Sempre nuove forme di povertà si affacciano al nostro orizzonte e in questo momento non si può fare a meno di annoverare una nuova categoria di poveri, di ultimi: i profughi. La situazione di chi scappa dalle zone di guerra, di chi lascia la propria casa, il proprio paese non per cercare una vita migliore, ma per poter avere ancora vita, appare quanto mai drammatica. Per di più in contesti sociali non più floridi, l’unica risposta alle varie richieste di aiuto sembra essere solo quella economica: non possiamo permettercelo! E si assume così una posizione di difesa, quando non di attacco, verso queste persone che ripongono nella vicina Europa le loro speranze di sopravvivenza.
Qualunque sia la nostra posizione politica di fronte a questo fenomeno che, se costituisce un problema per l’Italia e l’Europa, è comunque una tragedia per chi lo sta vivendo, qualunque sia il nostro grado di insofferenza o di empatia per queste persone, è comunque un problema di fronte al quale non possiamo in alcun modo chiudere gli occhi.
E ponendocelo davanti, chiederci da cittadini: cosa sarebbe meglio fare? E, da cristiani: cosa posso fare io? Non ci sono risposte facili, ma possiamo conoscere meglio la situazione ed inoltre chiederci: in tutto questo le persone con disabilità dove sono? Riescono a venir via con le loro famiglie? Come se la cavano tra tutte queste grandi difficoltà?
Abbiamo posto alcune domande in merito ad Anna Marchei, referente per la Comunità di Sant’Egidio per i Corridoi umanitari.
Può spiegarci meglio come funzionano i corridoi umanitari, da quanto sono in atto, se, oltre a Sant’Egidio, ci sono altre organizzazioni che se ne occupano?
Il progetto dei Corridoi Umanitari è frutto di un accordo tra Governo, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese, prevede l’arrivo regolare in due anni di un migliaio di persone in Italia dal Libano (in particolare siriani e iracheni), dal Marocco (dove si raccolgono i profughi dei Paesi sub sahariani) e dall’Etiopia (dove approdano eritrei, somali e sudanesi).
Il protocollo d’intesa è stato siglato a dicembre 2016, dopo un anno di trattativa. La prima famiglia è entrata il 04/02/2017. Ad oggi sono giunti in Italia circa 800 profughi dal Libano, per lo più donne sole, famiglie, anziani, malati; persone fragili in condizioni di vulnerabilità.
Totalmente autofinanziato, grazie all’8×1000 alla Chiesa Valdese e ad altre raccolte di fondi, il progetto vuole ridurre le morti e i naufragi lungo le rotte del Mediterraneo e consentire a persone in stato di bisogno, in condizioni di vulnerabilità, di accedere al sistema di protezione internazionale attraverso l’ingresso legale sul territorio nazionale.
Altri obiettivi del progetto sono:
- sperimentare una buona pratica replicabile in altri contesti europei (la Rep. di San Marino ha accolto una famiglia dal giugno scorso; la Francia ha siglato un accordo simile per 500 ingressi con gli stessi attori coinvolti in Italia; la Conferenza Episcopale Polacca ha annunciato un’iniziativa analoga e si sono espresse a favore dei Corridoi Umanitari anche la Germania e la Spagna).
- sperimentare la possibilità di reintrodurre il sistema dello sponsor nella legislazione italiana e in prospettiva introdurlo in Europa come già avviene in altri continenti (Canada, Stati Uniti etc.) e come è stato attuato nell’ultimo biennio in Germania.
Si distingue dai progetti di Reinsediamento o Resettlement in quanto prevede di prendere in considerazione specifiche situazioni individuali che sarebbero facili vittime del traffico di esseri umani: donne sole con bambini, vittime di tratta, anziani, persone affette da disabilità o serie patologie. Potrebbe inoltre consentire l’accesso in forme legali all’Europa di sfollati con evidente bisogno di protezione internazionale e può comprendere persone riconosciute rifugiate dall’UNHCR; inoltre, non si limita a consentire l’ingresso legale ma pone in essere una serie di attività sul piano sociale, culturale e linguistico che facilitano l’inclusione sociale.
