Philippine è battezzata e cresimata. Tutte le domeniche fa la comunione. Più volte ha ricevuto l’unzione degli infermi. Ma per ciò che concerne il sacramento della confessione: perplessità.
Un amico sacerdote teologo ci aveva detto: “Con l’unzione degli infermi, Philippine riceve il perdono di Dio. Ma, il sacramento della Riconciliazione non può riceverlo in quanto necessita della confessione.” Va bene!
Durante il pellegrinaggio di Ombres & Lumière a Roma, il prete con il quale ne parlavo mi dice: “Non sono d’accordo, bisogna che Philippine riceva il sacramento del perdono anche se non può parlare.” Va bene.
Ho lasciato passare del tempo, un po’ per negligenza, un po’ nel timore di non essere capita.
Leggere negli occhi di un sacerdote, così come l’ho percepito, che con l’handicap si fa del sentimentalismo, io proprio non lo sopporto.
Arriva l’anno della misericordia. Ombres & Lumière pubblica la testimonianza di Monsignor Daucourt sulla confessione delle persone con handicap. Riacquisto un po’ di fiducia e decido di contattare il mio parroco. Per non dover affrontare il suo sguardo, mando mio marito a portare il numero di O&L al parroco e gli scrivo una mail: “Noi chiediamo il perdono di Dio per Philipine, lei accetta di fare come Mns. Daucourt?”. Risposta: “Condivido pienamente, sono d’accordo”.
Il giorno stabilito, abbiamo accompagnato Philippine con la sedia a rotelle e ci siamo allontanati. Già questo gesto mi ha emozionato. Già non dover fare da intermediaria come sempre, era per me un atto di fiducia in Dio. Come descrivere la mia gioia quando ho visto da lontano, la mia Philippine sorridere al sacerdote che, molto vicino a lei, le parlava accanto al viso tendendo il suo braccio? Un padre che prende il suo figliolo tra le braccia. Avevo davanti agli occhi un’immagine parlante.
Le parole che tanto spesso si ripetono: “Poca importanza ha il tuo peccato, poco importa quello che dici, Dio ti ama e ti perdona”, prendevano un tale rilievo che ne ero sconvolta. Philippine era felice e lo è rimasta per tutto il fine settimana. Questa cosa non riguardava solo lei. È la Chiesa intera che ha bisogno di ripensare come le persone private della parola possano ricevere l’assoluzione, per dimostrare che il perdono è ben di più di una enunciazione di peccati, è la gioia di essere amati da Dio.
Sophie Lutz, 2017 (O&L n. 216)
Trad. di Rita Massi
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.139