Dall’idea di un imprenditore bretone, con il sostegno di tanti (compresi i vip), il Cafè Joyeux continua il suo progetto: dare un lavoro a persone disabili e regalare sorrisi ai propri clienti.
Carole Bouquet ha deciso di appoggiare la loro causa, Brigitte Macron li sostiene con forza, ma sono molti, nel quartiere dell’Opera, a Parigi, il centro finanziario della capitale francese, ad averli adottati, come fornitori ufficiali di colazione e pranzi veloci, per la simpatia e forse per la fragilità della loro situazione.
Il Café Joyeux, secondo esperimento francese, dopo quello di Rennes: ristorante-bar, che impiega disabili e ragazzi con sindrome di Down, ma anche autistici o vittime di problemi cognitivi, ha successo a Parigi e dal giorno in cui ha aperto le porte riempie, dal 21 marzo scorso, tutti i tavoli.
Piatti semplici, cucinati con ingredienti biologici, dessert senza glutine, prezzi contenuti e soprattutto il sorriso dei 20 impiegati, fra camerieri e personale di cucina, che nonostante il loro handicap, assicurano un servizio rapido ed efficace.
Caffè, cappuccini, croissant, baguette con burro e marmellata, con una spremuta d’arancia e granola con yogurt, serviti al tavolo, a 7 euro, per la colazione del mattino. Insalate, zuppe, snack, quiche, con magnifici prodotti di stagione, per 12 euro a pranzo, riescono a far sopravvivere il Café Joyeux, senza sovvenzioni.
«Non solo non riceviamo aiuti, ma siamo nettamente in attivo. Il nostro è un buon affare», dice Camille Lorthiois, 30 anni, direttrice del ristorante. «Tutto quello che riusciamo a guadagnare viene riversato ad associazioni, che si occupano di handicap gravi».
All’origine di questa idea vincente c’è Yann Bucaille, ricco esportatore bretone di materiali plastici, che ha fondato Emeraude, un’associazione per aiutare le persona con disabilità. Proprietario di una bellissima barca a vela, che ospita, per crociere nell’Atlantico, giovani portatori di handicap mentali si è trovato in una situazione che gli ha cambiato la vita. «Alla fine di una bellissima uscita in mare, un giovane con Trisomia 21, ha ringraziato Yann, chiedendoli un lavoro», racconta Camille Lorthiois.
«All’inizio, l’uomo d’affari ha pensato di fondare una società per il riciclaggio di materie plastiche, per i suoi amici con disabilità, ma poi si è detto che sarebbe stato ancora un luogo di emarginazione e ha deciso di creare i Café Joyeux».
«È necessario che questa gente, che ha energia e capacità esca allo scoperto», aggiunge la direttrice del Café parigino. «Non sanno né leggere, né scrivere, ma hanno tanta voglia di far parte della società. Non ho mai visto persone così felici di rendersi utili».
Sul modello di questi due primi esperimenti di Rennes e Parigi, nasceranno fra qualche mese, molti altri luoghi, sullo stesso modello, in varie città francesi, il prossimo a Lione. «Spero che il nostro successo inciti, imprenditori della ristorazione in altri paesi. Lo spero per i portatori di handicap, ma anche per chi li aiuta. Nessuno come loro, sa dare gioia. Non a caso ci chiamiamo Caffè Gioiosi», conclude Camille.
Fonte: Vanity Fair