L’elevata concentrazione, la scarsità di empatia, l’attitudine a focalizzarsi unicamente sull’analisi, sulla teorizzazione, sullo studio e comprensione di argomenti spesso tecnici e difficili, l’assiduità, la perseveranza e la metodicità sono proprio alcune delle caratteristiche tipiche di persone con autismo ad alto funzionamento (o sindrome di Asperger). Invece, un pensiero molto creativo si può facilmente riscontrare anche nei disturbi del tono dell’umore di tipo bipolare, tipico delle persone che sviluppano allucinazioni.
Secondo l’interessante studio della dr.ssa Spikins, intitolato The stone age origins of autism, certi individui estremamente sistematici, capaci di applicarsi in modo molto focalizzato nel loro compiti sarebbero stati indispensabili allo sviluppo della nostra società fin dai tempi più remoti.
Nonostante l’autismo ad alto funzionamento sia stato diagnosticato all’inizio del 19º secolo dai dottori Kanner e Asperger, studiando le biografie e basandosi su testimonianze scritte, è stato possibile attribuire disturbi dello spettro autistico anche a persone defunte. I nomi che emergono dalle ricerche storico-psichiatriche sono “pesanti” sia per la qualità che per l’importanza delle loro scoperte, invenzioni e creazioni. La sindrome di Asperger è stata infatti riconosciuta in tratti del carattere di Michelangelo, Newton, Mozart, Darwin, Van Gogh, Ford, Einstein, Hitchcock, Steve Jobs.
Mi sono immaginato un ragazzotto seduto nell’angolo di una fredda e buia caverna a giocare qualche millennio fa con delle pietre. A forza di sbatterle tra di loro, casualmente, creò una superficie affilata. Si tagliò. Qualcuno della sua tribù intuì il potenziale di questi rivoluzionari microliti. È la nascita di punte di freccia, armi e utensili di uso quotidiano! Lo stesso potrebbe essere accaduto per la musica (all’inizio prodotta esclusivamente da strumenti a percussione molto simili a quelli usati dai bravi musicisti della Chicco Sband), o per l’arte (perfezionatasi sulle pareti delle caverne). Chi ci dice che le meravigliose rappresentazioni che conosciamo oggi non siano state ispirate da qualcuno andato a “giocare” con i rimasugli di un focolare? Qualche “giocherellone” avrebbe tranquillamente potuto rappresentare sulle pareti della sua caverna le scene epiche a cui aveva assistito accompagnando gli amici cacciatori. A riprova di ciò, è stata rilevata l’estrema somiglianza tra le pitture rupestri antiche, e alcuni disegni realizzati al giorno d’oggi da persone autistiche.
E ancora, la religione nelle sue forme primordiali, era divulgata da sciamani che vivevano stati di trance e allucinazioni. Oggi potremmo etichettare questi comportamenti come “schizofrenia”. È buffo pensare che le stesse esperienze extrasensoriali, un tempo attribuivano un elevato ruolo sociale, mentre oggi vengono banalmente trattate come “disturbi”.
Tutto questo riguarda persone e fatti molto lontani nel tempo. E oggi? Da qualche anno c’è un posto a Milano (Via Luigi Pirandello 84E) ribattezzato AspieCafè, dove ogni due sabati le associazioni di promozione sociale LEM, Gruppo Asperger Onlus e Aspergerpride, (le cui mission sono dare spazi di confronto, di integrazione, di arricchimento culturale a persone con la sindrome di Asperger), che si autodefiniscono più semplicemente Aspie organizzano incontri di confronto e giochi di società.
Viviamo in un mondo in cui le macchine volanti e tante altre idee sprigionate dalla mente di qualche “folle” fanno ormai parte della nostra quotidianità. Magari questo (e mi auguro altri) Aspie Cafè si rivelerà un incubatore di idee brillanti.
In Italia la famosa legge 68/99 (che ha come finalità la promozione dell’inserimento e dell’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato), sembrerebbe non tutelare a sufficienza il diritto al lavoro degli Aspie. Nonostante questa apparente lacuna sono molti i professionisti che riescono a conciliare la propria patologia con la vita professionale, talvolta con un vantaggio per quest’ultima. A titolo di esempio, tempo fa mi è stata raccontata la storia di un ingegnere con l’ossessione per l’ordine, a cui era stata affidata la direzione della logistica di un centro commerciale; o della compagnia di assicurazioni che aveva assunto un perito che con la sua maniacale attenzione ai dettagli era riuscito a smascherare alcune truffe messe in atto da “impavidi” clienti!
Come ricordato dall’archeologa Spikins: «ciò che ci rende umani non è una singola mente “normale”, ma una complessa interdipendenza tra menti diverse in cui l’autismo -a quanto pare- sembra aver giocato un ruolo chiave».
Emanuele Mendola, 2017
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.137