Un libricino piccolo piccolo, leggero e delicatamente colorato di azzurro… con un titolo che, senza bisogno di punti interrogativi, porta in sé tantissime domande. E se non fosse così? O se quella che noi consideriamo salute richiedesse dei criteri diversi per essere valutata?
Alessandra Nobile scrive al suo bambino, Gabriele, e ci rende parte dell’attesa, delle aspettative, della sua nascita con la scoperta della Sindrome di Down. Del lutto per il bambino immaginato… e dello stupore per la creatura tra le proprie braccia. Poche pagine per chiedere anche perdono a quel bimbo per non aver gioito pienamente e solamente del suo arrivo. Ma come altrimenti? Siamo tutti portati, inevitabilmente, a vedere quel che manca, quel che è diverso…la sindrome di Down non è certo un premio, come dice un altro papà.
Riuscire a vedere il bimbo che è lì, dietro la sindrome, quello il vero premio e la scommessa quotidiana per un genitore o per il passante di turno. Questa mamma sembra aver cominciato, nonostante tutto, bene.
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Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.140