A Genzano nell’ottobre scorso, i familiari e gli amici delle comunità Fede e Luce del Centro Italia (Kimata) si sono incontrati con alcuni esperti per approfondire gli argomenti e alcuni aspetti tecnici della legge sul Dopo di Noi in una Giornata di formazione dal titolo Issate le vele!
Sembra un paradosso, ma mentre ascoltavo le perfette spiegazioni dei relatori ho pensato a una rivoluzione copernicana. Con la legge 112/2016 si parte dalla centralità della persona con disabilità, dal riconoscimento che non può essere deportata dall’oggi al domani in una struttura lontana dal suo tessuto sociale e veder interrotto tutto il percorso di vita costruito fino a quel momento. Non viene presa in considerazione solo la sopravvivenza, ma la vita relazionale, affettiva, ludica.
Si parla di spazi abitativi rassicuranti, lontani dall’estetica reclusiva ma ispirati a razionalità e bellezza, destinati non solo agli amatori del feng shui, ma anche ai nostri ragazzi. Progetti di inserimento a misura di ciascuno e tanto ancora. Questa legge dovrebbe dare a noi genitori l’opportunità’ di strutturare quello che desideriamo rimanga a tutela dei nostri figli.
Certo non mancheranno le criticità, i meccanismi di attuazione si stanno appena muovendo e non si può pensare che le soluzioni vengano in automatico, ma, almeno è un appiglio concreto lungo la nostra perenne arrampicata e possiamo in questi primi passi esporre i dubbi a persone splendide, disponibili nei chiarimenti.
Questa atmosfera di fiducia, filo conduttore dell’intera esperienza, ha pervaso tutti i momenti degli incontri di formazione per i quali, però, la parola spetta di diritto ai nostri numerosi vitali indispensabili adolescenti.
Molto, molto importante è stato ascoltare – e vedere – l’esperienza della comunità di Fede e Luce di Messina. È prassi che durante le casette le mamme prendano in affidamento gli altri ragazzi,”ignorando” i propri. La cura dà una visione più aperta, attenta, fa fiorire possibilità inaspettate a chi offre e a chi riceve. Nascono relazioni necessarie da cui scaturiscono circoli virtuosi, s’impara l’essenziale. Ancora una volta l’idea di qualcosa di sartoriale.
Da piccola avevo chiesto a mia madre, che faceva la sarta, chi avrebbe pensato a vestirmi quando lei non ci sarebbe stata più. Mi rispose che a me avrebbe pensato sempre lei. Ha mantenuto la promessa. Da un anno riscopro un guardaroba straordinario tenuto da conto che non finisce di stupirmi. A misura mia e di giovani amiche che danno nuova vita a cose belle. Ritorniamo al circolo virtuoso della cura, nel nostro durante e nel dopo.
Nicla Bettazzi, 2018
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.140