Ci può spiegare come avvengono i vari passaggi: segnalazione, selezione, luogo di destinazione, accoglienza in Italia o in altri paesi?
Le segnalazioni provengono da associazioni, enti operanti sul territorio, realtà religiose locali o auto-segnalazioni. I profughi vengono incontrati più volte per conoscere la situazione e valutare il più idoneo percorso di accoglienza.
I beneficiari possono essere:
- Persone riconosciute dall’UNHCR come rifugiati;
- Persone che manifestano una comprovata condizione di vulnerabilità determinata dalla loro situazione personale;
- Persone che possano beneficiare in Italia di sostegno per la dichiarata disponibilità di soggetti singoli, chiese o associazioni a provvedere inizialmente alla loro ospitalità e al sostentamento;
- Persone che hanno reti familiari o sociali stabili in Italia.
Da questi criteri viene avviato l’iter di accoglienza:
- Si predispone una lista, preparata attraverso contatti diretti delle associazioni con i potenziali beneficiari in loco; attraverso segnalazioni fornite da attori locali presenti nei paesi coinvolti (Chiese, associazioni, organismi internazionali, movimenti etc.). Ogni segnalazione verrà verificata dalle persone delle associazioni e in seguito dalle autorità italiane;
- La lista viene trasmessa alle autorità consolari italiane nei Paesi coinvolti per verifica e controllo da parte del Ministero dell’Interno;
- Vengono rilasciati i visti d’ingresso ai sensi del Regolamento Visti (CE) art.25 cioè Visti con Validità Territoriale Limitata che sono previsti quando, per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali, lo Stato membro interessato ritiene necessario emetterli.
La disabilità può costituire un elemento di preferenza o al contrario un ostacolo?
La disabilità è uno dei criteri di preferenza. La prima ad arrivare in Italia è stata Falak col fratellino e i genitori. Una bambina che rischiava di perdere la vista per un tumore e aveva urgente bisogno di quelle cure che in Libano non poteva avere.
Secondo lei i corridoi umanitari potrebbero essere una valida alternativa agli sbarchi incontrollati e rischiosi per la vita delle persone? Potrebbero cioè essere idonei anche per grandi numeri?
L’obiettivo principale di questo progetto è di evitare il traffico di esseri umani, di evitare le morti in mare, e far vedere che è possibile utilizzare altri canali di ingresso che non siano le vie dei barconi della morte. È un progetto pilota per far vedere che utilizzando gli strumenti legislativi già a disposizione dell’Unione Europea, senza toccare il sistema di asilo politico, è possibile far entrare regolarmente delle persone.
È un progetto quindi replicabile in altri Paesi insieme alla società civile.
Tra quanti continuano a sbarcare in Italia con i tristemente famosi “barconi” o comunque con mezzi di fortuna, ci sono persone con disabilità?
In effetti ci sono casi di persone con disabilità che si affidano a veri mezzi di fortuna, ma questi viaggi sono per loro quanto mai pericolosi e rischiosi.
La famiglia di Ruba difficilmente sarebbe potuta arrivare in Europa dalla Siria. Lei è priva di un braccio e suo marito, per gli esiti di una grave poliomielite, è su una sedia a rotelle, hanno un bambino di nove anni a cui non sarebbero stati più in grado di provvedere in quella situazione. Sono arrivati in Italia con il secondo viaggio di corridoi umanitari e stanno finalmente organizzando una vita normale e senza il costante incubo delle bombe.
Rasha è uno dei 93 profughi che il corridoio umanitario ha portato dal Libano a Roma. Viveva a Yarmouk, il più grande campo palestinese in Siria. Rasha, il cui marito era morto sotto i bombardamenti, rischia di perdere completamente la vista a causa di una bomba che l’ha colpita in strada. I fratelli, già partiti con i barconi, non potevano aiutarla perché dovevano ripagare i debiti contratti per il loro viaggio. Finché la ong italiana la segnala per il corridoio umanitario e così ha potuto attraversare in aereo il Mediterraneo. Lei e i figli saranno ospitati in una struttura di accoglienza dalle Suore missionarie Serve dello Spirito Santo con il contributo di Sant’Egidio. Una vera casa e una scuola per i figli.
English version: Humanitarian Corridors
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.138