Angela M. è un’amica della mamma: vive a Livorno e al liceo insegna italiano. In libreria è incappata in un romanzo che l’ha incuriosita perché in copertina c’è un bimbo che si allunga in punta di piedi nel tentativo di afferrare una mela. Angela ha due figli piccoli e in quell’immagine li ha rivisti nel loro continuo cercare di arrivare un po’ più in là. Il libro l’ha divorato, una volta tornata a casa, e l’ha proposto come lettura ai suoi studenti. E così dopo qualche mese, in classe si è parlato di Mio fratello rincorre i dinosauri (Einaudi 2016), romanzo in cui Giacomo Mazzariol racconta, descrivendosi nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza, la scoperta del fratellino Giò, nato con la sindrome di Down, e il rapporto che nel tempo ha costruito con lui.
Angela è un fiume in piena quando racconta alla mamma il dibattito con i suoi alunni. «Gli studenti hanno percepito la vicinanza anagrafica dell’autore e hanno amato la capacità di esprimere sentimenti che sono anche i loro. Si è discusso del libro a lungo, ma non di Giovanni in particolare o della sindrome di Down. Ogni ragazzo ha raccontato la sua esperienza, a scuola o in famiglia, e colpisce come, senza filtri come Gio’, non esitino a ridere ripensando ad aneddoti che hanno visto protagonisti i loro amici speciali. Giovanni non sarebbe stato per nessuno di loro un problema. In questo momento delicato della vita i ragazzi desiderano solo essere accettati dal gruppo e per questo sentono di dover essere giusti: indossare gli abiti giusti, ascoltare la musica giusta, avere un giusto approccio alla scuola (un rapporto normalmente distaccato e disinteressato) e sono stati solidali con Giacomo quando questi non ha rivelato alla classe i suoi veri gusti musicali. Condividono con lui il desiderio inconscio di essere invisibili, di soffocare la loro personalità, di reprimere la loro meravigliosa unicità. Gli studenti hanno amato molto la famiglia Mazzariol, l’amore incondizionato e oggi raro che lega i genitori, la gioia con cui hanno accolto Giovanni. Con stupore i ragazzi hanno notato che quasi tutti i discorsi, anche i più importanti, avvengono in cucina, luogo di condivisione e di riunione. E che le domande dei figli non mettono mai in angoscia i genitori, che dicono loro la verità sempre, semplicemente».
Questo libro ha insegnato agli studenti il valore della leggerezza e dell’ironia. «Ha insegnato loro – prosegue Angela – che guardare le cose da un punto di vista differente significa cominciare a vedere che, come Giovanni, tutti hanno dei limiti, delle cose che non si sanno fare». È l’importanza dell’unicità, la bellezza di essere tutti irrimediabilmente diversi, imperfetti e, in ogni caso, straordinari.
«Quando Giacomo lo ha capito e ha smesso di concentrarsi sul giudizio degli altri e a vedere realmente suo fratello, senza cercare di trasformarlo in quello che non avrebbe mai potuto essere, allora – conclude Angela – sono diventati amici inseparabili». OL
Angela è un fiume in piena quando racconta alla mamma il dibattito con i suoi alunni. «Gli studenti hanno percepito la vicinanza anagrafica dell’autore e hanno amato la capacità di esprimere sentimenti che sono anche i loro. Si è discusso del libro a lungo, ma non di Giovanni in particolare o della sindrome di Down. Ogni ragazzo ha raccontato la sua esperienza, a scuola o in famiglia, e colpisce come, senza filtri come Gio’, non esitino a ridere ripensando ad aneddoti che hanno visto protagonisti i loro amici speciali. Giovanni non sarebbe stato per nessuno di loro un problema. In questo momento delicato della vita i ragazzi desiderano solo essere accettati dal gruppo e per questo sentono di dover essere giusti: indossare gli abiti giusti, ascoltare la musica giusta, avere un giusto approccio alla scuola (un rapporto normalmente distaccato e disinteressato) e sono stati solidali con Giacomo quando questi non ha rivelato alla classe i suoi veri gusti musicali. Condividono con lui il desiderio inconscio di essere invisibili, di soffocare la loro personalità, di reprimere la loro meravigliosa unicità. Gli studenti hanno amato molto la famiglia Mazzariol, l’amore incondizionato e oggi raro che lega i genitori, la gioia con cui hanno accolto Giovanni. Con stupore i ragazzi hanno notato che quasi tutti i discorsi, anche i più importanti, avvengono in cucina, luogo di condivisione e di riunione. E che le domande dei figli non mettono mai in angoscia i genitori, che dicono loro la verità sempre, semplicemente».
Questo libro ha insegnato agli studenti il valore della leggerezza e dell’ironia. «Ha insegnato loro – prosegue Angela – che guardare le cose da un punto di vista differente significa cominciare a vedere che, come Giovanni, tutti hanno dei limiti, delle cose che non si sanno fare». È l’importanza dell’unicità, la bellezza di essere tutti irrimediabilmente diversi, imperfetti e, in ogni caso, straordinari.
«Quando Giacomo lo ha capito e ha smesso di concentrarsi sul giudizio degli altri e a vedere realmente suo fratello, senza cercare di trasformarlo in quello che non avrebbe mai potuto essere, allora – conclude Angela – sono diventati amici inseparabili». OL
L'archivio di Ombre e Luci
Bastano 2€ al mese per sostenere Ombre e Luci. Dona subito.
Guidati da Giò
ultima modifica: 2017-06-28T10:00:46+00:00
da