E invece non è finita lì. I Ciprioti ne parlano tra loro e inizia a delinearsi un bellissimo anno di festeggiamenti.
Nel frattempo Kimata mi chiede di prendere il ruolo di Coordinatore Provinciale per quattro anni. In una delle tante volte che ci sentiamo via skype, Peppinos mi comunica che organizzeranno due eventi: l’apertura dei festeggiamenti a Nicosia, a fine gennaio, e poi un pellegrinaggio nel monastero del Kikkos, invitando delegazioni di tutti i paesi che hanno camminato a fianco di Cipro.
Mi sembra una bellissima idea e decido di partecipare all’apertura dei festeggiamenti insieme alla mia famiglia. Peppinos è felicissimo di sapere che andrò a fare visita alle comunità di Cipro e io so già che saremo trattati come re, come succede sempre quando ci rechiamo in quella bella isola.
All’arrivo ci accoglie Josephine, che sarà nostra ospite e nostra guida per tutto il nostro soggiorno.
Il giorno dopo mi reco con Peppinos a Kurmakitis, nella zona occupata. Cipro, infatti, vive ancora oggi una ferita aperta: quella di una nazione divisa in due, a seguito dell’invasione turca nel 1974 che portò alla creazione della Repubblica Turca di Cipro del Nord, uno stato riconosciuto a livello internazionale solamente dalla Turchia; oggi i Greco Ciprioti chiamano quel territorio “la zona occupata”. Non entro nel merito politico di tutta questa situazione; mi limito a ricordare la sensazione strana che si prova a passare un checkpoint in cui i Ciprioti devono esibire i passaporti per superare una fascia di terreno minato che taglia in due Nicosia – “l’ultima capitale europea a essere ancora divisa da un muro” come recita una targa al confine – e tutta l’isola ed entrare in un luogo diverso per lingua, popolo e paesaggio che, per il mondo, “non esiste”. Per giungere a questa situazione c’è voluta una guerra, con morti e deportazioni, ma ora si sta aprendo uno spiraglio di riunificazione, lentamente, com’è naturale visto che quello che è successo non è facile da dimenticare e perché molte cose sono cambiate.
Oltrepassiamo paesi, a volte abitati solo da militari turchi ma dov’è presente una chiesa frequentata da fedeli cristiani che, dalla parte greca, vengono qui ogni domenica a celebrare la messa: la religione nella zona occupata è fondamentalmente islamica, quindi i Cristiani vengono a celebrare la liturgia quaggiù per evitare che le chiese restino inutilizzate per mancanza di fedeli. Dopo un’oretta di viaggio, arriviamo a Kurmakitis, il paese dov’è nato Peppinos, dove vive la sua famiglia d’origine e dov’è insediata una comunità di Cristiani Cattolici Maroniti.
Anche questo paese ha subito i disagi della divisione e, per molti anni, gli abitanti non hanno potuto incontrare i loro cari che erano rimasti nella parte greca dell’isola. Ora si sta lentamente ripopolando e si sta anche pensando di creare laggiù una piccola comunità di Fede e Luce. Certo, la maggioranza delle persone che vive lì è anziana, ma una comunità di Fede e Luce potrebbe essere un piccolo segno di annuncio di pace.
Partecipo alla messa con l’Arcivescovo, Mons. Antoine Soueif Youssef, in occasione di un evento molto importante per i Maroniti, la festa dei tre Patriarchi, e ascolto la Messa celebrata in greco, arabo e aramaico. L’accoglienza di tutti è splendida, come sempre.
Il pomeriggio, tornati a Nicosia, iniziano i festeggiamenti veri e propri per i 30 anni di Fede e Luce. Siamo ospitati in una sala molto antica, di proprietà dello Stato, dove le comunità hanno esposto una bellissima mostra fotografica che riepiloga tutto il cammino fatto in questi anni. Sono presenti molti sacerdoti, l’Arcivescovo Maronita e, per la prima volta, un delegato dell’arcivescovo ortodosso Krisostomos (che, per mia fortuna, parla benissimo italiano). Iniziamo con una preghiera ecumenica, tenuta sia dall’Arcivescovo che dal delegato. Vedendoli insieme, prima nella preghiera e poi seduti a chiacchierare cordialmente, non posso fare a meno di pensare a come Fede e Luce riesca, nel modo più semplice, a creare concordia laddove ci sono divisioni: con l’incontro, la conoscenza reciproca, la creazione di legami d’amicizia. La riunificazione dei Cristiani, e in particolare delle chiese cattolica e ortodossa, può presentare mille difficoltà, ma, come sempre, sono i nostri ragazzi a insegnarci qual è la strada da seguire per andare oltre tutti questi problemi: l’amicizia, l’ascolto, l’accoglienza, il farti sentire desiderato, la consapevolezza che sei importante per quello che sei e non per quello che dovresti essere.
La giornata poi prosegue con una processione con l’accensione delle candele, quindi si susseguono una serie d’interventi: i tre che sono stati coordinatori nazionali/vice coordinatori provinciali (Maria, Josephine e Peppinos) descrivono 10 anni per uno, intervallati da altri interventi di genitori e ragazzi. Ad ogni intervento si costruisce un’enorme barca. L’ultimo pezzo (l’albero e la vela con un bellissimo disegno della barchetta di F&L) lo fanno montare a me e alla mia famiglia.
La sera tutti ospiti a cena dalla responsabile di comunità ortodossa. Bellissima serata, grande abbuffata.
Domenica, dopo la messa nella cattedrale maronita di Nicosia, ci ritroviamo tutti nel luogo del giorno prima e mi fanno parlare per una mezz’ora di Kimata… in inglese!!! Tra le varie cose, butto lì la possibilità di far nascere una nuova comunità ortodossa in una zona di Nicosia dove non siamo presenti: il sasso è lanciato!
Dopo un pranzo insieme, giunge il momento dei saluti. Tornati in Italia, portiamo tutti nel cuore le immagini che ci hanno accompagnato in questi giorni: l’abbraccio dei ragazzi, l’ospitalità di Josephine, il sorriso di Padre Mikalis, la disponibilità di Peppinos, l’accoglienza di tutti. A settembre torneremo per festeggiare ancora, con agli amici di altri paesi che hanno camminato insieme alle comunità di Cipro.
Pietro Vetro, 2016
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.133