La misericordia sgorga dal più profondo del cuore di una persona. Gesù è misericordia, dona e si dona; è vicino ad ognuno di noi, in particolare ai reietti, per risollevarli e comunicare loro la gioia di essere amati. È invece ferito da coloro che pensano di essere a posto, pensano di non aver bisogno della sua grazia e cercano solo la propria rispettabilità. Queste persone tendono a disprezzare coloro che sono detenuti, mendicanti lungo le strade, prostitute, etc.
Nel Vangelo (Luca 18) Gesù parla di un fariseo e di un pubblicano che vanno al tempio a pregare. I pubblicani vivono ai margini della legge e delle regole religiose. Il fariseo è un dottore della legge, e si sente soddisfatto di sé per aver compiuto il proprio dovere. “Dio mio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini che sono malvagi.
Digiuno due volte a settimana, offro l’obolo dovuto ai poveri”. Il fariseo si considera religiosamente rispettabile. Al contrario il pubblicano tenendosi a debita distanza, non osa nemmeno alzare gli occhi al cielo. Si batte il petto dicendo: “Dio mio abbi pietà di me che sono peccatore”. La sua miserabilità e la sua vergogna, lo hanno portato a prendere coscienza di essere figlio di Dio, a gridare verso Dio di essere un peccatore che ha bisogno del Suo sguardo e della Sua bontà. Gesù dice: è questo povero peccatore che sarà amato e accolto da Dio. Perché Dio desidera una relazione di amore con tutti i suoi figli.
Nella parabola del figliol prodigo, il figlio maggiore è furioso perché il padre accoglie il figlio prodigo con gioia e gli prepara una festa. Il figlio maggiore è geloso e dice al padre: “Tu non hai mai fatto una festa per me”. In realtà egli non capisce che il cuore di Dio ha sete di accogliere tutti e di perdonare. Dio è tenerezza e perdono. La gioia del padre è accogliere il figlio che ritorna da povero, umilmente verso Dio. Il figlio maggiore non riconosce la propria povertà, il suo bisogno di Dio e non si rallegra con suo padre del ritorno del figlio perduto.
Quando un uomo si sente povero e perduto e grida come un bambino verso suo Padre, Dio lo accoglie nel suo cuore. In fondo noi siamo tutti poveri, abbiamo bisogno di Dio per vivere felici in pace e per portare a termine la nostra missione. Questa felicità è una relazione in cui si ama, si è amati e si vive in Dio che è amore. La vita cristiana è un cammino lungo il quale prendiamo coscienza del nostro bisogno di Gesù per vivere a pieno e amare come Egli ci ama.
Osare la debolezza
Qualche anno fa uno dei miei amici medici, mi ha raccontato come abbia curato in una prigione di massima sicurezza, un capo mafia colpito da un brutto cancro.
Quest’uomo aveva avuto un’infanzia orribile: era stato abusato e violentato, cresciuto sentendosi obbligato a difendersi, a fuggire dalle violenze, a mentire. Nella sua infanzia non si era mai abbandonato ad un momento di comunione e di amicizia. Era cresciuto nascondendo tutte le sue forme di debolezza; doveva essere più forte degli altri. Con la sua forza psichica aveva dominato tutti quelli della sua banda, sapeva ferire e uccidere. Un giorno poi è stato arrestato ed in prigione ha sviluppato questo cancro difficile da curare.
Quest’uomo, davanti al mio amico medico, si è emozionato e commosso per le cure che riceveva.
Per la prima volta nella sua vita, poteva vivere momenti di comunione attraverso l’incontro e l’amicizia. Aveva scoperto di non essere più obbligato ad essere forte. Attraverso la debolezza accettava se stesso. La sua nuova debolezza nelle mani del mio amico medico aveva aperto il suo cuore ad una relazione tranquilla, piena di gioia, che egli non aveva mai conosciuto fino ad allora. “Era diventato, diceva, il mio migliore amico”.
La promessa che Dio ci ha fatto di cambiare i nostri cuori di pietra in cuori di carne si era realizzata.
La misericordia agisce quando ci si può avvicinare ad una persona indurita e chiusa e stabilire una relazione di tenerezza tramite un rapporto professionale che non fa paura. Questa relazione ha fatto di quest’uomo un essere umano. Il suo cuore era guarito, non era più un uomo pericoloso, ora era capace di una vera amicizia. Non si possono mai giudicare le persone; ognuno ha una storia che può far chiudere in se stessi.
Dio vuole salvare tutti gli esseri umani. Come può ciascuno di noi diventare un buon samaritano per aiutare le persone ferite ad aprire il loro cuore?
Jean Vanier, 2017
(Estratto da O&L n.213,214 – tradotto da Rita Massi)
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.138