corso di Interprete LIS. Ho poi incontrato un sacerdote e una suora che usano la LIS: non ci sono molte altre persone che si dedicano a questo tipo di servizio, soprattutto quello di preparazione ai sacramenti: l’accessibilità alla pastorale, la conoscenza e l’incontro con il Signore, non deve essere concessa solo a chi possa pagare un professionista! D’altronde i catechisti stessi sono tutti volontari, a prescindere dalla lingua che usano…
Durante la mia prima esperienza per la preparazione alla Cresima, gli incontri sono stati discorsivi; invece, nella seconda esperienza con altre catechiste e per la preparazione alla Comunione, grazie alla pregressa esperienza con la sordità, le modalità degli incontri sono state accessibili a tutti; prevedevano infatti meno canti (ma in caso con video e sottotitoli), più giochi e più schede, insomma tutte quelle “cose visive” che una Lingua dei Segni usa e senza le quali non può esserci comunicazione. Questa modalità e i giochi hanno permesso ai sordi di diventare anche protagonisti: l’anno scorso abbiamo cantato una canzone dello Zecchino d’Oro e al ritornello abbiamo aggiunto i segni; quest’anno invece abbiamo proseguito con il Santo e l’Alleluja, usabili durante le celebrazioni.
Nell’imparare questi canti si sono visti ragazzini e catechiste davvero impegnati e incuriositi, dal “e come si dice Dio?” al “e come si dice Santo?”, dal “perché devo mettere la mano così” al “che bello aver capito il significato di questo segno”. Questa esperienza mi ha davvero entusiasmato, arricchito, divertito!
Arul Tresoldi
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.142, 2018